Teddy Child, lo studio che fa luce sui danni da Pfas

Quali sono le possibili interferenze e discrepanze rispetto ai parametri normali di sviluppo in bambini e adolescenti, venuti a contatto con i micidiali composti poli e perfuoroalchilici? È quello su cui intende far luce un progetto del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova
16 Marzo, 2021
4 minuti di lettura

Quaranta iscrizioni in un solo giorno e tante famiglie che all’indomani della presentazione via Facebook, lo scorso 23 febbraio, stanno chiamando il Teddy Child Project appena partito presso il dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova. Chiedono informazioni. Vogliono partecipare, vogliono sapere. Sperano di prevenire gli eventuali danni dell’inquinamento da Pfas sulla salute dei loro figli. 

 

 

Pfas, cosa sono?

Perché gli effetti delle disastrose percentuali dei composti  poli e perfuoroalchilici nell’acqua che, ignari, hanno bevuto per anni, sui bambini e sugli adolescenti non sono stati ancora monitorati, nonostante il numero delle persone esposte e gli studi internazionali sui pericoli accertati. «Ci battiamo da anni e non abbiamo ancora nessun dato sui nostri bambini: quali danni? Quali conseguenze, di quale aiuto hanno bisogno? Adesso è il momento di farci avanti», chiede Laura Facciolo a nome dell’associazione Mamme No Pfas.

 

 

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Le Mamme No Pfas

L’associazione è nata nel 2017 quando finalmente lo screening del Piano di Sorveglianza Sanitaria rivela nei giovani tra i 14 e i 29 anni valori di contaminazione nel sangue che superano di 30-40 volte quelli della popolazione non esposta. L’obiettivo è ora quello di coinvolgere nel prossimo mese almeno 500 mamme con figli da 1 a 13 anni compiuti, residenti nell’area rossa tra Vicenza, Padova e Verona e zone limitrofe, per capire come l’esposizione ai Pfas interagisca con lo sviluppo cognitivo e sociale dei bambini fino alla pubertà. 

 

Gruppo mamme no PFAS. Fonte: Mamme NoPfas - genitori attivi - area contaminata
Gruppo mamme no PFAS. Fonte: Mamme NoPfas – genitori attivi – area contaminata

Le interferenze con lo sviluppo 

«Sappiamo che i Pfas sono modificatori del sistema endocrino che matura durante tutto l’arco della vita – precisa Paolo Girardi, il ricercatore responsabile del progetto – La letteratura scientifica è molto recente e non sempre i dati coincidono, ma tra i sintomi più importanti accertati dagli studi effettuati all’estero ci sono l’Adhd e i disturbi dell’attenzione. Inoltre, sappiamo che interferiscono con lo sviluppo del sistema immunitario, da cui dipendono malattie come la celiachia e il diabete e che producono effetti in relazione agli ormoni della crescita e sessuali, con possibili conseguenze sulla fertilità». Le famiglie del progetto potranno rispondere a quattro diversi questionari per capire le abitudini della vita della madre, perché la fase uterina e l’allattamento al seno sono comprovati passaggi critici per la trasmissione degli inquinanti, conoscere le abitudini della famiglia e i dati sulla nascita e la crescita del bambino. L’attenzione sarà per tutti gli aspetti che comportano possibili interferenze e discrepanze rispetto ai parametri normali dei domini di sviluppo: motorio, emotivo, cognitivo, espressivo. E gli psicologi del team saranno a disposizione per accompagnare e sostenere i genitori in questa fase e nel prossimo futuro.

Una presenza subdola

Dal teflon delle padelle ai detergenti, dalla sciolina agli imballaggi, ai cosmetici, i Pfas sono migliaia di composti chimici dalle applicazioni industriali infinite, inventati dalla Dupont negli anni Cinquanta, che si accumulano negli organismi, si dimezzano in quantità ogni dieci anni e creano predisposizione ai tumori, alti livelli di colesterolo, problemi di connettività cerebrale e fertilità, alterazioni al sistema immunitario e ormonale.

 

 

Il caso: la Miteni di Trissino

In Italia dire Pfas è dire Veneto, perché a Trissino, Vicenza, ha sede la Miteni, la fabbrica  accusata solo nel 2017, dopo quarant’anni di sversamenti, di aver inquinato la seconda falda acquifera più grande d’Europa, provocando un disastro ambientale senza precedenti: 80 comuni, 350mila persone contaminate destinate a diventare 800mila, 700 kmq di territorio compromesso e 95mila cittadini già sottoposti a biomonitoraggio dalla Regione Veneto. A Vicenza, dopo lo stop dovuto al Covid, è appena iniziato il processo a carico di otto ex manager dell’azienda, ma il rischio è che, pure in caso di condanna, Miteni, ormai fallita,  non versi neppure un euro di risarcimento, a fronte dei 200 milioni necessari per la sola bonifica degli acquedotti. 

 

Interessi economici e dati occultati

In questo quadro complesso, in cui interessi economici enormi, dati occultati per decenni, parametri sanitari continuamente rivisti e colpevoli omissioni in nome del profitto hanno impedito e ostacolato per anni il diritto alla verità e alla salute, arriva il Teddy Child Project, acronimo di Tracing the Environmental Determinants of the Development of Your Child che vuole indagare l’esistenza di una potenziale associazione tra l’esposizione ai Pfas e le competenze cognitive e socio emotive dei bambini residenti nei comuni a maggior esposizione.  «È un progetto ancora molto piccolo, da tutti i punti di vista – dice Girardo – Negli Stati Uniti, per progetti simili, hanno stanziato quasi un milione di dollari e noi abbiamo solo 10mila euro fino a fine anno, quando contiamo di pubblicare un primo report sui dati raccolti entro giugno».

 

Guarda il video del dr. Paolo Girardi  che spiega in breve lo studio in corso

 

Obiettivo: allargare lo screening

Per poter continuare lo studio, continua il ricercatore, è stato sottoposto alla fondazione CariPaRo un progetto di ricerca biennale che  permetterebbe di allargare lo screening e di dare una gift card alle famiglie che ora aderiscono su base necessariamente volontaria.

«Più dati vogliono dire più conoscenza in generale: oggi i Pfas non vengono riportati in tutte le etichette e sono difficili da rintracciare. Non basta concentrare la produzione in Cina, bisogna eliminarli totalmente dalla catena produttiva».

Teddy Child, progetto pioniere

Teddy Child è il primo progetto in Italia di questo tipo e speriamo riesca a puntare i riflettori sul tema, nonostante l’impatto della contaminazione rischi di ripercuotersi sull’economia di una delle regioni agricole più ricche del Paese. Si facciano invece avanti altri istituti di ricerca e università, Iss, Regione e Comuni. Veneti, certo, ma non solo. O davvero pensiamo che i Pfas inquinino solo le acque e le terre della zona rossa di Pojanistan? 

Mielizia

Saperenetwork è...

Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti. Svolge attività di formazione sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione.
Giornalista professionista e scrittrice dal 1992, il suo ultimo libro è "Le mani in movimento" (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
E’ vice-presidente di Direttamente ets che sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Mielizia
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