Il Gran Sasso rosa all'alba, nel video di Fernando di Fabrizio
Un fotogramma del video dedicato al Gran Sasso all'alba, realizzato da Fernando Di Fabrizio

Il Gran Sasso resta rosa sostenibile

L’illuminazione artificiale del "paretone", in occasione del Giro d’Italia a Prati di Tivo, alla fine è stata evitata. Un pericolo scampato, una vittoria ambientale e soprattutto culturale. Perché commercializzare la Natura a favore di like sui social non porta mai nulla di buono
3 Giugno, 2024
1 minuto di lettura

La notizia sembrò subito particolarmente stravagante. I responsabili organizzatori del Giro d’Italia in bicicletta, la Rcs, avevano lanciato la grande idea del 2024 al momento di svelare tutti i particolari della grande kermesse, la seconda al mondo dopo il Tour de France. Illuminare di rosa tutti i luoghi più significativi dove sarebbe passato il Giro. Era la fine del gennaio scorso e tra i punti iconici da illuminare a giorno c’era anche il “paretone” del Corno Grande, lo strapiombo che precipita dalla cima del Gran Sasso, la vetta più alta dell’Appennino, quasi 3 mila metri. Un bel fascio di forte luce rosa, lo stesso colore della maglia del primo classificato.

 

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La società civile in difesa del Corno Grande

La reazione fu immediata da parte di Tommaso Navarra direttore del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, un’enorme area protetta di 140 mila ettari, luogo di eccellenza, sito di importanza comunitaria (SIC), inserito nella lista d’onore dell’Uicn l’unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Navarra fu affiancato da tutte le associazioni della società civile, dagli ambientalisti agli alpinisti del Club Alpino Italiano e le guide forestali. Contro il presidente del Parco tutti i comuni delle tre regioni confinanti di Abruzzo, Lazio e Marche.

Quel rosa “instagrammabile” incurante di orsi, lupi e camosci

Il Corno Grande di rosa illuminato avrebbe fatto il giro di tutti i social del mondo portando fama, gloria e onori. «Con appena un spesa di 300 mila euro il ritorno economico sarà importante», era la frase ricorrente di tutti quelli a favore, indifferenti al fatto di disturbare la pace e la bellezza di una natura importante, popolata di pochissimi orsi, molti camosci e anche lupi. Saperambiente accolse l’appello di Navarra e pubblicò la storia sperando nel ravvedimento di chi aveva avuto l’idea.

 

L'aquila del Gran Sasso in un disegno di Fabrizio Carbone
L’aquila del Gran Sasso in un disegno di Fabrizio Carbone

Solo la luce della luna

In silenzio, nel buio totale dell’informazione a larga tiratura sia stampata che visiva, l’illuminazione non ci fu. La zona di Prati di Tivo dove arrivò la tappa restò tranquillamente al buio.

Al tramonto ci fu un lieve color rosato sulle rocce. Di notte la luna illuminò il Corno Grande. Un piccolo miracolo, uno dei pochi purtroppo che accadono oggi in un periodo di tanta decantata sostenibilità.

A proposito una notizia forse inedita: il Ministero dell’Ambiente che aveva assunto il nuovo nome per la Transizione Ecologica è tornato a essere Ministero dell’Ambiente con un’aggiunta: per la Sicurezza Energetica. Chissà che vorrà dire.

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