Lo scorso 7 settembre, la Commissione Cultura del Parlamento Ue ha approvato un testo che vieta ogni forma di pressione o interferenza nei confronti dei giornalisti, il Media Freedom Act. In attesa del via libero definitivo dell'Eurocamera, diversi stati membri stanno mettendo in atto azioni di contrasto
Lo scorso 7 settembre, la Commissione Cultura del Parlamento Ue ha approvato un testo che vieta ogni forma di pressione o interferenza nei confronti dei giornalisti, il Media Freedom Act. In attesa del via libero definitivo dell'Eurocamera, diversi stati membri stanno mettendo in atto azioni di contrasto

Bruxelles vuole proteggere i giornalisti, i governi nazionali un po’ meno

Il Media Freedom Act propone regole per fermare i condizionamenti editoriali e le ingerenze governative su stampa e tv. Stop anche all’uso degli spyware per tutelare la libertà dei giornalisti. Ma alcuni governi si mettono di traverso

13 Settembre, 2023
3 minuti di lettura

All’inizio di un anno che porta dritti alle elezioni del 9 giugno 2024, i legislatori europei continuano ad occuparsi del tema della libertà e indipendenza dell’informazione e della protezione dei giornalisti. Eppure, sull’iter di una legge così importante, proposta dalla Commissione e resa ancora più stringente dal Parlamento, rischia di calare la spada di Damocle del Consiglio, espressione dei 27 Paesi Ue e “seconda Camera” di fatto della complessa macchina legislativa europea.

Il Media Freedom Act

Lo scorso 7 settembre, la Commissione Cultura del Parlamento Ue ha approvato un testo che vieta ogni forma di pressione o interferenza nei confronti dei giornalisti. Nello specifico, le norme mirano a tutelare l’indipendenza dei giornalisti, proibiscono che si possano forzare i cronisti a rivelare le fonti delle notizie, vietando anche di entrare nel loro dispositivi elettronici attraverso software di spionaggio. L’uso dei software spia sarebbe consentito, ma solo in via eccezionale e se ordinato dall’autorità giudiziaria in funzioni anti-terrorismo. Altri importanti passaggi previsti dalla legge riguardano l’imparzialità dei canali radio-televisivi pubblici e la loro indipendenza da governi, come anche la trasparenza che obbliga i proprietari dei media a rivelare le fonti di finanziamento, in modo da rendere visibili i possibili conflitti di interesse. A garanzia del rispetto delle regole, sarebbe istituito un board indipendente, composto dall’insieme degli enti regolatori nazionali, a cui si dovrebbe affiancare – nella proposta avanzata dal Parlamento – un gruppo di esperti indipendenti del settore media.

 

Un’immagine del Parlamento europeo a Strasburgo (Foto: europarl.europa.eu)

Lottizzazione, concentrazione, spyware

Il tema della concentrazione degli organi di stampa e del conflitto di interesse nel settore privato evocano – solo restando al panorama italiano e solo per limitarsi all’esempio più noto – quello che è stato il caso Mediaset-Berlusconi. I rischi del controllo politico dell’emittente pubblica sono sempre visibili con la lottizzazione Rai. Ma oltre all’Italia, in Europa minacce all’indipendenza dei giornalisti e dei media non mancano di certo. Il caso degli spyware installati nei telefoni di giornalisti – e non solo – di alcuni Paesi europei, tra cui Spagna, Francia, Polonia e Ungheria era stato sollevato nel 2021 a partire da un’inchiesta giornalistica pubblicata dal consorzio di giornalismo investigativo Forbidden Stories. Particolarmente grave il caso dell’Ungheria, dove Pegasus – questo il nome dello spyware di fabbricazione israeliana –  sarebbe stato usato dal governo Orbàn per prendere di mira centinaia di telefoni appartenenti ad oppositori politici, editori e giornalisti. Pochi mesi dopo le rivelazioni, è emerso da un’altra inchiesta giornalistica come anche il premier polacco Marawiecki avrebbe usato fondi pubblici per utilizzare Pegasus contro gli oppositori. Infine in Grecia un altro spyware, di nome Predator, sarebbe servito per mettere sotto controllo un eurodeputato ed alcuni giornalisti.

