Paura della guerra, questo il titolo, oggi emblematico, che Maria Prymachenko aveva dato a un suo dipinto che però è senza data. Su fondo di un lilla violaceo uno dei suoi tanti animali mitici sembrava lanciare una lingua a forma di fiamma che avanzava al centro di una fila di denti aguzzi e spaventosamente pronti a colpire. Questo quadro può aprire bene una pagina di arte e storia che forse stride nel momento dell’invasione armata e distruttiva di un paese come l’Ucraina, quattro volte l‘Italia, poco conosciuto ai più se non per il disastro nucleare che colpì Chernobyl il 26 aprile 1986 quando era parte dell’Unione Sovietica.
La guerra, se si pronuncia questa parola nella Russia di oggi si finisce arrestati, ci toglie il fiato e ci distrae da piccole storie che hanno però grandi personaggi come protagonisti.
Maria Prymacenko è una di loro. Figlia di contadini del villaggio di Bolotnya, aveva avuto la polio da piccolissima ma era fortunatamente sopravvissuta per poi riprendersi bene in forze. Era nata nel 1909 e da bambina aveva guardato in faccia la rivoluzione che abbatté gli Zar e che portò alla vittoria del Bolscevismo e all’inizio dell’Urss, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Guarda il video con i dipinti di Maria Prymachenko
La grande storia la sfiora appena: Maria vive tutto questo con gli occhi spalancati di chi deve fare di tutto per andare avanti e sopravvivere. Il lavoro nei campi, la fatica fisica e poi, in casa, il disegno. I colori difficili da trovare, la carta ancora più difficile. Eppure per Maria Prymachenko la strada è segnata ma non si muove dalla casa paterna, si ritaglia uno “studio” per lavorare e impara tutto da sola. È una pittrice “rurale”e il fatto che sia autodidatta non toglie nulla a una vera storia di artista.
Lavora nel suo villaggio natio e alterna pittura su cartone, tela e legno alla ceramica, a sculture in cartapesta. Dice e racconta di raccogliere i suoi sogni, di ritrovare i miti e le storie della cultura contadina. Gli animali che costruisce incantano e stupiscono per la varietà delle forme e dei colori.
Maria Prymachenko scavalca frontiere e cortine di ferro e i suoi lavori arrivano a Parigi dove li vede, in mostra, Pablo Picasso e ne resta incantato. La definisce un “genio”. Anche Marc Chagall l’ammira. Lei è infaticabile e prosegue senza soste nella sua scoperta delle favole che si raccontano nei villaggi. Poi le riporta coi pennelli esaltando violentemente animali e fiori, trasfigurando le forme, felice di poter raccontare così la natura che la circonda e che è ricca di foreste, montagne e laghi che sono la cornice dei suoi incantesimi.
La pittrice morirà nell’agosto del 1997 a 88 anni. Ha visto tutto: dalla nascita dell’Urss alla caduta del muro di Berlino, seguendo la sua strada impervia e dura, difesa dalla gioia di disegnare sempre.
È un’eroina dell’arte e a Kiev viene cambiato nome a un grande viale per onorarla.
A Ivenkiv nel piccolo museo della tradizione popolare e contadina vengono portati 25 suoi lavori in una mostra permanente che racconta le tappe fondamentali della sua storia.
Ed ecco che il finale sorprende, angoscia, sconvolge. Il piccolo museo è attaccato e distrutto dalle forze armate russe. Si pensa che tutto sia andato perduto, anche i lavori della Prymachenko. Ma non è così perché i quadri, forse tutti ma ancora non se ne ha la certezza, vengono salvati dal coraggio di qualcuno di cui non si conosce il nome. È Anastasiia Prymachenko a raccontarlo al quotidiano inglese The Times. E questa felice notizia la riportiamo così come l’abbiamo letta.
La paura della guerra, il titolo di uno dei suoi quadri più forti, è allora anche il titolo di coda di una storia piccola di fronte a quanto sta accadendo. Chi scrive si sente molto vicino all’artista ucraina e vuole omaggiarla con un suo lavoro di lucciole nel bosco così come forse lei avrebbe voluto e saputo dipingere.
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