L’aumento dei prezzi del gas dovuto alla guerra in Ucraina ha portato il presidente Biden a prendere iniziative che sono state contestate da diverse centinaia di attivisti riunitisi davanti alla Casa Bianca. La notizia, riportata dal New York Times, si riferisce alla manifestazione che si è svolta sabato scorso, in occasione dell’Earth day, nel parco Lafayette di Washington.
Si tratta di una delle dozzine di raduni “Fight for Our Future”, riporta il quotidiano, che si stanno tenendo in tutti gli Stati uniti per sollecitare il governo a intervenire sull’inquinamento che riscalda il pianeta.
Biden era entrato in carica promettendo azioni urgenti riguardo a quella che definiva «la minaccia esistenziale del cambiamento climatico» ma si è trovato ostacolato dall’opposizione congiunta dei Repubblicani e del senatore democratico Joe Manchin III, legato all’industria del carbone. Le rivendicazioni dei climate activist si sono riaccese a causa delle iniziative di Biden dell’ultimo mese: il presidente ha rilasciato una parte delle scorte di greggio per contenere il prezzo e sostenere l’economia e ha invitato le compagnie del petrolio e del gas ad accelerare le trivellazioni. Ha inoltre affermato che autorizzerà le trivellazioni in più terreni pubblici nonostante una campagna prometta di fermare le nuove estrazioni di gas e petrolio.
La folla davanti alla White House era composta di molti lavoratori di organizzazioni ambientaliste e di alcuni elettori di Biden, giunto sul posto per comunicargli che un fallimento della promulgazione delle leggi sul clima gli costerebbe il loro voto. «Ci sono state un sacco di promesse non mantenute, sembra di tornare al diciannovesimo secolo o qualcosa del genere» ha detto una dei partecipanti, Gracie Chaney, dottoranda in fisica all’Università del Maryland, alla giornalista Coral Davenport. Biden aveva promesso di dimezzare i gas serra entro il 2020, in linea con le stime degli scienziati rispetto ai necessari interventi degli Usa per evitare questa catastrofe. Ma con sempre maggior urgenza gli scienziati stanno chiamando gli stati alle loro responsabilità.
Risulta, infatti, sempre più evidente come rimanga poco tempo per evitare che il pianeta precipiti in un futuro di tempeste, cicloni, alluvioni, scarsità di cibo e migrazioni di massa. Gli ultimi report Ipcc, infatti, hanno concluso che gli stati devono abbandonare immediatamente e drasticamente i combustibili fossili che hanno sostenuto per più di un secolo le maggiori economie.