Mauro Rutto con alcune arnie dipinte (Foto: BorioLab)

Apiario d’Autore nella terra di Gramsci

Inaugura domani la sesta edizione del progetto che promuove il valore delle api trasformando le arnie in opere d’arte. Ogni anno un luogo e una celebrazione, il 2024 l’occasione è il centenario de L’Unità
26 Aprile, 2024
4 minuti di lettura

Si chiama Apiario d’Autore il progetto ideato da Mauro Rutto che dal 2019 sta unendo arnie e artisti in una missione divulgativa sull’importanza della vita delle api. Il 27 aprile inaugurerà la VI edizione con una mostra presso il comune di Ales, in provincia di Oristano, famoso per aver dato i natali ad Antonio Gramsci. E proprio al centenario della nascita del giornale l’Unità, fondato dal filosofo sardo, è dedicata questa edizione.

Il progetto

«Un giorno mi è capita l’occasione di seguire un corso di apicultura. Mi è nata la passione per le api e la mia vita è cambiata completamente». Ci ha raccontato Mauro Rutto, ideatore e promotore del progetto, un tempo architetto e oggi apicultore. «Dopo aver iniziato a lavorare con le api continuavo a sentire di voler fare qualcosa per sensibilizzare le persone su questo mondo che sentivo profondamente affascinante. Gli amici mi chiedevano spesso di raccontare e divulgare le mie conoscenze sulla vita di questi insetti. Nel 2019 ho capito che era arrivato il momento e in una notte ho scritto Apiario d’Autore».

 

le arnie dipinte del primo Apiario d'Autore nel 2019 (Foto: Jill Mathis)
Il primo Apiario d’Autore nel 2019 (Foto: Jill Mathis)

 

Da quella notte ha preso vita e, come un ronzio di api, continua a crescere, il progetto di Mauro che vede ogni anno artisti da tutto il mondo dipingere i frontali delle arnie e creare così degli Apiari d’Autore. Ogni anno il progetto si lega a un centenario che possa essere stimolo e tema per il lavoro degli artisti, ma anche offrire l’occasione per riflettere tra le molteplici interconnessioni tra il mondo dell’arte e della cultura e quello delle api. Gli Apiari d’Autore vengono inaugurati e collocati in zone specifiche scelte dal progetto e legate al tema del centenario, dal Piemonte alla Puglia, dalla Sicilia alla Sardegna.

Dal Bauhaus a Rodari: fiori e colori per fare tutto

La prima edizione nel 2019 è stata dedicato al Bauhaus, la scuola d’arte e design nata in Germania proprio nel 1919. Seguendo l’impulso della teoria del cerchio cromatico di Johannes Itten, che fu uno dei principali insegnati d’arte della scuola, agli artisti è stato chiesto di lavorare proprio sul colore. Secondo le teorie dell’artista svizzero il colore può svelare il suo potere solo a chi ne è profondamente appassionato. Cosa dire allora del rapporto tra colore e api? E quale miglior stimolo per dar vita a un progetto che fosse in grado di legare l’arte e la vita di questi preziosi insetti? Il primo Apiario d’Autore composto da dieci arnie con i frontali dipinti è stato collocato nel territorio di Orta San Giulio in provincia di Novara ed è stato l’apripista del progetto.

 

 

Mauro aveva già organizzato un tour di mostre che partendo da Piacenza, sarebbe passato per Pavia e Milano per poi terminare sul Lago d’Orta, dove per il 2020 era previsto il secondo Apiario d’Autore dedicato al centenario di Gianni Rodari nato nel paese di Omenga sulle sponde del lago. A questo punto il mondo si è fermato a causa della pandemia e il progetto ha rischiato di interrompersi: «Mi sono detto: – Che faccio? Mi fermo o vado avanti? – Sono andato all’apiario, mi sono seduto vicino alle arnie e ho visto che le api continuavano il loro lavoro. Era primavera e la Natura si stava svegliano con una bellezza che probabilmente non vedremo più. Questa forza e questa perseveranza mi hanno incoraggiato ad andare avanti». Il progetto del 2020, come molti di quell’anno, è proseguito integrando interventi video a distanza. Al centro della mostra è stato celebrato il fiore, quel delicato elemento del mondo naturale che serve “per fare tutto” come recita la poesia di Rodari musicata da Sergio Endrigo.

Tra Dante, Verga e Calvino

Terza, quarta e quinta edizione si sono mosse collegandosi ai centenari della letteratura italiana, da quelli della morte di Dante nel 2021 e di Verga nel 2022 a quello della nascita di Calvino nel 2023. Ogni anno ha visto il progetto spostarsi nelle terre collegate a questi nomi, sia per percorsi biografici che per rimandi letterari o suggestioni del lettore. Così nel 2021 il progetto si è spostato in Toscana per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. “Sì come schiera d’api che s’infiora, una fiata e una si ritorna, là dove il suo laboro s’insapora”. Scriveva il Poeta in una terzina del Paradiso nel descrivere il movimento degli angeli, e a questo verso Mauro Rutto ha scelto di affidare il lavoro degli artisti. Per il progetto su Verga l’Apiario d’Autore si è ispirato al passaggio di Mastro Don Gesualdo noto come il “mistero degli alveari” e ha visto gli artisti confrontarsi con la forma dell’esagono e l’immagine dell’alveare con la costruzione di un apiario a Vizzini, città natale di Giovanni Verga in provincia di Catania.

 

frontale daziario di Manuela Merlo
“L’ape regina” sul frontale daziario di Manuela Merlo per l’edizione 2024 (Foto Manuela Merlo)

 

L’anno scorso è stata la volta di Italo Calvino e il progetto si è mosso intrecciandosi al tema dell’abitare urbano così come l’autore lo presenta sia in Le Città Invisibili che in Marcovaldo. L’apiario, situato in una masseria in provincia d’Otranto, si trovava in una zona che se a un primo sguardo poteva apparire incontaminata, era circondata da agglomerati urbani e industriali. Qui gli artisti si sono confrontati sul tema del rapporto tra essere umano e natura, soprattutto per quanto riguarda gli ambienti urbani.

L’Unità di Antonio Gramsci

Il primo numero di L’Unità uscito nell’inverno del 1924 portava sotto il titolo la dicitura “quotidiano degli operai e dei contadini” ed è a questa unità, ideata da Gramsci, che la VI edizione di Apiario d’Autore si è ispirata. Un’unità che è concretamente espressa in ogni apiario ed è mossa proprio dal lavoro di operaie e impollinatrici. A questa unità oggi se ne aggiunge un’altra, che simbolicamente prede le mosse proprio dall’immagine delle api, capaci di procurarsi di che vivere e al tempo stesso proteggere la natura. Da un lato operaie, dall’altro in qualche modo “contadine” che attraverso il prezioso lavoro dell’impollinazione permettono il ritorno delle fioriture. E questa capacità di soddisfare le proprie esigenze tutelando l’ambiente è la più alta forma di unità alla quale possiamo ispiraci oggi. Come sottolinea Manuela Merlo, autrice di uno dei 16 frontali di questa edizione: «La rappresentazione della mia Madre Natura e Regina delle Api è il simbolo dell’importante e indissolubile legame tra natura e umanità». Nella sua ape regina, rappresentata da un volto femminile con un’ape poggiata sul naso, il legame tra essere umano e natura si esprime con sottigliezza attraverso quello che forse è il più sottovalutato dei nostri sensi: l’olfatto, così importante e centrale nel mondo animale. Un invito a riflettere sull’esistenza di legami che a volte ci sfuggono, perché meno diretti ed espliciti, ma che sono alla base della vita.

 

 

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