Recente è la notizia sulla cattura dell’orso M49, Papillon. Per due volte è riuscito a scappare dal suo recinto nel Centro di recupero della fauna alpina di Casteller, Trento. Le associazioni animaliste hanno fatto sentire la loro voce e il Wwf auspica che l’esemplare venga rimesso in libertà, in quanto la struttura si è rivelata inadeguata a contenere la vivacità dell’animale, che non si è mai mostrato pericoloso verso l’uomo.
? #M49 di nuovo catturato ?
La gestione degli #orsi da parte della Provincia di #Trento è inconcepibile.Il #WWF si auspica che #Papillon venga rimesso in #libertà con un efficace sistema di monitoraggio e chiede di istituire una #TaskForce ▶️ https://t.co/Kiklbdp1xy pic.twitter.com/lxNkZ1yzLq
— wwfitalia (@WWFitalia) September 7, 2020
L’orso e il bambino
Nelle stesse zone, pochi mesi fa, un altro orso è stato sotto i riflettori: ricordiamo il suo incontro con un bambino, immortalato dal padre in un video divenuto virale. È stato sottolineato come il comportamento di padre e figlio sia stato esemplare: parlare con un tono di voce tranquillo, camminare senza fretta, facendo quasi finta di nulla, è stato fondamentale nell’evitare incidenti. Il consiglio più importante è comunque quello di non allontanarsi mai dai sentieri nei boschi dove si è registrata la presenza degli orsi, in quanto loro riconoscono i luoghi frequentati dagli uomini e ne restano alla larga.
L’orso esce dai cespugli ma il bambino non perde la calma IL VIDEO #ANSA
https://t.co/rnJI6NSRKV— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) May 25, 2020
Animali selvatici e “terzo paesaggio”
Anche in un tempo in cui il ruolo della natura tende ad essere marginalizzato, il rapporto tra l’uomo e gli animali selvatici continua ad essere sulle prime pagine dei giornali e sembra destinato a crescere. Secondo l’Inventario nazionale delle foreste del 2015, negli ultimi dieci anni le superfici boschive hanno recuperato lo 0,6% del territorio italiano, risultato non trascurabile se si pensa che contemporaneamente nelle zone urbane il consumo di suolo continua ad aumentare. Lo stesso trend si ritrova in tutta Europa, dove di pari passo si ritrova il fenomeno dello spopolamento e domina il “terzo paesaggio”, quello dell’abbandono.
Il bosco che avanza
In questo quadro, la possibilità di incontri particolari nelle nostre passeggiate è reale. Ma non tutti gli animali sono da temere. Il libro Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso di Riccardo Rao (Utet, 2018) parla di un’altra specie, il lupo, la cui popolazione nell’ultimo quarantennio è notevolmente cresciuta, e solo in Italia si è più che decuplicata. Il suo ritorno è in stretta correlazione con l’avanzata del bosco e sempre più frequenti sono i suoi avvistamenti nei pascoli e al limitare delle zone boschive.
Lupo o capro espiatorio?
Nel libro, Rao ci accompagna nei secoli ripercorrendo la storia di questo animale, spesso perseguitato senza colpe. Il lupo infatti è protagonista di storie per bambini e miti folkloristici, in cui ha assunto sempre il ruolo di bestia feroce.
Consultando però la letteratura scientifica, racconta lo scrittore, ci si rende conto che il terrore è ingiustificato: il lupo non è identificato come specie antropofaga, ma piuttosto i rischi legati alla sua presenza riguardano il bestiame, a cui è costretto a ripiegare per la mancanza di selvaggina, sterminata dall’uomo e dall’inquinamento.
L’animale da evitare siamo noi
L’antidoto più efficace contro la paura, suggerisce l’autore, è cercare quadri mentali adattati alla realtà contemporanea entro cui organizzare nuovamente la presenza della natura nella nostra vita. A ben vedere, infatti, il lupo può avere il ruolo di assicurare un equilibrio tra le specie. E quanto all’uomo? Meglio evitarlo, parola di lupo.