«È una meraviglia ripartire così. Sono molto felice». Canzoni come se fossero una preghiera. E noi, fortunati spettatori di poesia e bellezza in un paesaggio meraviglioso. Capita così di ritrovarsi al primo concerto dal vivo di Dario Brunori del 2020, nell’alta valle di Champorcher, in Val d’Aosta. La data dell’11 luglio all’interno del festival Musicastelle è stata la prima dei Concertini Acustici che la Brunori Sas terrà in questa estate di tregua dal Covid-19. Felici di ripartire con lui, in una giornata che resterà nella nostra memoria, per sempre, senza retorica. No, l’atmosfera non è stata quella che avremmo immaginato per il Concerto zero previsto a Vigevano lo scorso 28 febbraio, o per quel tour nazionale che dava già per sold out i palazzetti da Milano a Torino, fino a Reggio Calabria.
Pettirossi contro la paura
Di mezzo c’è stata la pandemia del secolo, il lockdown, le nostre vite stravolte. Entrate, però in un flusso mediatico eccezionale che ci ha regalato, così come ha ricordato lo stesso Brunori, quei concerti casalinghi che durante l’isolamento forzato ci hanno fatto sentire meno soli, davanti allo schermo dei nostri computer e smartphone. La musica e le parole di Cip!, l’album con il “pettirosso da combattimento” in copertina e di A casa tutto bene con quella Canzone contro la paura da urlare a squarciagola, ci hanno fatto coraggio nelle giornate di solitudine e di distanziamento sociale.
Che effetto avrebbe potuto scatenare un concerto in acustico, quindi, tra le montagne in alta quota, dopo aver affrontato una discreta salita tra cascate e mucche al pascolo? Inutile negarlo: per noi che ritroviamo la nostra vita nelle sue canzoni, nient’altro che felicità. Una felicità sospesa, soffocata dai dolori vissuti in questi mesi, forse.
Tornare a ridere insieme
Ma sappiamo bene che la felicità non è una colpa e possiamo tornare a ridere ancora, ancora una volta. Ed è stato così. Siamo tornati ad emozionarci e a ridere insieme. Un’emozione spessa e fitta che dal palco, con il nostro beniamino accompagnato da Mirko Onofrio e Stefano Amato, ha pervaso l’aria cristallina, i prati, l’arena naturale dove per un’ora e mezzo sono risuonate le note in acustico dei pezzi che ormai, noi “brunoriani” sappiamo a memoria. E che voi, se state leggendo queste parole e non le abbiate ancora ascoltate, ormai non potrete più evitare. Per chi non conoscesse Dario Brunori, il quarantenne cantautore calabrese, bastano solo gli ultimi riconoscimenti per collocarlo nell’olimpo musicale e cantautorale italiano. Premio Tenco per l’ultimo album Cip!, Nastro d’argento per la colonna sonora di Odio l’estate. Con un capolavoro come Un errore di distrazione tratto da L’ospite di Duccio Chiarini in finale ai David di Donatello. Già disco di platino nel 2018, cinque album in dieci anni in un crescendo di ascoltatori e acclamazioni, gli ultimi prodotti con Taketo Gohara. Un animale da palcoscenico, da teatro e TV, disincantato ed ironico. Ma che, come ci ha nuovamente rivelato in questo concerto campestre, profondamente umano.
Parlando con Dario
Neppure lui, il cantante che sembra un profeta avrebbe potuto prevedere una performance così surreale e toccante, solo qualche mese fa. Incastonata nella splendida cornice naturale delle montagne del Parco dell’Avic, forse uno dei meno conosciuti della Val d’Aosta, ma che ora sappiamo, meraviglioso. Eravamo in mille: ragazzi, famiglie con bambini, coppie giovani e mature, seduti sul prato, come in un grande pic-nic. Un campione rappresentativo del pubblico sempre più eterogeneo che parla con Dario ad ogni occasione. Moderatamente distanziati, nel pieno rispetto delle norme anti-covid, abbiamo scalato la montagna, senza fermarci al primo ristorante e seduti nei prati dell’alpeggio a quasi 2000 metri abbiamo ascoltato, cantato e applaudito. E anche pianto, ripensando alla pausa feroce che ha congelato le nostre vite per almeno tre mesi.
«Come va, come vi sentite? Vorrei che ognuno di voi mi dica come sta», ha chiesto Dario. In un concerto con “poche fesserie”, tra un pezzo e l’altro, è stato importante sapere che stavamo tutti bene, e che era importante dirselo e cantarlo sulle note di Come stai, pezzo che arriva da quel primo album Vol. 1, tutto da riascoltare, insieme al Cammino di Santiago in taxi e tutti gli altri.
Il presente è una tregua
Poche parole, quelle del Brunori d’altura, diversamente dai suoi precedenti concerti, in cui però si è fatta spazio la confessione del non essere convinto da subito “che sarebbe andato tutto bene” e della ferma consapevolezza di un presente che “sa tanto di tregua”. Ma con l’invito a combattere la paura di stare a casa, specie pensando a chi sulla paura specula, “come l’ Uomo nero “. Un artista impegnato che ha rivendicato il diritto di riunirsi con il proprio pubblico e le richieste dei lavoratori dello spettacolo dal vivo, tra i settori che più hanno sofferto a causa del fermo totale delle attività per il Covid19 fino al Dpcm del 17 maggio 2020. Senza musica non si può stare, lo hanno rammentato all’opinione pubblica migliaia di artisti, lo scorso 21 giugno: «Si è paventata l’ipotesi di sostituire gli eventi dal vivo con eventi virtuali», ha sottolineato il cantautore.
«C’è chi preferisce fomentare la paura. E pensarci come consumatori casalinghi. Cibo a casa, film a casa». Ma la riconquista dei nostri corpi e la necessità di stare immersi nella natura non è sostituibile, anzi oggi diventa una catarsi indispensabile. «Questo è un rituale, noi siamo come sacerdoti: l’insieme delle energie che ci ha portato qui, dentro uno schermo non può accadere».
Alla riconquista dei nostri corpi
Brunori fa pensare, sempre. Anche di leggerezza e libertà, di vite liquide e desideri. Ma è indubbio come sia riuscito, in questo ultimo decennio, a raccontare sempre con più precisione le nostre vite, gli amori, le solitudini, le violenze, le incertezze, le disuguaglianze.
È vero, lo abbiamo capito bene, il mondo continuerà a girare, come ricorda, anche senza di noi. Una canzone che, come lui stesso ha confessato, è centrale in questo momento storico: «Ha un grande significato per me, ne ha assunto un maggiore alla luce di quello che è accaduto e ci è accaduto». Ma noi che ci preoccupiamo per le sorti del mondo, “figli dei fiori con gli occhi a colori” non rinunciamo a sperare. «Buone camminate reali e metaforiche, che possiate raggiungere alte cime», ci ha augurato Dario. In questa strana estate, non resta che ascoltarlo, rimetterci in cammino e rinascere, un’altra volta.
I prossimi concertini estivi della Brunori Sas
Saperenetwork è...
- Giornalista d’inchiesta e civica, pasionaria del diritto di sapere e della trasparenza. Nata come blogger e redattrice sociale, nelle mie tante vite sono stata anche una critica teatrale. Grazie a Sapereambiente tanti fili rossi si riuniscono intorno alla bellezza e al bisogno continuo di conoscenza. Di umanità che non si arrende, nella natura, nella cultura, nella musica. Alla ricerca di buone storie all’insegna della sostenibilità e di un cambiamento possibile.
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