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Il dipinto di Maria Prymachenko, "Paura della guerra"
Il dipinto di Maria Prymachenko, "Paura della guerra"

Maria Prymachenko e i suoi animali fantastici contro la guerra

Ammirata da Picasso e da Chagall, l'artista contadina ucraina, autodidatta, dipinse creature mitiche, fiori, natura e soprattutto animali dalle forme trasfigurate e i colori vivissimi. Le sue opere hanno spesso un messaggio di pace, attualissimo in questi giorni
7 Marzo, 2022
3 minuti di lettura

Paura della guerra, questo il titolo, oggi emblematico, che Maria Prymachenko aveva dato a un suo dipinto che però è senza data. Su fondo di un lilla violaceo uno dei suoi tanti animali mitici sembrava lanciare una lingua a forma di fiamma che avanzava al centro di una fila di denti aguzzi e spaventosamente pronti a colpire. Questo quadro può aprire bene una pagina di arte e storia che forse stride nel momento dell’invasione armata e distruttiva di un paese come l’Ucraina, quattro volte l‘Italia, poco conosciuto ai più se non per il disastro nucleare che colpì Chernobyl il 26 aprile 1986 quando era parte dell’Unione Sovietica.

La guerra, se si pronuncia questa parola nella Russia di oggi si finisce arrestati, ci toglie il fiato e ci distrae da piccole storie che hanno però grandi personaggi come protagonisti.

 

Maria Prymachenko mentre dipinge
Maria Prymachenko, nata in una famiglia di contadini ucraini nel 1909, imparò a dipingere da sola, con colori naturali. I suoi animali mitici e i fiori dai colori vivaci incantarono anche Picasso, che la definì un genio (Foto: Facebook)

 

Maria Prymacenko è una di loro. Figlia di contadini del villaggio di Bolotnya, aveva avuto la polio da piccolissima ma era fortunatamente sopravvissuta per poi riprendersi bene in forze. Era nata nel 1909 e da bambina aveva guardato in faccia la rivoluzione che abbatté gli Zar e che portò alla vittoria del Bolscevismo e all’inizio dell’Urss, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

 

    Guarda il video con i dipinti di Maria Prymachenko

 

La grande storia la sfiora appena: Maria vive tutto questo con gli occhi spalancati di chi deve fare di tutto per andare avanti e sopravvivere. Il lavoro nei campi, la fatica fisica e poi, in casa, il disegno. I colori difficili da trovare, la carta ancora più difficile. Eppure per Maria Prymachenko la strada è segnata ma non si muove dalla casa paterna, si ritaglia uno “studio” per lavorare e impara tutto da sola. È una pittrice “rurale”e il fatto che sia autodidatta non toglie nulla a una vera storia di artista.

Lavora nel suo villaggio natio e alterna pittura su cartone, tela e legno alla ceramica, a sculture in cartapesta. Dice e racconta di raccogliere i suoi sogni, di ritrovare i miti e le storie della cultura contadina. Gli animali che costruisce incantano e stupiscono per la varietà delle forme e dei colori.

 

Un dipinto di Prymachenko: un'oca e un pavone su sfondo verde
Un altro dipinto di Prymachenko, raffigurante altri animali fantastici. La pittrice raccontava di raccogliere i suoi sogni, mischiandoli alle fiabe e alla cultura contadina (Fonte: Facebook)

 

Maria Prymachenko scavalca frontiere e cortine di ferro e i suoi lavori arrivano a Parigi dove li vede, in mostra, Pablo Picasso e ne resta incantato. La definisce un “genio”. Anche Marc Chagall l’ammira. Lei è infaticabile e prosegue senza soste nella sua scoperta delle favole che si raccontano nei villaggi. Poi le riporta coi pennelli esaltando violentemente animali e fiori, trasfigurando le forme, felice di poter raccontare così la natura che la circonda e che è ricca di foreste, montagne e laghi che sono la cornice dei suoi incantesimi.

 

 

La pittrice morirà nell’agosto del 1997 a 88 anni. Ha visto tutto: dalla nascita dell’Urss alla caduta del muro di Berlino, seguendo la sua strada impervia e dura, difesa dalla gioia di disegnare sempre.

È un’eroina dell’arte e a Kiev viene cambiato nome a un grande viale per onorarla.

A Ivenkiv nel piccolo museo della tradizione popolare e contadina vengono portati 25 suoi lavori in una mostra permanente che racconta le tappe fondamentali della sua storia.

 

Ed ecco che il finale sorprende, angoscia, sconvolge. Il piccolo museo è attaccato e distrutto dalle forze armate russe. Si pensa che tutto sia andato perduto, anche i lavori della Prymachenko. Ma non è così perché i quadri, forse tutti ma ancora non se ne ha la certezza, vengono salvati dal coraggio di qualcuno di cui non si conosce il nome. È Anastasiia Prymachenko  a raccontarlo al quotidiano inglese The Times. E questa felice notizia la riportiamo così come l’abbiamo letta.

 

Lucciole nel bosco, dipinto di Fabrizio Carbone
Lucciole nel bosco: così Fabrizio Carbone omaggia Maria Prymachenko

 

La paura della guerra, il titolo di  uno dei suoi quadri più forti, è allora anche il titolo di coda di una storia piccola di fronte a quanto sta accadendo. Chi scrive si sente molto vicino all’artista ucraina e vuole omaggiarla con un suo lavoro di lucciole nel bosco così come forse lei avrebbe voluto e saputo dipingere.

 

 

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Mielizia

Saperenetwork è...

Fabrizio Carbone
Fabrizio Carbone
Giornalista professionista dal 1970, Fabrizio Carbone ha lavorato alla redazione romana de “Il Resto del Carlino” (nel 1972 da New York), de “La Stampa” e di “Panorama”. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News.
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