Ha riportato il teatro itinerante e le nuove generazioni di autori e attori Under 30, da tutta Europa, tra i palcoscenici e le strade del borgo medievale di Cividale del Friuli È riuscito a far tornare Moni Ovadia, dopo oltre vent’anni di assenza dal Mittelfest, (ne era stato anch’esso direttore artistico per sei edizioni dal 2003 al 2009). Giacomo Pedini ha portato a termine con grande successo dodici giorni di Mittelfest, lo storico festival internazionale delle arti dal vivo dal 16 al 28 luglio nel cuore del Friuli Venezia Giulia. Con i suoi “disordini”, tema portante di questa edizione, che hanno lasciato il segno, a nostro avviso, nel pubblico, nella città longobarda e “mittle” come Cividale ama definirsi, così vicina alle terre di frontiera del centro Europa.
Intercettando il cambiamento
Pedini, under 40, già drammaturgo e regista lombardo, per uno dei più prestigiosi teatri italiani, Emilia Romagna Teatro (ERT), è direttore artistico di Mittelfest dal 2020, «Sono arrivato qui in un momento di drammatica sfortuna collettiva, ma in una congiuntura che, alla fine, per me si è rivelata positiva. Sono riuscito così a portare in scena gruppi e autori internazionali, che difficilmente in altri momenti sarebbero stati disponibili. Ed intercettare la voglia di cambiamento, di rinnovamento, il desiderio di rivolgersi alle nuove generazioni e alle famiglie». Una “sinfonia del caos” che, sempre con lo sguardo europeo, ha cercato, anche, di non perdere le radici friulane.
Tra Roth e “paradiz”
Oltre a mettere in scena con successo una propria produzione, La cripta dei Cappuccini, tratto dal romanzo di Philip Roth, ha co-prodotto, infatti, con Mittelfest 2024, uno degli spettacoli più intensi e coinvolgenti di questa e della prossima stagione teatrale nazionale: Le tue parole, con Giuseppe Battiston e il cantautore Piero Sidoti. Uno spettacolo che ha incantato il pubblico di ogni età e geografia, intorno alla poesia friulana del rimpianto Pierluigi Cappello. Così come la direzione artistica firmata Pedini ha riportato un autore internazionale, quasi ignorato in Italia, come Mattia Spiazzi, che con il suo Paradiz, commedia amara di maschere e teatro muto, ha fatto ridere e commuovere come non mai.
Con la poesia dentro
«Ci sono dei momenti unici, irripetibili, di perfetta condivisione. Così è stato in questa edizione sia per lo spettacolo di Spiazzi che per lo spettacolo di Giuseppe Battiston, dove è sembrato che ogni spettatore avesse dentro di sé un pezzetto della poesia di Cappello. Non è semplice comprendere ciò che può piacere al pubblico. E ogni volta la magia dionisiaca ti sorprende». Anche per questo, confessa, lucidamente, non riesce a esserne pienamente felice.
«Vorrei che questi momenti si amplificassero, che il teatro che tocca i nostri sentimenti collettivi si ripetesse e che non si trasformi in puro e mero intrattenimento».
Un lavoro lungo un anno
Motivo per cui Pedini non lesina le critiche a quella macchina sempre più burocratica che è diventata, specie post pandemia, l’organizzazione dello spettacolo dal vivo in Italia. «Ringrazio lo staff, tutta la squadra, oltre 100 persone, che ha lavorato un intero anno a questa edizione, che mi ha permesso di poter essere un vero direttore artistico. Portare in scena 39 spettacoli e produzioni tra Mittlefest, Mittleyoung e le attività di Mittleland che coinvolgono Cividale del Friuli e l’intero Friuli Venezia Giulia per tutto l’anno. Non sempre è possibile farlo, spesso si diventa “solo” organizzatori, davanti ai cartelloni»- confessa. «I meccanismi ministeriali per accedere ai finanziamenti richiedono sempre più attenzione e calcolo a ogni livello, dalla produzione alla sicurezza per gli spettatori».
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Teatro è comunità; ma di che tipo?
Ma le rigidità dei protocolli italiani, a differenza che in Slovenia, in Francia, in Austria, racconta Giacomo Pedini, rischiano di far perdere di vista, il senso e la missione, sempre più difficile, di coinvolgere spettatori e nuovi pubblici, anche all’epoca dei cambiamenti climatici che richiedono sforzi organizzativi davvero micidiali. «In questo modo, non è più il teatro a raggiungere le persone, ma il contrario». Proprio per questi motivi, Pedini non si arrende a chi vorrebbe le arti dal vivo ridotte a mero “consumo culturale”.
«Dicotomia orripilante che non significa nulla: Il bene culturale, cioè la riduzione del processo cognitivo a mero consumo, è la negazione del processo cognitivo stesso: perché la conoscenza non la consumi, la conoscenza si deposita».
E la conoscenza condivisa, la memoria, sono alle basi del senso di una comunità, come quella cividalese, luogo e palcoscenico del Mittelfest. È questo forse, ancora il ruolo del teatro, nel 2024?. «Il problema non è ricreare comunità con il teatro, ma interrogarsi intorno a che tipo di comunità vogliamo». Domanda aperta, che ci riguarda tutti e che lasciamo alla prossima edizione dal 18 al 27 luglio 2025 dedicata ai tabù.