Matto come un cavallo

Fu un cavallo di nome Marco il primo a rompere i muri dei manicomi italiani. Una storia commovente e viva nel ricordo di molti. E materialmente presente in una installazione di legno e carta pesta che ancora gira per lโ€™Italia LEGGI TUTTO IL SERVIZIO
13 Maggio, 2020
4 minuti di lettura

Se รจ vero, come diceva Vasilij Kandinskij, che lโ€™arte โ€œoltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla e indica il contenuto del futuroโ€, allora lโ€™opera collettiva Marco Cavallo, fu ed รจ tuttโ€™ora Arte allo stato puro.

Un cavallo di nome Marco

Per ripercorrere la storia del cavallo azzurro che nel 1973 ruppe i muri del manicomio di Trieste bisogna risalire al 1959 quando in quellโ€™ospedale psichiatrico ย arrivรฒ Marco, un cavallo adibito al traino del carretto con la biancheria per la lavanderia e i rifiuti della mensa.

 

Guarda il video sull’ex ospedale psichiatrico di Trieste

ย 

 

Silenzioso e laborioso come sanno essere molti animali che lavorano con gli uomini, Marco si fece presto strada nel cuore dei pazienti dellโ€™ospedale.

Una presenza rassicurante, che portava cura e igiene. Come per tutti anche per Marco arrivรฒ il momento del pensionamento. Certamente a un cavallo non sarebbe spettato un meritato riposo, ma un mattatoio: questo i pazienti del manicomio lo intuirono subito.

Il dolore per la triste fine che stava attendendo il loro amico, lโ€™empatia stabilita con lui negli anni, e il senso dโ€™ingiustizia davanti al mancato riconoscimento delle fatiche dellโ€™animale, mossero il cuore dei pazienti. E siccome quando sei matto puoi pensare diversamente,ย  credere nellโ€™impossibileย  e non porre limiti alla tua immaginazione, allora i matti ascoltarono il sussurro del cavallo e sotto sua dettatura scrissero una lettera allโ€™allora presidente della Provincia di Trieste, Michele Zanetti.

ยซIl mio nome รจ MARCO, di professione cavallo da tiro tuttofare. Devo compiere ancora i 18 anni e, pertanto, non mi sento affatto vecchio (โ€ฆ) รˆ con profonda costernazione perciรฒ, che apprendo che la Giunta Provinciale da Lei presieduta ha deciso la vendita della mia povera carcassa al miglior offerenteยป la lettera proseguiva chiedendo unย  ยซdignitoso pensionamentoยป.

La Provincia di Trieste accolse la richiesta affidando il cavallo alle cure dei pazienti che si sarebbero fatti carico anche delle spese per il suo sostentamento.

 

Michele Zanetti
Michele Zanetti รจ un politico, accademico e dirigente pubblico italiano. รˆ stato presidente della provincia di Trieste dal 1970 al 1977

Lโ€™umanitร  nascosta

Fu una vittoria per tutti: il riconoscimento di una voce che partendo dallโ€™interno del manicomio, raggiungeva le istituzioni e da queste era accolta. Il paziente psichiatrico (nella veste di un cavallo, quindi effettivamente ancora non del tutto umano) fu preso in considerazione come entitร  con cui poter interloquire. La partecipazione empatica dei pazienti verso le sorti del cavallo Marco, la loro spontanea proposta di farsi carico dellโ€™animale, lโ€™irriverente lettera con cui il cavallo implorava il buon cuore di un โ€œdemocratico โ€“ cristiano pieno di sensibilitร โ€, metteva in mostra unโ€™umanitร  nascosta.

 

operatori psichiatrici e pazienti con Marco Cavallo
Operatori psichiatrici e pazienti sfilano con Marco Cavallo

 

Il manicomio si mostrava contenitore di vite capaci di provare profondi sentimenti, in grado di osservare con intelligenza la societร , tanto da sapersi destreggiare sulle corde della satira, capaci di scegliere di prendersi delle responsabilitร  per difendere i piรน deboli, in grado di unirsi per portare avanti una richiesta.

La forza dei pazienti fu mostrata dalla sensibilitร  del loro cuore, dallo slancio di affetto e di riconoscenza verso la fatica di un animale. Forse fino a pochi anni prima lโ€™empatia di chi sapeva soffrire per le sorti di un animale sarebbe apparsa ridicola fragilitร , ma i tempi erano maturi per iniziare a riconoscere, non solo poeticamente, la forza della delicatezza e restituire agli esseri umani il diritto di esprimerla.

