«È chiaro che i Paesi occidentali debbano prendersi una responsabilità storica, riuscendo quindi a dare sempre più spazio a tutte e a tutti le attiviste che in giro per il mondo si battono e rischiano tantissimo per smascherare contraddizioni che ci travolgono».
Non hanno dubbi gli attivisti dei Fridays For Future riuniti a Torino per la plenaria di apertura dei lavori del secondo meeting europeo del movimento, che proseguirà fino al 29 luglio, previsti ben 500 partecipanti da 500 paesi. Il tema centrale, per i giovani attivisti è la decolonizzazione:
«È un tema di cui spesso si parla, ma altrettanto spesso non si prendono le proprie responsabilità. Quindi non siamo tutti sulla stessa barca, siamo sullo stesso mare in tempesta».
Workshop, assemblee, conferenze: il programma dei cinque giorni di Climate Social Camp torinese è intenso e variegato. Gli attivisti si dicono delusi dalla Cop26 di Glasgow, la Conferenza annuale delle Nazioni unite sul cambiamento climatico dello scorso novembre.
E tra i molti punti che criticano c’è proprio l’atteggiamento nei confronti dei paesi in difficoltà, ai quali continuano ad essere negati fondi sufficienti per una giusta transizione ecologica e una ripresa socio economica.
E mentre Greta Thunberg è apparsa in collegamento streaming da remoto dalla Svezia, complimentandosi e incitando i suoi compagni e le sue compagne di lotta, i giovani attivisti si preparano allo sciopero globale del clima, previsto per il 23 settembre.
Visualizza questo post su Instagram