«… Più uno!» I bambini amano contare e aggiungere “ancora uno” al numero già grandissimo che hanno calcolato per farlo diventare sempre più grande. È un gioco verso l’infinito che non smette di incantarli. L’intelligenza numerica, ovvero il comprendere attraverso la quantità è un concetto innato (diverso dal possedere quello di numero) e un neonato sa già distinguere se è arrivata una terza persona oltre alle due che ha già “contato” accanto alla sua culla.
La matematica e lo sviluppo
Molto si può fare per potenziare lo sviluppo delle facoltà numeriche dei bambini prima dell’accesso alla scuola primaria, come da tempo ci dice Daniela Lucangeli, Professoressa Ordinaria di Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo presso l’Università di Padova e Presidente Accademia Mondiale delle Scienze Learning Disabilities (Iarld) con le sue ricerche, anche per scongiurare il pericolo che la matematica diventi, come è per molti, la materia odiosa e astratta che paralizza e mortifica.
Guarda il video con Daniela Lucangeli sull’intelligenza numerica
Fuori dall’astrazione: i numeri sono dappertutto
I numeri sono ormai in ogni aspetto della nostra vita, da quelli palesi delle misure, del denaro o del tempo a quelli pervasivi e invisibili ma ormai indispensabili degli algoritmi che ci permettono di usare il computer e la rete: ogni volta che “googoliamo” una ricerca, mandiamo un messaggio, passiamo un pacco di pasta sul lettore ottico del supermercato inneschiamo un processo di calcolo. E calcolatore è comunemente chi a mente fredda antepone il suo interesse a quello della comunità.
Lo spirito umano è “matematico”
Come si concilia questo aspetto con l’universalità del numero, con il suo appartenere al cosmo e al divino che Platone, Galilei o Einstein, tanto per citare qualcuno che se ne intendeva, hanno sempre sottolineato?
«Allo stato naturale lo spirito umano è matematico», diceva Maria Montessori e Rudolf Steiner si spinge un passo oltre: «Il bambino che sia stato iniziato all’aritmetica nel modo giusto avrà un senso della responsabilità morale diverso dal bambino che non lo è stato».
Educare alla matematica. Esiste un “modo giusto”?
Il “giusto modo” può essere che, insieme al “… più uno” che rende i numeri sempre più grandi, la maestra prenda un bastoncino e cominci a spezzarlo in due, quattro, sedici, centinaia di pezzettini, sempre più minuscoli e numerosi, fino a dimostrare che uno è (anche) il numero più grande. E in quell’uno e unico che ciascuno di noi è, divertirsi a scoprire dove sono i numeri in noi, oltre che nel mondo: due li abbiamo negli occhi, le orecchie, i piedi; tre nelle parti delle nostre braccia e gambe, cinque nelle dita, nove per ogni mese della gravidanza, venti nelle unghie…
A ciascuno i propri numeri
Fino a chiedere ai bambini non tanto quanto fa 3+2 che senza discutere non può che fare 5, ma a cosa è uguale 5: ci sorprenderà, e ci aiuterà a capire i loro temperamenti, vedere che per un bambino è 4+1, per un altro che tende al flemmatico 1+1+1+1+1 e per quella bambina magra decisamente malinconica 6 -1.
A ritmo di aritmetica
L’aritmetica in classe muove l’intelligenza e le membra e si impara saltando e battendo con ritmo perché la matematica è nel nostro senso dell’equilibrio e del movimento. Vivifica, partendo dal tutto, dalla sintesi che appartiene ai bambini prima dell’analisi che parcellizza, anatomizza e rende mortifero il processo.
Uno è unità
E aiuta a rendere mobile anche l’insegnante, che ha tra i suoi compiti più importanti quello di trasformare l’eterogeneo insieme di “uni” nell’unità indivisibile del gruppo classe, dove rilucono i talenti di ognuno e invece le fragilità sono sostenute da tutti, come nelle piramidi umane di Tarragona (se volete un brivido, date un’occhiata, così giusto per ricordare cosa facevamo, prima del Covid…).
Guarda il video delle piramidi umane di Tarragona
L’aritmetica per l’etica
Aritmetica come via maestra all’etica e ai valori della responsabilità, per rendere i bambini futuri adulti liberi.
Liberi nel pensiero e nelle azioni quando calcoleranno cosa è giusto per tutti: la natura, gli animali, la Terra e quindi l’uomo stesso, che alla terra deve il suo stesso nome: homo da humus, come adam (uomo) da adamah (terra).
L’uomo e la Terra: un unico destino
Si intitola proprio “E la Terra chiede all’Uomo: fatti vivo! L’Uomo e la Terra, un destino comune” il progetto che l’Associazione Arte dell’Io e Umanità ha lanciato in questi giorni, un viaggio aperto a tutti fatto di incontri, attività scoperte, dialoghi per approfondire i temi che legano l’Uomo e la Terra, lavorando per dar luce a questioni che riguardano la crisi climatica e ambientale, a ciò che l’Uomo può fare per il risanamento della Terra e la collaborazione sociale.
Essere umani
Terra e Uomo sono legati da uno stesso destino, come mirabilmente dimostra il regista Yann Arthus-Berthrand con il suo Human, un dialogo toccante tra le immagini intensissime dei volti di uomini e donne di 60 paesi e quelle straordinarie di alcuni luoghi estremi del nostro pianeta: stesse emozioni, tribolazioni, umiliazioni, sfruttamento.
La consapevolezza di quanto possiamo essere protagonisti attivi di un cammino che risani l’umanità e la Terra è un tema che oggi più che mai riguarda ogni educazione, ogni educatore, con umiltà.
Guarda il video con il trailer di Human