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Un elefante africano nel suo habitat naturale
Secondo la regola di Allen, gli animali, in climi più caldi, hanno appendici più grandi per facilitare lo scambio di calore e migliorare la propria termoregolazione. Le orecchie degli elefanti, grandi e ottime per dissipare il calore, sono un esempio classico

Gli animali stanno cambiando dimensioni a causa del riscaldamento globale?

Due studi, pubblicati rispettivamente su Trends in Ecology & Evolution e Science Advances, suggeriscono che, per superare l’innalzamento delle temperature e i cambiamenti nelle precipitazioni e umidità, alcune specie stiano modificando le dimensioni del proprio corpo

1 Dicembre, 2021
3 minuti di lettura

Noi esseri umani stiamo cercando di comprendere quell’iperoggetto (per usare l’espressione coniata dal filosofo Timothy Morton, ndr) che è il riscaldamento globale e tentando di imboccare la strada della transizione ecologica per contenerne gli effetti. Quali sono, invece, le risposte alla crisi climatica del mondo animale? Recentemente due studi suggeriscono che, per superare l’innalzamento delle temperature e i cambiamenti nelle precipitazioni e umidità, alcune specie stiano modificando le dimensioni del proprio corpo.

Becchi e orecchie più grandi…

Il primo articolo, pubblicato su Trends in Ecology & Evolution, è una review, un compendio degli studi già condotti sui cambiamenti nelle dimensioni delle appendici degli animali in risposta a un aumento delle temperature. Ma facciamo un passo indietro.

Per regolare la temperatura interna, gli animali possono utilizzare le proprie appendici: becchi, ali, orecchie, code e zampe sono parti del corpo che svolgono la funzione di scambiatori di calore, soprattutto negli animali a sangue caldo (detti endotermi), la cui temperatura corporea è mantenuta costante grazie a fini regolazioni.

Secondo la regola di Allen, gli animali, in climi più caldi, hanno appendici più grandi per facilitare lo scambio di calore e quindi migliorare la propria termoregolazione. Un esempio conosciuto sono le grandi orecchie degli elefanti africani, ottime per dissipare il calore.
I dati raccolti dagli scienziati nella review comprendono misurazioni a lungo termine provenienti da collezioni museali, ricerche su campo ed esperimenti di laboratorio. Essi indicano che le appendici degli animali endotermi stanno cambiando le proprie dimensioni in risposta al cambiamento climatico e al riscaldamento a esso associato. Cosa significa? Temperature più alte hanno portato, ad esempio, all’aumento delle dimensioni del becco di uccelli quali il fringuello terricolo medio delle Galàpagos (Geospiza fortis), e orecchie, code, zampe e ali più grandi in mammiferi quali pipistrelli e soricidi (toporagni).

 

Un esemplare di fringuello delle Galapagos, Geospiza fortis
Le temperature più alte hanno portato all’aumento delle dimensioni del becco di alcuni uccelli. Tra questi, il fringuello terricolo medio delle Galàpagos (Geospiza fortis) (Foto:Wikipedia)

 

… e corpi rimpiccioliti

La ricerca pubblicata su Science Advances, si è invece occupata dei cambiamenti nelle dimensioni degli uccelli che vivono nella foresta amazzonica. Sono state raccolte le misure di massa corporea, lunghezza delle ali e rapporto tra questi due valori di migliaia di individui, appartenenti a 77 specie, in un arco di tempo di 40 anni. In questo caso, per capire cosa sta accadendo, dobbiamo fare riferimento a un’altra regola ecogeografica, quella di Bergmann.

La regola di Bergmann pone in relazione la latitudine a cui si trova un animale con la sua massa. Nello specifico, asserisce che nell’ambito di una stessa specie, la massa corporea è direttamente proporzionale alla latitudine e inversamente proporzionale alla temperatura.

Gli uccelli della foresta Amazzonica sembrano rispondere alla crisi climatica con un ulteriore “alleggerimento”: tutte le specie esaminate hanno subito una diminuzione della propria massa dai primi anni ’80, e un terzo ha mostrato anche un aumento della lunghezza delle ali che ha portato a un decremento del rapporto tra massa e lunghezza delle ali nel 69% delle specie. In particolare, le variazioni morfologiche sembrano adattarsi soprattutto alle precipitazioni stagionali rispetto alla temperatura.

 

Guarda il video sulle regole ecogeografiche 

 

Gli scienziati attribuiscono i risultati ottenuti alla necessità di risparmiare energie per affrontare l’aumento delle temperature. Le modificazioni morfologiche stagionali e a lungo termine indicano entrambe una risposta al riscaldamento globale, invasivo nelle sue conseguenze anche nel cuore della più grande foresta pluviale del mondo.

 

Un pappagallo Arara Amazon, variopinto su base verde
A quanto pare dai primi anni ’80 gli uccelli della foresta Amazzonica hanno risposto alla crisi climatica diminuendo la propria massa. Nella foto, un esemplare di Arara Amazon

 

Qual è il peso della crisi climatica su questi cambiamenti?

Entrambi i lavori suggeriscono una direzione di ricerca verso la comprensione degli effetti della crisi climatica sulla fauna selvatica e la previsione di tali effetti. Ma non è semplice come sembra: in realtà è molto complesso capire quale sia effettivamente il peso del riscaldamento globale sui cambiamenti delle dimensioni degli animali.

La stessa termoregolazione dipende da numerosi fattori intrecciati tra loro che rendono estremamente difficile puntare il dito su un solo colpevole. È anche vero che lo stesso riscaldamento globale interferisce su una miriade di variabili e, quindi, in un modo o nell’altro, influenza le modificazioni morfologiche negli animali. C’è ancora tanto da conoscere e imparare e molte domande ancora aperte: quanto sono diffuse le modificazioni morfologiche in relazione al cambiamento climatico?

Cosa determina maggiormente questo fenomeno? C’è una relazione tra la modificazione nella dimensione delle appendici e la fitness – la misura della capacità riproduttiva e di sopravvivenza di un organismo in un dato ambiente, rispetto a un altro individuo della stessa specie – e se è così, tracciare i cambiamenti morfologici può essere utile per la progettazione di interventi di conservazione? Siamo solo all’inizio.

 

Guarda il video dello studio sullo shape-shifting animale 

Mielizia

Saperenetwork è...

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.
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