Il 20 luglio alle prime luci del giorno, quelle che lui amava più di tutte, si è spento Hannu Hautala, all’età di 82 anni. Era considerato un mito della fotografia naturalistica, un’icona per chi ama entrare in foresta in punta di piedi e conoscerne i nomi e le specie che la abitano. Hautala, finlandese trapiantato in Lapponia, aveva pubblicato 64 libri fotografici e aveva vinto tutti i premi internazionali possibili.
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Avevo conosciuto Hannu e sua moglie Irma 37 anni fa. Grazie a un appuntamento con lui tramite l’ambasciatore finlandese Mikko Phyhäla, ero andato a conoscerlo nella sua casa di Kuusamo. Con lui avevo trascorso 4 giorni indimenticabili: mi aveva fatto scoprire uno dei luoghi più selvaggi d’Europa con una disponibilità sorprendente. Insieme avevo sfogliato i suoi primi libri e ammirato le sue fotografie: camera analogica di marca giapponese, analogica fino alla fine della sua vita. Da quei giorni Hannu è diventata la mia porta d’ingresso a Kuusamo, in Lapponia e in tutta la Finlandia. Da quei giorni non ho perso un anno per non tornare a trovarlo.
Insieme decidemmo di fare un documentario per raccontare la sua vita: quella di un fotografo che passava decine di notti ogni inverno in minuscoli capanni di avvistamento, magari solo per ascoltare il canto d’amore del gufo reale e sperare poi di trovarne il nido, ma senza disturbarlo. Il documentario, L’Uomo di Kuusamo, andò in onda su Geo, Rai 3.
Nel frattempo la sua fama attraversò l’Europa.
Anno dopo anno, libro dopo libro (tutti sulla natura della taiga lappone) Hautala fu acclamato ovunque ci fosse un festival di natura, un premio, un riconoscimento. Ma per lui non c’era altro che andar via in motoslitta d’inverno anche a 30 gradi sotto zero, con il fuoristrada d’estate, incurante della zanzare che spadroneggiano nelle foreste di pino silvestre, abete rosso e betulla.
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Hautala aveva la gentilezza negli occhi e nel cuore: sempre disponibile con tutti coloro che lo andavano a trovare. Mai geloso dei suoi posti favoriti, consigliava dove andare per fotografare aquile, picchi neri, galli cedroni, orsi e cigni selvatici. Felice poi per aver accontentato un fotografo italiano che si era presentato inatteso alla porta della sua casa, circondata da picchi e scoiattoli a cui d’inverno passava noccioline tritate e semi di girasoli.
Ora con una semplice cerimonia le ceneri di Hannu Hautala voleranno dalla cima di un kallio, una falesia che si affaccia sulle anse del fiume Kitka, il luogo da lui più amato.
Hautala mancherà a tutti coloro che lo avevano conosciuto anche solo attraverso i libri. Libri che raccontavano con le immagini la prima neve dell’anno, i giorni dell’estate in cui il sole non tramonta mai, le aurore boreali e poi le monografie sulle pernici bianche, il picchio rosso e la ghiandaia siberiana. Per la cronaca personale fu la moglie Irma a trovare un piccola casa rossa di legno che da venti anni è il rifugio di quello che mia moglie Patrizia e io chiamiamo il nostro nord del mondo.