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Un veliero intitolato ad Alexander von Humboldt (Foto: Wikimedia Commons)

“Lo sguardo del Capitano”, storie di eroi eccellenti (e imperfetti)

Lo storico Colombo ci conduce nelle vite di tre grandi esploratori (Cristoforo Colombo, Alexander Von Humboldt e Ernest Henry Shackleton) e nelle loro imprese. Risponde così a un bisogno antico e ancor più fondamentale nella nostra epoca: conoscere e apprezzare figure che ci ispirino a superare i nostri limiti e a credere nell’impossibile
31 Maggio, 2022
5 minuti di lettura
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Nella Collana Le Scie di Mondadori è arrivato “Lo sguardo del Capitano”, ultimo libro di Paolo Colombo, professore di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore, narratore e scrittore, la cui missione è di appassionare le persone alla storia unendo rigore accademico e affidabilità scientifica con elementi che promuovano il coinvolgimento emotivo.

Le storie degli esploratori ci entusiasmano perché rispondono a un bisogno reale dell’animo umano, quello di sapere che le difficoltà più temibili si possono affrontare, che dai periodi più cupi si può riemergere e che dal coraggio possiamo trarre nutrimento per la speranza.

Ma di questi racconti abbiamo bisogno anche per renderci conto che queste vite “eroiche”, viste da vicino, somigliano tutto sommato alle nostre, piene di sbagli, di intoppi, di pericoli più grandi di noi. Tutto ciò che di “normale” c’è negli eroi, ciò che li rende alla fine solo “comuni mortali”, ci ispira ad affrontare le nostre sfide quotidiane.

 

Paolo Colombo
Paolo Colombo, storico e divulgatore

Cristoforo Colombo e il suo sbarco in un sogno

Salpiamo con colui che è, con buona probabilità, l’esploratore più famoso di sempre. Il viaggio in cui questa prima sezione di “lo sguardo del Capitano” conduce, parte da una domanda tutto sommato semplice, eppure significativa: perché il continente americano non porta il nome dell’esploratore che per primo ne ha compiuto la “scoperta”? Realizziamo così, sin dalle prime pagine, che Colombo è un eroe dalla storia imperfetta, e che, forse, è proprio questo tratto a renderlo tanto amato. La storia si riavvolge tra mappe e calcoli, biblioteche che restituiscono antiche carte, un “prima” che tutti pensano di conoscere (i fatti che precedono la “scoperta” dell’America) e un “dopo” che in pochi sentono di dover approfondire e che invece è parte integrante dell’impresa.

È il legame con il mare a guidare e unire i due frammenti temporali: dai viaggi intrapresi come agente di commercio a un destino di avventure e di meraviglia ma anche di sconfitta.

 

 

Proviamo a svelarne la personalità, addentrandoci in una scrittura scorrevole che ci restituisce il profilo di un uomo la cui vita è però ricca di ombre, rese ancor più scure dalla patina del tempo e dalla mancanza di fonti (di lui non possediamo neppure un ritratto certo), e che eppure si lascia intravedere vivace, ricca di interessi e di determinazione. E veniamo così a conoscenza del “colpo di fortuna” che gli salva la vita e gli vale gli onori della storia: l’aver incontrato, nella sua rotta tra Europa e Asia, un continente “nuovo”, che non faceva parte dei suoi piani. A volte gli eroi sbagliano e certi sbagli possono divenire la loro più grande benedizione.

«La grande Storia è fatta di dettagli che nascondono svolte decisive» e tali svolte possono essere, come nel caso di Colombo, niente di più che un «gigantesco, enorme, immenso equivoco».

Il “dopo”, persino più interessante, inizia quando Colombo fa ritorno in Europa a seguito della prima traversata. È allora che il sogno si scontra con la realtà, le dinamiche politiche e gli intrighi di potere piombano sui successivi viaggi, la razionalità lascia il campo alle credenze, fino a condurlo a vivere un declino e un triste ritorno al punto di partenza. Ma Cristoforo Colombo nasce e muore esploratore, pur senza mai giungere alla risoluzione dell’enigma geografico cui dovrà la sua fama. La sua grandezza è nel fallire e nel farlo bene: è la dimostrazione che un uomo normale può compiere imprese straordinarie e che la straordinarietà può nascondersi nelle pieghe di vicende non pienamente comprese da chi le vive. Un invito a sognare l’impossibile.

 

Ritratto di Cristoforo Colombo (Foto: Pixabay)

«Colombo è un grandissimo che fallisce praticamente sempre e manca le occasioni decisive che gli si presentano a portata di mano.»

Alexander Von Humboldt e il disegno della natura

Un personaggio che è stato tra i più famosi del suo tempo, addirittura al pari di Napoleone, ma che oggi è ingiustamente poco ricordato. Alexander Von Humboldt «non scoprì nulla di specifico o clamoroso, ma vide tutto» e a lui va il merito di aver portato alla luce molte affascinanti trame della rete della natura. Curioso e poliedrico, votato alla conoscenza fino alla nevrosi, si appassiona ai misteri della vita biologica partendo da una base illuminista e ne stravolge poi le fondamenta: alla fredda classificazione del mondo vivente contrappone una visione olistica, unendo scienza e filosofia e valorizzando la poesia della natura. Parte per spedizioni avventurose che si rivelano molto più che esperienze di ricerca scientifica: sono stravolgimenti del suo sentire, riflessioni sulla libertà e sulla solidarietà umana, che finiscono per condurlo alla rivelazione di una visione sistemica della vita sul pianeta.

