«Siamo di nuovo in piazza. Nonostante ci troviamo in una pandemia globale, la crisi climatica non si è fermata. Anzi, continua ad essere ignorata e trascurata dalle persone al potere. La crisi sanitaria ci ha mostrato le contraddizioni dell’attuale sistema economico e sociale, e ci ha costretti ad affrontare la realtà ascoltando la scienza e trattando una situazione di emergenza come tale».
Lo hanno detto con una nota i ragazzi e le ragazze di Fridays for future che oggi sono scesi in 100 piazze italiane per supportare le campagna “Ritorno al futuro”, per rivendicare “La giustizia climatica” e il “Recovery Planet“. Ai flash mob hanno aderito, nel rispetto delle norme anti Covid-19, anche gli attivisti di “The save movement” e di “Extinction Rebellion”. Questi ultimi già protagonisti ieri della performace nonviolenta ‘Cry-In: lacrime di sangue e petrolio’ al laghetto dell’Eur di Roma, interrotta in alcuni momenti dalle forze dell’ordine, che hanno portato via alcune persone. Oggi i giovani difensori della nostra casa comune sono tornati a far sentire la loro voce e le loro richieste, sfidando anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che ha applaudito all’iniziativa ma non ha concesso i permessi di assenza da scuola agli studenti. Sono tornati per spiegare che se continuiamo a immettere CO2 in atmosfera ai livelli attuali supereremo il riscaldamento globale di 1,5 °C, con delle conseguenze irreversibili per la Terra. Ai decisori politici chiedono di adottare un nuovo paradigma subito: non abbiamo più tempo a disposizione. «Rimangono 10 anni per dire basta ad un sistema di sviluppo tossico ed inquinante, dopodichè il mondo non si potrà più salvare », hanno detto Alessandro Personè dell’Unione degli Studenti e Camilla Guarino di Link coordinamento universitario. E hanno aggiunto:
«Siamo in crisi economica, sanitaria ed ambientale e vogliamo che il piano di rilancio del Paese dia risposte immediate a tutto questo. All’Italia arriveranno 209 miliardi di euro del RecoveryFund, ma nessuno si sta confrontando con noi giovani per decidere come spendere i fondi e costruire un futuro diverso».
E i segnali della crisi climatica sono ormai evidenti: uragani, siccità, distruzione di raccolti, incendi, alluvioni. La vita di milioni di persone è in pericolo. Si chiedono allora i manifestanti:
«Perché tutto questo ancora non basta ai nostri politici per decidersi ad agire? Perché tocca ancora noi – ragazzi, studenti, lavoratori – scendere in strada e cercare di scuoterli?».