Questa è la storia di un bimbo annegato un anno fa nelle acque antistanti la spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, quando il caicco Summer Love, partito dalla Turchia, si è schiantato sugli scogli catapultando in mare, tra onde alte quasi 2 metri, i circa 200 migranti di origine iraniana, irachena, afgana e siriana che erano a bordo. Era il 26 febbraio 2023 e l’orologio segnava le ore 4 di una uggiosa domenica mattina.
Bambini senza nome
In 94 persero la vita di cui 35 bambini. Il suo corpicino, come tutti gli altri, fu contrassegnato sulla bara bianca con una sigla KR16M0. Il mese dopo, quando la salma non era stata ancora rivendicata e riconosciuta da nessuno, il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, di concerto con la prefettura, ipotizzando che i suoi genitori avessero perso la vita nel naufragio, ha predisposto la sua sepoltura nel cimitero cittadino e la sigla è stata sostituita con un nome di fantasia: Alì. A un anno esatto dalla tragedia, anche il nome Alì può essere sostituito. In questi giorni, il suo corpo è stato riconosciuto dal papà in videochiamata con gli agenti della polizia scientifica della questura di Crotone.
Il suo vero nome era Mohammad Sina Hoseyni e aveva 3 anni. Viaggiava con la mamma e la sorella anche loro scomparse e riconosciute attraverso la videochiamata.
Il giardino di Alì
Eppure sarà il nome Alì che continuerà ad essere ricordato nell’immaginario della comunità perché tra gli eventi organizzati in occasione della commemorazione della tragedia, il sindaco ha dedicato proprio a lui un’area verde, all’ingresso della città, denominata ‘Il giardino di Alì’. Un terreno di 250 metri di lunghezza dove sono state messe a dimora 94 piante, tante quanti sono stati i corpi ritrovati dopo il naufragio. Tamerici, callistemon, corbezzoli e feijoa: alberi più grandi in memoria degli adulti scomparsi, arbusti in memoria dei piccoli per testimoniare affetto, solidarietà, accoglienza. Ma soprattutto per non dimenticare.
Con la commemorazione della tragedia c’è stato il ritorno dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti che hanno manifestato in corteo e hanno vegliato sulla spiaggia alla stessa ora dello stesso giorno là dove tutto è successo. Una veglia silenziosa spezzata dal suono delle onde del mare. La comunità, ancora una volta, si è stretta intorno agli sfortunati protagonisti di quell’immane tragedia, tutti insieme su quella spiaggia intorno ai peluche disposti in cerchio per ricordare i bimbi che non ci sono più e le fiammelle di 94 candele come simbolo di speranza.
Famiglie da riunire
Non è stato semplice per i sopravvissuti ritornare. Lo spiega Samir che ora vive ad Amburgo. Un anno fa Samir si è aggrappato ad un pezzo di legno dell’imbarcazione andata in frantumi per salvarsi, ma ha visto gli altri morire. «Arrivando qui ho vissuto le stesse emozioni di quel giorno quando la barca è affondata» ha spiegato. Le famiglie e i superstiti, oggi, chiedono corridoi umanitari per ricongiungersi alle loro famiglie.
Responsabilità da affrontare
A distanza di un anno tutto è rimasto uguale. Lo afferma Alidad Shiri, giornalista e scrittore di origine afgana, arrivato in Italia a 13 anni viaggiando per tre giorni legato all’asse delle ruote posteriori di un camion. Autore del libro ‘Via dalla pazza guerra’, Alidad ha perso suo cugino a bordo del caicco ed è ritornato a Crotone per chiedere giustizia:
«Il Governo non ha fatto nulla e noi ci sentiamo in colpa per non aver dato sepoltura a coloro che ancora oggi non sono stati riconosciuti e non hanno un nome».
Ora i superstiti e le famiglie delle vittime faranno causa all’Italia. Riconoscono al Governo la responsabilità di ciò che è successo durante il naufragio. Denunceranno per ‘omessi soccorsi’ e presenteranno le richieste risarcitorie nei confronti del Consiglio del Ministri e dei ministeri delle Infrastrutture e Finanze ciascuno per le proprie competenze. Sulla base di ciò che emergerà, decideranno in seguito se avviare il procedimento anche nei confronti di Frontex.