Ambientalista ante litteram, critico del progresso ad ogni costo – in un’epoca, quella ottocentesca, in cui quel modello sembrava costituire l’unico possibile – Von Humboldt osserva, sperimenta (spesso su se stesso) e comprende, applicando un livello di sensibilità e di attenzione unico per il suo tempo.

Alexander Von Humboldt (Immagine: Wikimedia Commons)

 

Con uno stile fluido, avvincente e ironico, Paolo Colombo ripercorre le avventure più incredibili di un uomo che rivelò al mondo migliaia di specie di piante precedentemente ignote agli studiosi, si batté contro la schiavitù e lo sfruttamento delle colonie, compì importanti studi sul campo magnetico, scalò vette mai toccate prima da piede umano, condannò la crudeltà contro gli animali e lo scempio della deforestazione, supportò i diritti delle donne, si imbarcò in nuovi progetti fino alla fine, considerando persino la vecchiaia come una nuova rinascita. Una sola esistenza che sembra contenerne mille, un percorso ricco di sorprese, che tiene il lettore incollato al racconto. Un eroe «cancellato» che dobbiamo conoscere, «gigante del genere umano», il cui pensiero è quanto mai attuale e necessario.

Ernest Henry Shackleton e la lotta per la sopravvivenza in Antartide

Shackleton è un altro eroe “imperfetto”: esploratore dei ghiacci ricordato soprattutto per un tentativo mai riuscito, per una nave abbandonata che affondò, per una missione fallita ma anche e soprattutto per il rocambolesco viaggio che ne seguì, dal quale però egli riuscì a riportare in patria, sani e salvi, tutti i membri della spedizione. Siamo in Antartide, ripercorrendo i passi di una delle vicende più incredibili della storia delle esplorazioni. Ed Ernest Henry Shackleton, in veste di Capitano, emerge dalle pagine come un moderno Ulisse, dal carattere irrequieto e ombroso ma dall’adamantina lucidità, ancora oggi esempio di una leadership autentica e difficile da emulare.

 

Ernest Henry Shackleton
Ernest Henry Shackleton irlandese allascoperta dell’Antartico

 

Paolo Colombo ripercorre le fasi della spedizione dalla ricerca degli uomini da arruolare al momento in cui la nave Endurance affonda definitivamente tra i ghiacci (il relitto, che giace nelle profondità del mare di Weddell dal 1915, è stato individuato dagli scienziati solo lo scorso marzo), alle temerarie avventure nel buio della notte antartica, fino all’incredibile epilogo. Lo fa restituendoci un’immagine fedele dei rapporti tra Shackleton e i membri della spedizione, così come emerge dai diari del Capitano e dalle testimonianze fotografiche, regalandoci un ritratto di questi uomini coraggiosi e degli insegnamenti che dalla loro esperienza possiamo trarre. Tra i tanti, la lezione della sopravvivenza: la gioia dell’essere «semplicemente vivi», l’irriducibile ottimismo, il sacrificio dei propri egoismi, l’abilità del compiere scelte complesse ed emotivamente difficili in tempi brevi. Una storia che riga dopo riga, una sfida dopo l’altra, ci tiene con il fiato sospeso. Una vicenda tanto più incredibile in quanto sappiamo essere vera.

Lo sguardo del Capitano spinge a ritrovare dentro di noi speranza e forza, ci ricorda la necessità di pensare fuori dagli schemi, di esplorare senza paura ogni via possibile, di interiorizzare l’essenzialità del vivere con coraggio. «Mettere un passo dietro l’altro, instancabili. E arrivare alla fine del percorso. Portando tutti i pezzi in fondo alla scacchiera. Ripetendoci ogni giorno, ogni ora, ogni istante la stessa cosa. Sono solo difficoltà da superare.»

Mielizia

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Anna Stella Dolcetti Menenti Savelli
Anna Stella Dolcetti Menenti Savelli
Anna Stella Dolcetti, laureata in lingue e culture orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un master in International Management alla Luiss Business School, si è specializzata in Marketing all’Istituto Europeo di Design e in Green Marketing all’Imperial College di Londra. È vincitrice e finalista di competizioni dedicate alle nuove tecnologie (Big Data e Blockchain) e lavora nella comunicazione per aziende ad alto tasso di innovazione. È diplomata in "sommellerie" e appassionata di alimentazione naturale. Nel tempo libero passeggia nei boschi, scala montagne e legge avidamente di biologia, astronomia, fisica e filosofia. Crede fermamente nella sinergia tra metodo scientifico e cultura umanistica e nell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio di etica, rispetto e sostenibilità sociale e ambientale.
Mielizia
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