Sono almeno quattro i pazienti morti nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Nasser di Khan Younis, a sud della Striscia di Gaza, per l’interruzione dell’elettricità e del flusso di ossigeno seguita al raid dell’esercito israeliano di giovedì 15 febbraio. I militari hanno preso d’assalto la struttura sostenendo di avere informazioni sulla presenza dei corpi di alcuni ostaggi presi il 7 ottobre. Appare dunque chiaro che la situazione e l’atteggiamento del governo israeliano non accenna a placarsi, nemmeno dopo le recenti dichiarazioni di Stati Uniti e Vaticano.
In particolare, la Santa Sede, per voce del cardinale Parolin, si è detta «sdegnata per la carneficina» contro Gaza, «sproporzionata» e non giustificata nemmeno dal diritto alla difesa.
Guarda il video dell’assalto all’ospedale di Nasser
Pazienti e personale a rischio dopo il raid
Riguardo al raid contro l’ospedale di Nasser, il ministero della sanità di Gaza, come riporta Al Jazeera, ha affermato in una nota:
«Riteniamo le forze di occupazione israeliane responsabili della vita dei pazienti e del personale, considerando che il complesso è ora sotto il loro pieno controllo».
E inoltre, affermando che due donne hanno partorito in condizioni “disumane”, senza elettricità, acqua e riscaldamento: «Facciamo appello a tutte le istituzioni internazionali affinché intervengano rapidamente per salvare i pazienti e il personale dell’ospedale Nasser prima che sia troppo tardi». Dura condanna anche da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, attraverso il portavoce Stephane Dujarric citato dai media internazionali: «Ribadiamo ancora una volta che gli ospedali devono essere tenuti fuori dai combattimenti, non devono essere soggetti ad alcun tipo di azione militare. Qualsiasi tipo di azione militare contro un ospedale deve essere condannata».
La furia implacabile di Netanyahu
Nel frattempo però, il primo ministro Netanyahu, non sembra curarsi nemmeno del progressivo distacco degli alleati storici, gli Usa, che avvertono che «un attacco di terra israeliano a Rafah con 1,4 milioni di persone sarebbe un “disastro” senza un piano di evacuazione plausibile».
Il contestato leader del Likud continua infatti sulla sua (disastrosa) strada, affermando che Israele continuerà a «opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese” poiché sarebbe «un’enorme ricompensa per un terrorismo senza precedenti».