Ruota intorno alle fonti rinnovabili l’Earth Day 2025, la giornata mondiale di sensibilizzazione sulle questioni ambientali fondata nel 1970 e celebrata il 22 aprile in oltre 190 paesi attraverso piccole e grandi iniziative territoriali curate da circa 200mila organizzazioni. Un focus accompagnato da un preciso appello, come si legge sul sito ufficiale della manifestazione:
«Chiediamo che la produzione di energia rinnovabile a livello globale venga triplicata entro il 2030».
Urgenze e opportunità
Il comunicato dell’Earth Day 2025 riporta anche alcuni dati sul settore a livello globale: «Le energie rinnovabili rappresentano un’enorme opportunità economica e creeranno 14 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale». Un’opzione fondamentale per ridurre le emissioni di gas serra che diventa sempre più credibile su larga scala: «Nel 2023, il valore delle energie rinnovabili a livello mondiale ammontava a 1,21 trilioni di dollari e si prevede che crescerà del 17,2% all’anno dal 2024 al 2030. Le energie rinnovabili possono innescare una rivoluzione umanitaria: per la prima volta nella storia, abbiamo la possibilità di fornire energia praticamente illimitata e a basso costo a tutti».


Rinnovabili in Italia
In Italia le risorse low carbon sono già potenzialmente in grado di coprire il fabbisogno energetico. Lo evidenzia il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, pubblicato il mese scorso, del Network 100% Rinnovabili, che presenta 40 elementi fondamentali per scenari che realizzino questa transizione. «In Italia, analogamente ad altri paesi, le rinnovabili sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno di energia, sia attuale, sia dei prossimi anni, utilizzando in modo integrato le diverse fonti, adeguando e gestendo in modo intelligente le reti, governando la domanda e migliorando l’efficienza e il risparmio energetico, investendo in sistemi di accumulo». Si tratta insomma di far evolvere l’intero sistema, al di là della tipologia produttiva, verso un utilizzo razionale delle risorse.
Solare ed eolico integrati
Secondo il rapporto le due fonti più economiche e scalabili il solare e l’eolico, sviluppati in modo però integrato così da ottimizzare la diversa produzione stagionale senza aumenti nelle bollette, permetterebbero una decarbonizzazione veloce e a basso costo. Rappresentano, inoltre, un “uso” di suolo (non un “consumo”) molto limitato e risultano integrabili con altre attività, come l’agricoltura e il pascolo, oppure all’interno di parchi che nel contempo tutelino la biodiversità, in particolare di avifauna e insetti impollinatori.
Il quadro attuale
Per rispettare il target basso al 2030 del “Piano nazionale integrato per l’energia e il clima” (Pniec) la quota annua di impianti installati dovrebbe aumentare in tutte le regioni italiane. Secondo dati citati dal presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, sono in ritardo in particolare Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta: il numero di impianti a fonte rinnovabile dovrebbe triplicare rispetto a quelli installati negli ultimi tre anni. Il quadro normativo però non sempre segue l’indirizzo europeo, ha ricordato Ronchi: «L’articolo 5 della legge 101 del 2024 vieta il fotovoltaico a terra nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici vigenti, anche se sono zone marginali, anche se non coltivate, anche quando gli impianti non generano disturbo alle coltivazioni».
La chimera del nucleare pulito
E il nucleare? «In Italia è in corso una campagna a senso unico, senza contradditorio, che punta a far credere che, per decarbonizzare l’energia, sia necessaria una quota significativa di energia nucleare» si legge nel documento. La realtà sarebbe ben diversa: «La fattibilità e la sostenibilità economica dei nuovi reattori proposti è da verificare e della tecnologia di questi nuovi reattori non esiste alcun impianto realizzato in Occidente». L’Italia inoltre è un Paese densamente popolato, con un diffuso rischio sismico, vaste aree a rischio di alluvione e frane e ancora privo di un deposito per i rifiuti radioattivi che anche gli impianti Smr (Small modular reactors) inevitabilmente producono. E l’effetto di questa narrazione sarebbe solo uno, afferma il network:
«Quello di frenare lo sviluppo possibile, necessario e conveniente delle rinnovabili».