Siamo ancora in tempo per arginare lo sconvolgimento climatico. Ma bisogna che tutti i paesi rispettino alla lettera gli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi. Altrimenti l’obiettivo di contenere entro questo secolo l’incremento della temperatura globale entro i 2 C° sarà una chimera. E comunque già oggi le probabilità di restare sotto 1,5 C°, il target più ambizioso del documento sottoscritto da 195 paesi nel 2015, sono debolissime, fra il 6 e il 10%.
A thread to unpack the figures in our @Nature cover story on climate pledges. It’s a good-news / bad-news story. A glass half-full / half-empty one. We can reach 2C, if promises are fulfilled. But we need way more for 1.5C. This decade. Free access here: https://t.co/P5tMdp96B5 pic.twitter.com/dPU9Ge9Cmd
— Malte Meinshausen (@meinshausen) April 15, 2022
Mentre in Ucraina siamo giunti al 55esimo giorno di guerra fa capolino nelle cronache uno studio dedicato alla sfida che l’umanità dovrebbe affrontare in maniera coesa e tempestiva, la sfida per abbattere le emissioni di CO2 e ammortizzare gli squilibri già in atto. È quello appena pubblicato dalla rivista Nature, il primo su questo tema sottoposto a “revisione paritaria”, dunque con piena affidabilità scientifica, al fine di verificare quali risultati si otterrebbero se tutti i paesi mantenessero le indicazioni maturate durante il negoziato.
La ricerca, realizzata da un pool internazionale di studiosi guidati da Malte Meinshausen, climatologo dell’Università di Melbourne, di cui fa peraltro parte anche l’italiana Laura Cozzi attualmente impegnata presso l’International Energy Agency, riassume innanzitutto il quadro degli impegni sottoscritti dai governi fino alla Cop26 di Glasgow, nel novembre scorso: sono 154 (sui 197 del totale) i paesi che hanno presentato o aggiornato i Contributi determinati a livello nazionale (Ndc) al 2030, lo strumento principale dell’Accordo di Parigi, esplicitando gli sforzi compiuti per ridurre le emissioni e adattarsi alle conseguenze delle alterazioni climatiche. Sono 76, invece, quelli che hanno presentato impegni a lungo termine verso emissioni nette zero.
Gli scienziati hanno quindi integrato nella loro analisi le emissioni dei trasporti aerei e marittimi globali ricavando ben 1.400 scenari emissivi che derivano dal complesso dei dati a disposizione. Le conclusioni? Se gli impegni annunciati dai diversi paesi fossero tutti rispettati nei tempi previsti il picco del riscaldamento globale si potrebbe limitare a poco meno dei fatidici 2° C, soglia oltre la quale i cambiamenti sarebbero irreversibili. E un contributo importante verso questo obiettivo, che corregge in positivo molte proiezioni degli ultimi anni, sta nell’annuncio dell’India di raggiungere emissioni zero nel 2070. Lo conferma uno degli autori dello studio, Christophe McGlade, dell’International Energy Agency:
«Questa è una grande notizia perché è la prima volta che i governi si presentano con obiettivi specifici che permettono di mantenere il riscaldamento globale al di sotto del livello simbolico di 2 gradi».
Una luce nel buio, insomma, che però riguarda le proiezioni degli impegni annunciati, non le pratiche effettive dei paesi che rimangono largamente insoddisfacenti: procedendo con i livelli attuali infatti i ricercatori, nello stesso studio, stimano che si arriverebbe a più 2,6 Celsius entro la fine del secolo. Ma il segnale è comunque significativo: «Solo cinque o dieci anni fa tutti ridevano dicendo che non avremmo mai visto sul tavolo del negoziato un obiettivo di questo genere – ha commentato dal canto suo Malte Meinshausen – Gli obiettivi e le politiche in campo possono effettivamente incidere sulle temperature future. Penso che sia importante per i paesi vedere un po’ di ottimismo. Sì, c’è speranza». Se non fosse che i venti di guerra evocano soluzioni di segno opposto, a partire dal rilancio del carbone, mentre a fine anno, dal 7 al 18 novembre è attesa a Sharm El-Sheikh, in Egitto, una nuova Conferenza Onu sul clima, la Cop27, dagli esiti quanto mai incerti.