Ciò che stava nel sentire comune, vale a dire che la salvaguardia degli ecosistemi di cui siamo parte rappresenti una priorità, ora è legge. E che legge, quella fondamentale. Da ieri infatti la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli habitat fa parte della Costituzione italiana. Vale la pena di riportare per intero, vista la storicità del passaggio annunciato senza troppa enfasi dai media, le modifiche approvate con una maggioranza superiore ai due terzi (438 voti, un contrario e sei astenuti), com’era già avvenuto al Senato, dunque d’immediata applicazione. A partire da quelle nell’Articolo 9:
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
Poi, nell’Articolo 41:
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».
Salutiamo anche da Sapereambiente questo importante riconoscimento che rappresenta il frutto di un cammino avviato dal movimento ambientalista italiano più di mezzo secolo fa, quando compivano i primi passi le organizzazioni sociali per la tutela del patrimonio naturale e culturale del paese, a partire da Italia Nostra fondata nel 1955 da Elena Croce.
Vorremmo però che questa riforma non sia interpretata come un punto d’arrivo ma di partenza.
Perché l’ambiente non può rimanere soltanto sulla Carta, per quanto con la C maiuscola. Deve diventare la chiave di lettura per molte scelte concrete che in questi mesi si stanno compiendo. Come quella che riguarda il disegno di legge sul biologico, che garantisce a pieno quella salvaguardia degli ecosistemi cui fa esplicito riferimento il nuovo dettato costituzionale e che proprio oggi affronta un passaggio cruciale verso il voto.
Vederla approvare, senza cadere nel tranello dei pretestuosi emendamenti che ne prolungherebbero l’iter, sarebbe la maniera migliore per confermare che il giorno dopo l’Italia non ha cambiato idea.