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Un sopralluogo nella brughiera della Pianura Padana, progetto LIFE Drylands-UE
Sopralluogo sui Boschi della Fagiana. Foto: © LIFE Drylands-UE

Brughiere da salvare, uno scrigno di biodiversità nel cuore della Padania

Ecosistemi delicati e poco conosciuti, peculiari di queste zone e brulicanti di specie. L'Università di Pavia, con il progetto "Life Dryland", ne ha studiato le caratteristiche e le criticità. Come ci racconta la botanica Silvia Assini
27 Febbraio, 2025
3 minuti di lettura

«Con il progetto Life Dryland puntiamo a ripristinare gli habitat aridi acidofili continentali, vale a dire le brughiere e le praterie, all’interno di otto siti della rete Natura 2000, nella Pianura Padana occidentale. Sono ambienti unici, che non ritroviamo in nessun’altra regione italiana. E preservarli significa salvaguardare molte specie vegetali e animali che li popolano».

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Spiega così le finalità del progetto, ideato e condotto dall’Università di Pavia, la professoressa Silvia Assini, docente di botanica dell’università nell’ateneo lombardo. L’abbiamo intervistata a margine del convegno che ha segnato, giovedì scorso presso il Museo di storia naturale Kosmos di Pavia, la conclusione di questa ricerca realizzata nell’ambito del programma europeo Life che sostiene, dal ’92, la conservazione della biodiversità.

Silvia Assini, docente di botanica, durante il convegno conclusivo dl progetto Life Dry Lands.
Silvia Assini, docente di botanica, durante il convegno conclusivo dl progetto Life Dry Lands. Foto: Denise Prandini

Con l’obiettivo di entrare insieme a lei in questo ambiente naturale, la brughiera, meno noto di quanto meriti e comprenderne l’importanza.

Professoressa Assini, può spiegarci perché sono così importanti gli habitat al centro del progetto Life Dryland?

Perché sono caratterizzati da condizioni pedo-climatiche particolari, preziose per la biodiversità, fondamentali per le specie botaniche e faunistiche ad essi legate. Al loro interno sono presenti, ad esempio, molte specie officinali presenti importanti sia da un punto di vista ecologico che economico. E anche specie floristiche che, richiedendo poca cura, date le condizioni difficili a cui sono abituate, potrebbero essere utilizzate per rendere più verdi le aree urbane. Questi habitat sono anche importanti hotspot per gli impollinatori e anche contesti unici nei quali si sviluppano le cosiddette croste biologiche: dei tappeti di organismi come muschi e licheni

Come avete scelto le aree su cui lavorare?

In prima battuta sulla base del loro stato di conservazione, nel caso fosse compromesso siamo dovuti intervenire con azioni di ripristino per riportarli a un migliore stato di conservazione, per esempio attraverso il taglio e lo sfalcio di specie erbacee e arboree soprattutto se aliene e invasive. Alcune specie arboree autoctone di grosse dimensioni sono state lasciate comunque sul posto in quanto garanzia di biodiversità e di valorizzazione delle aree di transizione ecologica. Abbiamo inoltre messo a dimora alcune specie erbacee autoctone.

Uno degli habitat esaminati dal progetto.
Uno degli habitat esaminati dal progetto. Foto: © LIFE Drylands-UE

Perché vi siete concentrati proprio sugli habitat aridi della Pianura Padana?

In effetti, nonostante i termini “brughiera” e “prateria” siano utilizzati di solito per indicare un determinato tipo di ambiente, ve ne sono diversi e ciascuno con le proprie caratteristiche ecologiche. Gli habitat aridi acidofili della Pianura padana sono ambienti unici, si tratta di brughiere planiziali acidofile continentali, che non ritroviamo in nessun’altra zona d’Italia. Studiarli e preservarli perciò è importantissimo.

Il team del progetto Life Drylands
Il team del progetto Life Drylands

Cosa possono fare i cittadini per contribuire alla salvaguardia di questi preziosi ecosistemi?

Ognuno può farsi portavoce del progetto, informandosi e sensibilizzando le persone con cui è in contatto: sul nostro sito ci sono molte informazioni per approfondire e organizzare anche dei percorsi educativi. Inoltre, può comportarsi con più attenzione quando visita un parco o un habitat della brughiera, conoscendone l’importanza e la delicatezza. E anche scegliere piante ornamentali autoctone e legate a questi ambienti per i propri giardini e balconi, può fare la differenza.

Quattro briofite tipiche di questo territorio

Ora il progetto è giunto al termine, come  si potranno tutelare le brughiere?

Il progetto Life Dryland è durato cinque anni e ha coinvolto diverse realtà come l’Università di Bologna, il Parco Lombardo della valle del Ticino, le Aree protette Po piemontese, l’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore e l’Associazione Rete degli Orti Botanici della Lombardia. Durante il convegno di Pavia, oltre ai risultati scientifici, sono state presentate le linee guida per la gestione e la conservazione nonché quelle per le varie attività di educazione e divulgazione.

Guarda il video conclusivo del progetto Dry Lands

La speranza è che il lavoro svolto fin qui sia solo il punto di partenza, si possa replicare e trasferire anche in altri contesti.


Scarica le linee guida del progetto

1.  Indicatori dello stato di conservazione degli habtat
2. Attività educative e divulgative per la valorizzazione degli habitat
3. Coinvolgimento degli stakeholders nella tutela degli habitat

Mielizia

Saperenetwork è...

Sara Boninsegna
Sara Boninsegna
Sara Boninsegna è laureata in Scienze della Natura all'università di Parma ed è Operatore esperto di secondo livello in Gestione forestale per la conservazione della Biodiversità, Operatore esperto in Etologia Relazionale, agrotecnica laureata, Guida Ambientale Escursionistica iscritta ad AIGAE per la quale tiene diversi corsi scientifici. La sua passione per la natura e il rispetto per ogni forma di vita l'ha portata ad abitare in collina, con la sua famiglia, senza televisione ma insieme a molti animali e con un orto che dà loro gli alimenti di cui hanno bisogno.
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