Ti ricordi? Fare video a distanza. L’esperienza in una scuola di Milano

Un viaggio a ritroso in cinque anni di scuola primaria, attraverso una sceneggiatura collegiale insieme ai bambini. Le riprese con tanto di tablet e droni, la composizione di titoli ed effetti a più mani con il gruppo. Ma anche la consapevolezza di dover ricorrere ad aiuti esterni per creare un prodotto di qualità
9 Febbraio, 2022
3 minuti di lettura

Credo non fosse ancora maestra Cinzia quando, in un altro millennio, avevamo vissuto insieme una storia davvero bella di educazione ambientale: seicento bambini della scuola dell’infanzia di Milano che giocavano a fare le api. E poi le incontravano per davvero e venivano coinvolti in avventurose esplorazioni nei boschi selvaggi del parco di Monza!

Restano nell’emozione e nel ricordo momenti molto intensi, facili e però umanamente ricchi, come è frequente quando si fanno e si vivono le cose insieme ai bambini.

Nei decenni, il mondo è cambiato e non sempre in meglio, soprattutto nella qualità delle relazioni tra gli umani, rese sempre più complicate a fatue da una overdose di protesi tecnologiche che, se qualcuno non ci fa vedere come le possiamo usare senza esserne usati, rischiano di atrofizzare la capacità di comunicare davvero e restringono parole, azioni e pensieri entro modelli e recinti virtuali standardizzati dai quali la vita reale, la capacità di agire su di essa, restano desolatamente fuori, causando una diffusa frustrazione tutt’intorno.

 

I bambini coinvolti nel progetto “Video a distanza” nella scuola primaria Leonardo da Vinci di Milano, anno 2021 (Fotogrammi tratti dai video di: Paolo Beneventi)

 

Per fortuna ci sono ancora i bambini che – nonostante tutte le storie bizzarre che nei decenni ci siamo raccontati di nuove generazioni prima “televisive” e poi “digitali”, forse per giustificare la nostra crescente incapacità di essere adulti per loro – nascono ancora tendenzialmente vivi, veri, umani.

E se gli offri qualcosa di diverso dalle omologazioni e certificazioni correnti, sono sempre lì pronti a dimostrarci che un mondo diverso è possibile. Se solo prestiamo loro un po’ d’attenzione.

L’anno scorso con la classe della maestra Cinzia, una quinta primaria, abbiamo fatto un video in cui i bambini hanno voluto riassumere i loro cinque anni di scuola. I primi incontri sono stati in piena Dad, tutti a casa con le webcam, poi loro sono tornati a scuola e io a distanza. Non abbiamo recriminato più di tanto sull’impossibilità di tenere le mie “lezioni” in presenza, forse anche perché sapevamo che cosa fare e, grazie alla buona collaborazione con la maestra e alla reciproca disponibilità a correggerci a vicenda in vista di un obiettivo comune, direi che il risultato non è stato male. Ovviamente aspettiamo su questo pareri, osservazioni, critiche.

 

Un momento del laboratorio “Video a distanza” condotto da Paolo Beneventi nella scuola primaria Leonardo da Vinci di Milano, 2021 (Fotogramma estratto dal video di: Paolo Beneventi)

 

C’è stata dunque una sceneggiatura collettiva, la scelta dei momenti durante i cinque anni di primaria da ricordare e ricostruire, dal primo giorno di scuola in prima al recente lockdown, a cui i ragazzi hanno dedicato un capitolo del video. Poi, su mie indicazioni di base, hanno filmato tutto loro, per lo più con telefonini e tablet, ma anche con altri strumenti a disposizione, come un drone. Io mettevo insieme degli spezzoni di prova, proponevo titoli ed effetti possibili, poi insieme si sceglieva cosa ci piaceva di più, si studiavano variazioni. Se era il caso, certe scene si rifacevano, si aggiungeva qualcosa che mancava.

 

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Importante – diversamente dal tradizionale “fare cinema”, ma va ricordato che la scrittura a tavolino e gli storyboard erano indotti anche del costo alto della pellicola, mentre con il digitale prove ed errori sono praticamente gratis! – è soprattutto provare tanto e poi, rivedendo quello che si è girato, togliersi dalla testa certi ritornelli tipici come “con i nostri mezzi”, o “è solo un lavoro di scuola”.

Abbiamo in realtà tutti in mano strumenti potentissimi che consentono risultati eccellenti e, bambini o adulti cresciuti comunque con la televisione, sappiamo benissimo quando un video è bello oppure no.

Per cui, accontentarsi in classe di risultati che, al di là dei rituali applausi dei genitori, nel mondo di fuori ci apparirebbero penosi non fa bene all’autostima, e forse nemmeno alla salute. E quindi usiamo quei tre accorgimenti e quel poco di attenzione che fanno la differenza tra uno schifo e un audiovisivo presentabile e forse perfino bello! E quindi affidiamo il montaggio finale a qualcuno capace che, rispettando le nostre idee e intenzioni, renda una qualità non solo “scolastica”.

 

Un altro momento del progetto "Video a distanza" nella scuola primaria Leonardo da Vinci di Milano, 2021 (Foto: Paolo Benventi)
Un altro momento del progetto “Video a distanza” nella scuola primaria Leonardo da Vinci di Milano, 2021 (Fotogramma estratto dal video di: Paolo Beneventi)

 

Anche perché saper girare un video oggi è ormai alfabetizzazione di base, come leggere e scrivere. Montarlo no, è come saper scrivere un libro, e nella produzione il più delle volte collettiva di un video deve essere chiaro che non tutti devono saper fare tutto. Nel mondo presente – a differenza che nella vecchia società industriale da cui sembra non vogliamo uscire – non servono individui competitivi con competenze  certificate, quanto persone che sanno lavorare insieme con gli altri.

Sembra una piccola cosa, ma è una delle chiavi verso un futuro a misura d’uomo e sostenibile.

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