ยซCecilia e le stregheย รจ l’opera prima di una scrittrice matura e compiuta, non giร l’opera del solito esordiente di buone speranzeยป, cosรฌ Luigi Baldacci in “Epoca”, 11 luglio 1965. Benchรฉ vi sia una trama da noir, che prende le mosse da un misterioso incontro nelle strade deserte di Milano in una sera di mezz’agosto, “Cecilia e le streghe” รจ un’opera poetica, in molte sue descrizioni un omaggio a Milano, un atto d’amore di Laura alla sua cittร . ร una Milano degli ultimi anni ’50, una visione fantastica quasi onirica, nella solitudine delle sere di mezz’agosto:
ยซQuesta cittร ritorna a te dal mondo dell’infanzia, con le rondini della tua infanzia: una cittร color di rosa-fumo, di viola-fumo, di tenero neutro, “color di lontananza” come un verso dimenticato che appena appena ritorni alla memoria; ed รจ giusto che pudicamente si avvolga in teneri veli, ed รจ giusto che anche il suo cielo sia velato.ย ย E mentre vai pensando queste cose senti dentro di te come un senso di fratellanza per i rari passanti che camminano all’ombra delle antiche chieseยป.
Durante una sera come quella descritta, tornando a casa, Laura scorge una donna e una bambina. Un’immagine fugace, ma che lascia in Laura un senso d’inquietudine: nella donna c’รจ qualcosa di miserabile, di sconvolto; la bambina al contrario รจ ordinata, fiorente, con un nastro bianco fra i capelli come usava quando anche Laura era una bambina, e il prodigio delle rondini si ripeteva tutte le sere della bella stagione. Laura non resiste alla tentazione di avvicinarsi: si accorge che nell’abbigliamento della donna non c’รจ niente di lacero o indecoroso, perรฒ i capelli sono grigi e, benchรฉ giovane, il viso รจ terreo e scavato.
Laura si presenta: รจ medico, domanda se puรฒ aiutarla. Cecilia – questo il nome della donna – ha trent’anni e tre anni prima si รจ ammalata di cancro polmonare. Operata e apparentemente guarita, da qualche mese il tumore si รจ diffuso in tutto l’addome con metastasi molteplici. Ha lasciato Pisa, la sua cittร , รจ venuta a Milano per un consulto o forse รจ partita per sfuggire alla famiglia, a quelle reticenze, a quegli inganni, a quelle menzogne quotidiane. ร venuta con la figlioletta Tea (Teodora, Rosa Tea la chiamerร Laura). Questa la storia, che Cecilia racconta con uno squisito accento toscano, con un’aria di leggero distacco, di discrezione e di civiltร :
ยซMi tornava alla memoria il paesaggio toscano, con la sua pulizia, la sua nitidezza, il suo saper racchiudere i drammi umani in un disegno leggeroยป.
Laura Conti ci descrive l’incontro a un anno di distanza, dopo essere stata soggiogata per mesi da Cecilia, ยซla donna cortese che andava incontro alla morte con la semplicitร di una contadina e la grazia di una damaยป. Con l’abituale sensibilitร e una spietata luciditร indaga i rapporti affettivi, l’ambiguitร dei rapporti tra sano e malato, la pietร verso il malato, un sentimento che delude Laura, e persino le suscita un certo risentimento giacchรฉ ยซla sua essenza รจ fatta di promesse non mantenuteยป.
L’incontro con Cecilia si dipana in una lunga meditazione sulla morte, ยซsopra questo avvenimento senza tempo e senza storia che รจ ammalarsi e morireยป e si intreccia coi grandi problemi del dolore, della fede e dell’eutanasia. In questa trasposizione letteraria di un episodio della sua vita di medico, Laura Conti ha voluto togliere l’ammalato alla concezione comune che di lui si ha, ยซcome di una persona senza piรน possibilitร di vivere storia, di fare storia, ma solo di morireยป. Dopo un’assidua frequentazione, Cecilia scompare. Passa la primavera e torna l’estate nel cielo di Milano.ย Cosรฌ come la morte tergiversa con Cecilia, Cecilia tergiversa col male. Nel susseguirsi di rinvii che la malattia concede a Cecilia, si concentra l’esito della vicenda che porterร a una rivelazione che apre un nuovo incubo:
ยซCredetti che la strada di Cecilia e la mia strada si intersecassero, in quella sera solitaria di mezz’agosto, ma non era vero: e quel che mi aveva affascinata in Cecilia era, benchรฉ io non lo sapessi, il suo procedere inarrestabile lungo le vie di un destino non solo imposto, ma imposto e scelto insieme. Imposto dall’interno e dall’esterno, dalle cellule maligne che si moltiplicavano anarchiche nei suoi tessuti, infiltrando, invadendo, uccidendo; e dal mondo esterno che stringeva intorno a Cecilia maligne e cieche barriere filistee; ma insieme scelto dall’interno, dai suoi pensieri e dai suoi gusti e dai suoi sentimenti e dalle sue volontร . Ora lo so, e so che non avrei potuto in alcun modo entrare nel gioco di cosรฌ complicate determinazioni, un gioco duro e stretto, rapido sul filo di un esiguo margine di vita; un gioco giร iniziato al tempo del nostro incontro, e anzi giร quasi concluso: del quale non potevo che essere spettatrice, se pur lontana e indiretta: Cecilia geme e piange e impreca e si vergogna, in qualche tana del deserto d’asfalto, laggiรน. Di tra le griglie della persiana vedo, in un cielo di pallida nebbia estiva, caldo e umido come un sospiro, le grigiazzurre guglie del Duomo, come un sospiro delicate.
Laggiรน Cecilia nasconde il dolore e la collera e la vergogna: a me non manda che quelle che intravvedo sul marciapiede di fronte, perverse e disperate, impazienti e sospettose messaggere: le stregheยป.
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