 

Victor Orbàn, ministro presidente ungherese. Il suo governo avrebbe lo spyware Pegasus per spiare i giornalisti
Victor Orbàn, ministro presidente ungherese. Il suo governo avrebbe lo spyware Pegasus per spiare i giornalisti (Foto: Wikipedia)

Un regolamento che fa paura agli editori

Gl scandali hanno rappresentato l’occasione, per la Commissione, di avanzare nel giugno 2022 la proposta legislativa adesso al vaglio dell’Eurocamera. Ma bisogna tener presente che il Media Freedom Act, di cui stiamo parlando è non una direttiva, ovvero un provvedimento che ha bisogno dell’approvazione dei parlamenti nazionali per entrare effettivamente in vigore, bensì un regolamento. Questo significa che la norma, una volta licenziata da Bruxelles, diventa effettiva in ognuno dei 27 Paesi dell’Unione – compresa l’Italia, ovviamente. Ecco perché non mancano le pressioni per depotenziarla, a partire da quella delle associazioni dii categoria – come quella degli editori – che lamentano un eccesso di regolazione, ma che al momento non sembrano aver sortito effetti.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da European Parliament (@europeanparliament)

La reazione dei singoli Stati

Più insidiose, invece, le azioni messe in atto da parte di alcuni Stati. La Germania ha ad esempio obiettato che un ente regolatorio sovrannazionale va a ledere una competenza nazionale, in questo caso attribuita ai singoli Laender della federazione. Ungheria e Polonia si sono espresse in senso contrario, in Consiglio, in evidente dissenso sul divieto di spyware. E poi c’è l’Italia, con il governo Meloni che secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano, sarebbe pronta a sostenere, in sede di negoziato per la finalizzazione della legge, modifiche “suggerite” dal gruppo Mediaset con lo scopo di limitare la concorrenza da parte delle piattaforme digitali.

 

L'eurodeputata tedesca Sabine Verhayen (Gruppo dei Popolari/PPE), è relatrice del Media Freedom Act e presidente della Commissione Cultura dell'Eurocamera
L’eurodeputata tedesca Sabine Verhayen (Gruppo dei Popolari/PPE), è relatrice del Media Freedom Act e presidente della Commissione Cultura dell’Eurocamera (Foto: Wikipedia)

 

Ue e indipendenza editoriale

È vero che il Parlamento può dirsi soddisfatto, per ora. «Il Media Freedom Act mira a stabilire un’ampia varietà, libertà ed indipendenza editoriale per ii media europei. La libertà di stampa corre seri percoli in diversi Paesi dell’Ue, ragion per cui abbiamo rafforzato la proposta della Commissione per salvaguardare l’indipendenza dei media e proteggere i giornalisti», ha affermato dopo il voto favorevole la relatrice del provvedimento, la popolare tedesca Sabine Verheyen. Parole che suonano comunque in continuità con le intenzioni della Commissione Von der Leyen. Quanto alla volontà dei governi – e alle possibili nuove insidie per il Media Fredom Act – se ne riparlerà quando inizieranno i negoziati inter-istituzionali con il Consiglio. Non prima, però, che l’Eurocamera avrà dato il via libera definitivo, con il verdetto previsto a Strasburgo nella prossima sessione plenaria di inizio ottobre.

Mielizia
Mielizia
Resto sfuso

Agenda Verde

Librigreen

Il groviglio verde

Funghi preistorici, alberi, mangrovie. Dentro il "groviglio verde" con Daniele Zagaria

Quanti di noi hanno considerato i boschi, le foreste ma anche i funghi e le piante come un unico sistema “aggrovigliato”? In pochi, certamente. Invece

no title has been provided for this book

Evoluzione, in viaggio nello spazio, nel tempo e nelle specie per evitare il "Don't Look Up"

Ci sono i procarioti e gli eucarioti, simili a batteri, per miliardi di anni  unici abitanti della Terra, i giardini ediacariani, che alla fine dell’e

no title has been provided for this book

Il Rigiocattolo, una eco-fiaba su riparazione e riuso

Perché è comune trovare chi ripara scarpe, automobili o computer, ma così raro trovare qualcuno che si occupi di aggiustare un giocattolo rotto? Eppur

Storia precedente

La Libia colpita dal ciclone Daniel, morte almeno 2000 persone

Un'immagina dal film Il Grande Carro di Philippe Garrel
Prossima storia

Il Grande Carro di Philippe Garrel, la famiglia palcoscenico di burattini