Guarda con i tuoi occhi, solo con i tuoi. Foto ricordo di Laura Conti

Dall'estate del 1976 alla primavera del 1986, dal disastro di Seveso a quello di Chernobyl. In mezzo, il Vietnam, il Napalm, lo stravolgimento ambientale in Italia e nel mondo. Laura Conti e il suo sguardo lucido, da medica e politica, nel ricordo di Fabrizio Carbone  LEGGI TUTTO IL DOSSIER Il mio omaggio visivo a Laura con un'opera inedita di FABRIZIO CARBONE /  Gli occhi di Laura. Uno sguardo scomodo sul presente di CHIARA CERTOMÀ / Laura torna in libreria. Intervista a Marco Martorelli di MARCO FRATODDI / Perché fu preziosa per noi di ERMETE REALACCI / A proposito di Laura Conti, madre dell'ecologismo italiano di MASSIMO SCALIA  LE OPERE LETTERARIE Cecilia e le streghe, fra poesia e noir / Una lepre con la faccia di bambina di LOREDANA LUCARINI  LA BIOGRAFIA Sulle tracce di Laura Conti, il volume di Valeria Fieramonte di MICHELE D'AMICO

31 Marzo, 2021
2 minuti di lettura
Il disegno di Fabrizio Carbone dedicato a Laura Conti

 

I miei primi ricordi di Laura Conti fanno data all’estate del 1976. Dopo il disastro di Seveso lessi i suoi scritti sull’atroce vicenda che inquinò di diossina una zona sia agricola che industriale della Lombardia e ne rimasi fortemente colpito per l’acutezza della sua analisi, per l’approccio al problema non solo da medico ma da vero politico. Così la contattai al telefono, allora lavoravo alla redazione romana de La Stampa, per congratularmi e per sapere di più su Medicina Democratica. Ferma e gentile allo stesso tempo mi spiegò molte cose importanti. La combinazione volle che pochi mesi dopo, grazie a un gruppo di medici e sindacalisti della Cgil, ebbi l’opportunità di fare una viaggio di tre settimane in Vietnam, partendo da Hanoi, a pochi mesi dalla fine della guerra vinta dal Nord contro gli Usa. L’indimenticabile direttore Arrigo Levi mi spedì come inviato speciale del giornale torinese. Così lo dissi a Laura e ricordo una cosa importante che mi disse: «Guarda con i tuoi occhi, e solo con i tuoi».

 

 

Lesse poi i tre articoli usciti e mi disse che ero stato un po’ troppo dalla parte dei vincitori, troppo schierato. Parlammo del Napalm, degli effetti sulla popolazione e sull’ambiente. Le feci vedere alcune foto: fu colpita dai volti di tante donne. Le regalai una stampa in bianco e nero. Ci fu un lungo periodo di silenzio fra noi che riprese in modo molto importante nel 1986 dopo il disastro di Chernobyl. Allora ero in forza alla redazione romana del settimanale Panorama. Entrai a far parte della Lega per L’Ambiente, così si chiamava allora, per iniziativa di Ermete Realacci che mi “promosse” a consigliere nazionale. Così incontrai di nuovo Laura Conti  e l’anno successivo, 1987, iniziai a collaborare con Nuova Ecologia per iniziativa dell’allora direttore Paolo Gentiloni.

 

Leggi anche >  Perché la Conti fu preziosa per noi

 

Telefonai più volte a Laura per parlare dello stravolgimento ambientale in atto nel mondo e per quello che accadeva in Italia. Erano colloqui che avevano scadenze fisse: ogni 10-15 giorni. Laura era stata eletta deputata del Pci, partito al quale aderivo, e anche questo fu motivo di fratellanza. «C’è Laura, c’è Laura!». Ricordo queste parole eccitate e felici nella sede di Nuova Ecologia, nella palazzina di via Savoia a Roma. Ma non ricordo la data esatta. Le fantastiche colleghe Fulvia Fazio, Cecilia Mastrantonio, Silvia Zamboni, Renata Ingrao e Nicoletta Tiliacos accoglievano l’ecologista per eccellenza come fosse stata la loro mamma. Forse fu quella l’occasione in cui ci facemmo tutti insieme una foto ricordo. Certo fu l’ultima volta in cui la vidi. O forse questi sono i ricordi che ci teniamo stretti, ma sono solo sogni.

Ps.  La direzione di Saperambiente mi ha chiesto un disegno per ricordare Laura Conti. Quello che trovate all’inizio della pagina è un inno alla sua primavera.

 

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