River, lo sfruttamento dei fiumi in un film documentario
Un’opera, della regista Jennifer Peedom, di straordinaria potenza visiva, valorizzata dalla colonna sonora della Australian Chamber Orchestra e dalla voce narrante di Willem Dafoe. Sarà visibile in streaming, come tutti i film presentati a Cinemambiente, fino al 21 giugno. Ecco la recensione di uno dei partecipanti al nostro Corso di giornalismo ambientale e culturale
A quattro anni dall’acclamato “Mountain”, che aveva raccontato la storia delle scalate delle montagne più impervie, la registra australiana Jennifer Peedom torna a narrarci una nuova storia. “River” è il suo nuovo lavoro, presentato alla 25° edizione di Cinemambiente, co-diretto da Joseph Nizeti (al suo debutto alla regia) e narrato, come già successo per “Mountain”, da Willem Dafoe. Un documentario che sembra volerci parlare di qualcosa di semplice, forse banale, ovvero del fiume. Chi non ha visto un fiume nella vita?
Quanti di noi vivono in una città attraversata da un fiume? Siamo, però, sicuri di sapere cosa abbiamo di fronte? Di conoscere la vera natura di quelle acque in costante mutamento?
L’opera di Jennifer Peedom è essa stessa strutturata come un fiume. Parte infatti a monte, nel passato per poi spingersi in avanti seguendo lo scorrere del tempo. Ci racconta di come i fiumi e l’uomo abbiano una storia più interconnessa e intricata di quanto la società moderna suggerisca. “River” racconta di come il rapporto dell’uomo e dei fiumi risalga agli albori della storia e di come sia cambiato col fluire del tempo. «Where rivers wandered, life could flourish. They have shaped us as a species and we worship them as gods (Dove vagavano i fiumi, la vita poteva fiorire. Ci hanno plasmato come specie e noi li adoriamo come dei)», spiega Dafoe: la nostra civiltà è fiorita sulle sponde dei grandi fiumi e la vita dei nostri antenati dipendeva dalle acque che come antiche divinità capricciose garantivano vita e prosperità e al tempo stesso potevano causare morte e distruzione, indifferenti ai nostri bisogni.
Col tempo, però, il nostro rapporto coi fiumi è cambiato, le nostre conoscenze sono progredite trasformando i nostri vecchi dei in moderni schiavi. Abbiamo imparato a imbrigliare la potenza dell’acqua per servire i nostri scopi, costruendo dighe per produrre energia, incanalando l’acqua per bagnare i campi e sfruttare terre altrimenti inospitali. Abbiamo creato città nel deserto solo per dimostrare a noi stessi di poterlo fare. Nella nostra corsa verso la modernità non ci siamo mai fermati a pensare al prezzo che i fiumi avrebbero dovuto pagare per questo e che, in definitiva. Avremmo dovuto pagare noi stessi.
Tutto questo ci viene raccontato usando, più che una narrazione classica ovvero quella descrittiva tipica dei documentari, uno stile cinematografico, lasciando alle immagini e ai brani della colonna sonora eseguita dall’Australian Chamber Orchestra la forza del racconto.
Guarda il trailer di River
“River” infatti è soprattutto potenza visiva, grazie all’utilizzo massiccio di riprese aeree, tramite l’uso di droni e satelliti il documentario ci mostra i fiumi con prospettive inaspettate, svelando così il loro incredibile vero aspetto e come il mondo sia stato plasmato nel corso dei secoli dalla loro presenza.
In questa estasi di forme e colori, per quanto stupefacenti e incredibili agli occhi, forse si nasconde l’unico vero neo di questa opera. Infatti la narrazione salta continuamente da una location ad un’altra per il mondo e raramente lo spettatore ha la consapevolezza di cosa stia esattamente guardando, di quale fiume si stia parlando, la sua storia e le problematiche ambientali che lo caratterizzano. Probabilmente lo scopo di Peedom non era però soffermarsi sul locale, ma raccontarci una storia globale, di parlarci di tutti i fiumi del mondo contemporaneamente e di nessuno in particolare.
locandina River
“River” ci mette in guardia sulle possibili conseguenze che la moderna schiavitù dei fiumi, la loro fragilità, potrà comportare per le generazioni future. Con un ammonimento: nel nostro eterno rapporto è l’uomo ad aver più bisogno del fiume, non il fiume dell’uomo.
L’articolo è stato realizzato durante il workshop condotto da Marino Midena nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente
Saperenetwork è...
- Biologo dell’Ambiente, laureato all’Università degli Studi di Torino, e fotografo naturalista. Da sempre appassionato di ambiente e di natura. Unisce il suo amore per la fotografia e la scrittura alla corretta divulgazione scientifica, convinto che diffondere la cultura ambientale sia essenziale per la conservazione della natura.