I gasdotti Nordstream potrebbero non funzionare mai più. Le tre esplosioni sottomarine rilevate dall’osservatorio sismico svedese, due soltanto nella notte di lunedì, preoccupano la Germania e l’Unione europea. Le falle fino ad ora segnalate sono quattro e si cercano i responsabili di quello che sembra essere sempre di più un sabotaggio delle linee, 1 e 2, dell’infrastruttura che collega la Russia all’Europa. Mentre gli studiosi si interrogano sull’impatto ambientale sulla vita marina nel Baltico e a livello climatico, un tweet di ieri sera di Greenpeace propone una stima sull’entità delle emissioni, paragonabili ai gas di 20 milioni di auto europee.
Secondo nostri calcoli preliminari il potenziale impatto climatico della fuoriuscita di metano da #Nordstream 1+2 potrebbe essere di 30 milioni di t di CO2eq in un periodo di 20 anni (GWP20). Pari alle emissioni annuali di 20 MILIONI di automobili nell’UE. https://t.co/OctiX0fVXu
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) September 28, 2022
Intanto, accusata da Ucraina, Polonia e marina norvegese, Mosca punta il dito contro gli Usa e ha chiesto e ottenuto per venerdì una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’accaduto. «Registriamo i tentativi di alcuni legislatori americani di incolpare la Russia degli incidenti che sono sopravvenuti ai gasdotti Nordstream – ha dichiarato l’ambasciatore russo presso gli Stati Uniti, Anatoly Antov – Forse hanno una vista migliore dall’alto di Capitol Hil. Ma se questo è il caso devono anche aver visto appena il giorno prima le attività delle navi da guerra americane esattamente sul luogo della rottura dell’infrastruttura russa. O notato droni ed elicotteri che sorvolavano la zona. O osservato le esercitazioni americane subacquee con esplosivi condotte nella stessa zona qualche tempo fa. E poi devono aver ricordato la promessa del presidente Biden di “mettere fine” al progetto del NordStream 2».
Per gli Usa sono soltanto accuse ridicole, mentre i social ripropongono le dichiarazioni del presidente Biden, citate da Anatoly Antonov, pronunciate accanto al cancelliere tedesco Olaf Scholz lo scorso 7 febbraio a pochi giorni dall’inizio dei bombardamenti russi in Ucraina: «Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo». Nel frattempo è arrivato un segnale anche dall’Unione europea. «Ogni deliberata interruzione delle forniture energetiche europee è inaccettabile e troverà una risposta robusta e unita – ha dichiarato il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis – Gli incidenti avvenuti ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 non sono una coincidenza. Tutte le informazioni disponibili indicano che si è trattato di atti deliberati. La Commissione è in contatto con gli stati membri e sosteniamo le indagini per far piena chiarezza e valutare come aumentare la resilienza delle nostre forniture energetiche».