Immaginiamo un elfo di foresta ma grande e grosso, un uomo dagli occhi buoni e chiari, una persona gentile di modi ma inflessibile nei suo principi: l’amore per la Natura maiuscola. Da preservare e difendere perché da gioia a chi la conosce e sa apprezzarla. Hannu Hautala, 80 anni appena compiuti, finlandese del sud trapiantato da 50 anni al circolo polare artico, è il fotografo naturalista più conosciuto al mondo. Nella sua vita ha pubblicato 63 libri in cui ha raccontato da protagonista assoluto il Grande Nord. Ogni libro diverso sulle stagioni dell’Artico, sulla taiga, la foresta di pini silvestri, abeti e betulle, sul buio invernale, sulla prima neve, sulla galaverna e poi le monografie sugli orsi bruni e sui cigni selvatici, andando via via a viaggiare nella zoologia passando dal gallo cedrone al picchio nero, dalla ghiandaia siberiana alla pernice bianca nordica. Per arrivare alle sue amate aquile, kotka in finlandese, quelle reali e quelle di mare.
Un milione di foto fa…
Una monografia divisa in capitoli ma senza fine. Un milione di fotografie, di diapositive a colori. Certo! Rullino dopo rullino, con la pazienza e la virtù dei forti, rifiutando il digitale, sorridendo alle lusinghe di una delle più grandi case fotografiche giapponesi di cui è stato testimonial. No, Hannu Hautala ha avuto i suoi tempi, non ha voluto farsi ammaliare dalle sofisticate diavolerie come amava chiamarle. Solo analogico, per sempre. Scrivo al passato perché lui, definito un mito dai fotografi naturalisti di oggi, non fotografa più. Ha smesso pochi mesi fa perché si è accorto che mette male a fuoco le immagini e così ha deciso di appendere le sue camere al chiodo, come si dice. La sua ultima foto l’ha mandata agli amici. Ci sono tre aquile reali posate a terra. L’ambientazione è commovente ma manca il contrasto. E lui, onesto con se stesso e inflessibile nel gettare via le foto non riuscite, visto il risultato ha gridato una parolaccia, una delle peggiori della lingua Suomi (l’equivalente per noi di dannazione, diavolo e maledizione) e ha detto: basta.
Raccontare la Natura in analogico
Chi l’ha conosciuto e, come chi scrive, lo frequenta da 35 anni, c’è rimasto male. Ma è stato proprio Hautala a tranquillizzare tutti. «Sono felice della vita che ho fatto e dei risultati che ho raggiunto», ha spiegato. Ed è vero perché lui ha speso una vita a cercare le immagini più belle da far vedere al mondo. Quelle dove l’animale, come si dice in gergo, è ambientato: non ci sono primi piani eccessivi né spettacolarizzazioni per avere un “mi piace” sui social. C’è la fotografia dell’aquila reale sulla preda mentre nevica oppure all’alba con una luce meravigliosa. Foto cercate per anni, sudate con ore di appostamenti in capanni di emergenza, anche a -30 gradi sotto zero. Senza riscaldamento, per ore interminabili.
Il Maestro di Kuusamo
Una storia che ha mille sfaccettature. Unico al mondo Hautala ha un museo e una fondazione a suo nome; ha avuto una laurea honoris causa, compreso un corso universitario sulla “Felicità”. Poi una sfilata di premi tra i più prestigiosi: quelli della Bbc come Photographer of the Year per tanti anni di fila. Un premio Hautala l’ha avuto anche in Italia, a Sulmona, nei primi anni Novanta: come protagonista di un documentario, L’uomo di Kuusamo, diretto da chi scrive, e andato in onda su Geo, Rai3. In Italia Hautala ha pubblicato l’ultimo, finora, suo libro: Sguardi Paralleli, nel 2019, prima che il mondo si richiudesse in se stesso per la pandemia. Sguardi paralleli è un libro unico perché mette di fronte la Sardegna e la Lapponia con un contrasto evidente ma solo all’apparenza perché poi ci sono tanti punti d’incontro che vale la pena di scoprire. Un libro a due voci perché la Sardegna appare con le foto di Domenico Ruiu, scalatore di supramonte e imbattibile cercatore di grandi rapaci. Di rimando la Lapponia ha la mano inconfondibile di Hannu Hautala. A lui, al Maestro, mandiamo un abbraccio dall’Italia.