 

Il cavallo azzurro

Lโ€™anno successivo iniziรฒ presso il manicomio San Giovanni di Trieste un laboratorio artistico tenuto dal coreografo Giuliano Scabia e dallโ€™artista Vittorio Basaglia, cugino dello psichiatra Franco. Lโ€™idea era quella di costruire insieme ai pazienti una grande opera in cartapesta. Si decise di fare un cavallo e dipingerlo di blu. Lโ€™animale avrebbe portato nella sua pancia i sogni e i desideri dei pazienti del manicomio. Per questo fu deciso di farlo molto grande: 4 metri di altezza retti da una impalcatura in legno che si sarebbe mossa su una struttura a ruote progettata da Scabia. Senza esitazione il cavallo fu chiamato Marco, in ricordo del primo cavallo che era riuscito a portare la voce dei matti fuori dal manicomio. Anche a lui fu affidato il compito di portare fuori dal manicomio le storie dellโ€™umanitร  nascosta al suo interno.

 

Marco Cavallo
Marco Cavallo รจ una scultura di legno e cartapesta in forma di “installazione” e “macchina teatrale”. L’opera fu realizzata nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste

 

Crollano i muri

Il 24 febbraio lโ€™animale di legno e cartapesta era pronto a uscire. Nella sua pancia erano contenuti i desideri piรน concreti che andavano dalle scarpe agli orologi al fiasco di vino, ma anche quelli piรน astratti che comprendevano porti, voli, corse, fino ad arrivare allโ€™ampio concetto di libertร . Nel guardare lโ€™animale cosรฌ carico di sogni e aspettative, cosรฌ grande per doverli contenere tutti, improvvisamente quella sera ci si rese conto che materialmente non passava dalla porta del manicomio.

 

Lo psichiatra Giuseppe dell'Acqua
ย Giuseppe dell’Acqua, psichiatra eย  scrittore salernitano, collaboratore di Franco Basaglia e per 17 anni direttore del Dipartimento di Salute mentale di Trieste

 

Fu una notte di discussioni, proposte, pianti e tentativi, poi lo psichiatra Giuseppe dellโ€™Acqua racconta cosรฌ:

โ€œMarco Cavallo, fremendo, testa bassa, cominciรฒ una corsa furibonda, come impazzito, verso la porta principale e, (โ€ฆ) saltarono gli infissi e i vetri. Caddero calcinacci e mattoni. Marco Cavallo arrestรฒ la sua corsa nel prato, tra gli alberi, ferito e ansimante, confuso all’azzurro del cielo. Gli applausi, gli evviva, i pianti, la gioia guarirono in un baleno le sue ferite. Il muro, il primo muro era saltato.โ€

Da quel giorno il viaggio di Marco Cavallo non si รจ piรน fermato, girando tra scuole e festival, mostre ed eventi, porta con sรฉ il simbolo potente della lotta etica, politica e sociale portata avanti da Franco Basaglia.

 

Nel 1973 Franco Basaglia sfonda la recinzione del Padiglione P del manicomio di Trieste per far uscire Marco Cavallo
Nel 1973 Franco Basaglia sfonda la recinzione del Padiglione P del manicomio di Trieste per far uscire Marco Cavallo

 

LEGGI TUTTO IL SERVIZIO

Mielizia
Mielizia
Resto sfuso

Agenda Verde

Librigreen

Il groviglio verde

Funghi preistorici, alberi, mangrovie. Dentro il "groviglio verde" con Daniele Zagaria

Quanti di noi hanno considerato i boschi, le foreste ma anche i funghi e le piante come un unico sistema โ€œaggrovigliatoโ€? In pochi, certamente. Invece

no title has been provided for this book

Evoluzione, in viaggio nello spazio, nel tempo e nelle specie per evitare il "Don't Look Up"

Ci sono i procarioti e gli eucarioti, simili a batteri, per miliardi di anniย  unici abitanti della Terra, i giardini ediacariani, che alla fine dellโ€™e

no title has been provided for this book

Il Rigiocattolo, una eco-fiaba su riparazione e riuso

Perchรฉ รจ comune trovare chi ripara scarpe, automobili o computer, ma cosรฌ raro trovare qualcuno che si occupi di aggiustare un giocattolo rotto? Eppur

Leggi anche...