Otto orsi all’anno da abbattere, per i prossimi 3 anni. L’intento? Quello di «Assicurare la pubblica sicurezza e la tutela dell’economia di montagna». Questo il nuovo disegno di legge presentato dalla giunta di destra della Provincia Autonoma di Trento (PAT). La proposta arriva dopo la morte per avvelenamento di alcuni orsi, episodio di cui è occupata la trasmissione Mi Manda RaiTre il 7 gennaio scorso. Decisamente allarmate le associazioni per la tutela di animali e territorio. Per l’Oipa quello delle autorità trentine è un attacco alla biodiversità: «La Provincia autonoma di Trento è ormai diventata maglia nera in tutela della biodiversità. Non adotta misure di prevenzione per mettere in sicurezza escursionisti e animali e ragiona solo in termini di abbattimento, contro ogni normativa europea e contro l’articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità».
Visualizza questo post su Instagram
In un comunicato il Wwf italiano prende atto che «Prosegue la linea politica anti-scientifica sulla gestione degli orsi della PAT, che negli ultimi anni ha completamente dimenticato quale sia una corretta strategia che tenga conto sia degli aspetti biologici che sociali».
«Il tempo scorre, cambiano gli Assessori, c’è una nuova Giunta. Solo una cosa resta immutata in Trentino: il sanguinario desiderio di vendetta di Fugatti, che ora prende le forme di un disegno di Legge provinciale che prevede l’uccisione di otto orsi l’anno per ciascuno dei prossimi tre anni. Non c’è più neppure il bisogno di appiccicargli addosso l’etichetta di pericolosi o confidenti, quegli orsi saranno messi a morte solo ed esclusivamente per tentare di mascherare l’improvvisazione politica di Fugatti e la sua totale inadeguatezza al ruolo»,
è la decisa presa di posizione della Lav in un comunicato. Per il Wwf la decisione è scellerata, perché si dovrebbe invece organizzare campagne di informazione mirate, investire nella diffusione di misure di prevenzione e permettere alla popolazione di orsi del Trentino di ampliare l’areale attuale in modo naturale, intervenendo su quelle barriere antropiche che ne rallentano la dispersione. «(…) Sono passi nell’unica direzione possibile per garantire un futuro all’orso sulle Alpi e allo stesso tempo conoscenza e sicurezza per le comunità locali».