La tentazione è fortissima. Se di questi tempi incontri lungo un sentiero di lettere la S, come fai a non suonare il disco della scuola? Un tema preoccupante e pervasivo per le migliaia di famiglie che hanno ormai i figli adolescenti a casa tutti i giorni e quelle che ancora si svegliano con l’incubo del naso del bambino che cola.
Da un lato le misure per garantire la sicurezza, dall’altro gli allarmi e gli appelli accorati per provare a sollevare il manto di paura che si è posato sui banchi, sulla lavagna, tra i bambini e soffoca apprendimenti e socialità, elementi indispensabili dell’esperienza educativa.
Prudenza o paura?
«I bambini sono degli imitatori. Respirano e riflettono le emozioni che albergano attorno a loro, soprattutto se provengono dagli adulti. Un genitore spaventato automaticamente spaventa suo figlio», scriveva su Repubblica Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma e professore alla Cattolica.
«Prudenza e paura sono due concetti diversi. Un conto è dire ‘non correre perché puoi cadere’ e un altro ‘corri stando attento a non cadere’. Gli adulti, è la mia impressione, stanno caricando troppo di paura l’aspetto della scuola».
La Scuola, Strumento essenziale
Molti ci provano a dire che l’emergenza virus legata alla scuola altro non è, come di tanti aspetti della nostra vita, che la punta dell’iceberg, il detonatore di istanze non certo nate lo scorso inverno, ma antiche e ben radicate: come ignorare che da decenni la scuola e la ricerca italiana vengono depredate di risorse economiche e umane, private di ogni centralità? E molti in-segnanti scrivono sui giornali, sui blog, sui social per tentare di ridare un senso e trasformare in un segno le ore che (ancora) passano insieme ai loro alunni ogni giorno, affinché anche questa generazione di bambini e ragazzi possa vivere la scuola come momento imprescindibile della propria crescita, anzi, come strumento essenziale del diventare adulti. Ovvero responsabili, ma anche liberi.
I Sensi, porte aperte sul mondo
Allora, sulla scuola segnaliamo l’iniziativa Scuola bene comune del Comitato Rodotà e soprassediamo. Anche perché alla S abbiamo una parola fondamentale: sensi. Sono le porte con cui entriamo in rapporto con il mondo, che afferriamo tramite la vista, il gusto, l’olfatto, l’udito, che percepiamo con il tatto (Ma non sono solo cinque e chi vuole stupirsi e approfondire può leggere il bellissimo I dodici sensi di Albert Soesman).
Il bambino, pian piano, diventa sempre più cosciente e cresce, nel corpo e nell’anima, proprio in rapporto alla quantità e alla qualità delle sue percezioni sensoriali e grazie alla spinta incontenibile della sua volontà.
Perché il bambino, sopra ogni cosa, vuole. Per questo fa esperienza sensoriale del mondo (dalla paperella alle figure genitoriali) e prima lo afferra, lo tocca e lo “assaggia” e poi lo interiorizza per farlo diventare Sé.
Un processo in movimento
Qualunque processo conoscitivo, qualunque apprendimento, qualunque stimolo arrivi al sistema nervoso centrale si accompagna sempre nel bambino con un movimento. È un’elaborazione lunga e laboriosa, una sorta di digestione. Eppure, se la cosa ci sembra banale rispetto al cibo, per quanto riguarda gli stimoli sensoriali siamo caduti nella trappola e i nostri bambini, sin da piccolissimi, li bombardiamo di sollecitazioni, dai carillon ai giochi tattili, dai baby tablet ai videogiochi fino all’immancabile telefonino, ormai in dotazione già dagli 8-9 anni, con quel che significa avere accesso praticamente no-stop ai social e al web.
Eccesso di Sollecitazioni, mancanza di Stimoli
Davanti al montaggio ormai frenetico dei giochi e dei cartoni, mentre assorbono da occhi e orecchie milioni di input, i corpi intanto diventano sempre più passivi, sempre più immobili se si escludono i micro-movimenti del pollice sul gamepad o sul mouse: da un lato l’azzeramento della natura volitiva che attraverso il fare ci fa sentire vivi, dall’altro l’eccesso di attività elettriche sulle cellule nervose cerebrali ed ecco a voi deficit di attenzione e iperattività, difficoltà di concentrazione e di memoria, il disturbo oppositivo-provocatorio e la rabbia, oppure l’auto-isolamento degli hikikomori, l’insonnia, la depressione e le dipendenze.
Esperienze Sane e ripercussioni sulla Salute
L’attacco massiccio ai sensi dei bambini e dei ragazzi è uno dei grandi mali del nostro tempo: impedire sane esperienze corporee di benessere, di tatto e di equilibrio-movimento ai più piccoli e intossicare senza tregua il gusto, l’olfatto, la vista e l’udito non può non avere ripercussioni sulla loro crescita fisiologica, sulle capacità relazionali, sul rispetto che proveranno per se stessi e per gli altri. Ci sarebbe un estremo bisogno di fare scuola in fattoria, e invece, grazie all’emergenza sanitaria, abbiamo sdoganato la didattica a distanza: come vedete, la scuola ritorna perché è proprio lì che i nostri bambini dovrebbero recarsi ogni giorno a prendere salute.
Demenza digitale e ribelli spirituali
Perché consentiamo tutto questo? A chi gioveranno generazioni di giovani adulti incapaci di pensiero profondo e autonomo e di empatia, tanto per dirne qualcuna.
«La testa nella sabbia. Perché nessuno fa niente?», si chiede in Demenza digitale, il neuroscienziato Manfred Spitzer e qualche risposta la possiamo leggere lì.
Oppure sottoscrivere la petizione promossa da Eliant per chiedere all’Ue un’educazione che in piena epoca digitale vigili sulle tappe del sano sviluppo del cervello… Anche questa è eco-pedagogia: darci una bella svegliata, diventare, come direbbe Terzani, ribelli spirituali.