Lo chiamano il “paretone”: uno strapiombo di 1300 metri che precipita dalla cima del Corno Grande ed è il simbolo di una montagna gelosamente amata da tutti gli scalatori dell’Appennino. Il Corno Grande sfiora i tremila metri ed è la vetta più alta del Gran Sasso d’Italia. Custodisce quel che resta dell’unica piccola porzione di ghiacciaio rimasto nel centro della Penisola. E’ una montagna difficile, pericolosa per i repentini cambiamenti di tempo, scalata la prima volta nel 1513 da uno speleologo del tempo, Francesco De Marchi. La montagna è al centro di un Parco Nazionale e non a caso è SIC, Sito di importanza comunitaria.
Qui vivono infatti le aquile reali, i camosci d’Abruzzo, specie unica, e da poco è presente anche l’orso bruno marsicano, il plantigrado più martoriato al mondo e a rischio estinzione.
Il Giro d’Italia e il rosa insostenibile
Ma perché parlare oggi di questa montagna e raccontarla con emozione? Tutto fa riferimento a una data precisa: 11 maggio 2024. In quella data il Giro d’Italia, la spettacolare e famosa kermesse di biciclette, seconda al mondo solo dopo il Tour de France, passerà proprio lì sotto a Prati di Tivo. Altre volte il Giro è passato vicino al Gran Sasso senza che succedesse nulla di eclatante ma quest’anno gli organizzatori, la RCS, hanno pensato di dipingere di rosa non solo tutte le 40 città più importanti dove partirà e passerà il giro ma anche, e il fatto fa sensazione, i 1300 metri del “paretone” che scende dal Corno Grande. Dipingerlo chiaramente non con i pennelli ma illuminandolo di rosa, lo stesso rosa della maglia che indossa il primo in classifica.
Nei giorni scorsi era arrivata la richiesta di questa a dir poco stravagante illuminazione a Tommaso Navarra, Presidente del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, che l’aveva subito respinta per vizio di forma. Ancora una richiesta, senza le dovute assicurazioni, e questa volta il Presidente del Parco l’ha nuovamente respinta non solo per valutazioni di carattere tecnico ma anche ambientale e culturale.
«La commercializzazione della Natura non fa parte dei decaloghi di una istituzione che protegge la montagna e la flora e la fauna che la abitano».
Navarra si è visto circondato dai politici della Provincia di Teramo e dai comuni di zona, tutti favorevoli a una «spettacolarizzazione di una montagna che così diventerebbe universalmente conosciuta e acclamata da tutti i socialnetwork». A fianco del Parco invece tutte le organizzazioni ambientaliste ma anche tutte le guide, il Club Alpino Italiano della sezione di Teramo. Tutti fanno notare che l’illuminazione rosa della montagna, oltre allo spreco di energia elettrica, è un pugno in faccia alla vera sostenibilità in un momento cruciale della tanto decantata transizione ecologica che in realtà non si vede.
Il colore dell’alba
«Se veramente si vuole ammirare il Corno Grande di un bel color rosato basterebbe svegliarsi all’alba nei giorni di cielo sereno. Al sorgere del sole lo spettacolo è meraviglioso e lo conoscono tutti quelli che vanno in montagna e amano salire in quota passo dopo passo» racconta Fernando Di Fabrizio, anche lui scalatore, Presidente della Cogecstre, cooperativa che gestisce tra l’altro il Centro di Educazione Ambientale di Collalto di Penne da dove si può ammirare proprio il Gran Sasso. Di Fabrizio ha voluto inviare a tutti coloro che hanno a cuore la difesa della Natura un breve video che fa vedere il colore rosa, quello vero, che si può ammirare all’alba.
La vicenda non finisce qui. E’ un braccio di ferro per ora tra il potentissimo gruppo degli organizzatori del Giro d’Italia e un Parco Nazionale tra i più belli del nostro Paese. Vedremo quale rosa vincerà.