Caldo estremo, mezzo miliardo di bambini già a rischio
Entro il 2050, miliardi di bambini nel mondo saranno esposti a ondate di caldo sempre maggiori. Con conseguenze gravissime per la salute. I più colpiti saranno gli africani. È quanto emerge, a pochi giorni dalla Cop 27, da un recente rapporto di Unicef, Data Collaborative for Children e Rise Up
Sono 559 milioni i bambini esposti ad un’alta frequenza di ondate di cado. E 624 milioni di bambini sono esposti a una delle altre tre condizioni di caldo elevato: durata elevata dell’ondata, gravità elevata dell’ondata o temperature estremamente elevate. È quanto emerge, a pochi giorni dalla Cop27, dal rapporto The coldest year of the rest of their lives – Protecting children from the escalating impacts of heatwaves, recentemente pubblicato dall’ United Nations Children’s Fund dell’Unicef in collaborazione con la Data Collaborative for Children e il movimento africano Rise Up.
Le ondate di caldo, spiegano gli esperti che hanno stilato il report, sono dannose soprattutto per i bambini, perché hanno una minore capacità di regolare la loro temperatura corporea rispetto agli adulti.
Per la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, non c’è dubbio: «La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini e sta già provocando un tributo devastante sulla vita e sul futuro dei bambini. Gli incendi e le ondate di caldo di quest’anno che hanno colpito l’India, l’Europa e il Nord America sono stati l’ennesimo esempio che fa riflettere sull’impatto del cambiamento climatico sui bambini».
L’anno più freddo della loro vita
L’Unicef fa notare che più i bambini sono esposti a ondate di caldo, maggiori sono le loro probabilità di avere problemi di salute, comprese malattie respiratorie croniche, asma e malattie cardiovascolari. I neonati e i bambini piccoli poi, sono esposti a più alti rischi di mortalità legata al caldo. «Le ondate di caldo – si legge nello studio – possono avere effetti sull’ambiente in cui vivono i bambini, la loro sicurezza, nutrizione e accesso all’acqua, sull’istruzione e sul loro sostentamento futuro». Il rapporto si chiama L’anno più freddo del resto della loro vita in riferimento alle ondate di caldo estremo degli scorsi mesi, che hanno battuto ogni record sia nell’emisfero meridionale sia settentrionale. Il drammatico paradosso del titolo sta nel fatto che le previsioni per i prossimi anni sono un ulteriore aumento delle temperature e delle ondate di caldo a livello globale. Con tragiche conseguenze proprio sui più piccoli, che nelle regioni settentrionali dovranno affrontare gli aumenti più drammatici di caldo, mentre entro il 2050 quasi la metà di tutti i bambini in Africa e in Asia dovrà affrontare un’esposizione prolungata a temperature estremamente elevate superiori a 35° C.
«Anche mantenendo livelli più bassi di riscaldamento globale, in soli 30 anni saranno inevitabili ondate di calore estremo per i bambini di tutto il mondo», si legge ancora nel rapporto.
?Our 2022 Annual Report is here ?
Have a read to find out more about our highlights of the year.
Take a dive into some of the exciting work we did as we continue to learn how to bring data to life with the human side of the story.https://t.co/XAJplaNNuO pic.twitter.com/R0cGSh8xhC
— Data for Children Collaborative with UNICEF (@dataforchildren) October 21, 2022
L’Africa, il continente più colpito
E una riflessione importante arriva da Vanessa Nakate, attivista per il clima e fondatrice del movimento Rise Up: «Si stanno perdendo vite per cause prevenibili perché il mondo sta agendo troppo lentamente sulla mitigazione e non fornisce abbastanza supporto per l’adattamento. I bambini meno responsabili del cambiamento climatico ne stanno sopportando i costi maggiori». Nakate, dopo aver ricordato la drammatica situazione del Corno d’Africa, tra guerre e siccità, continua: «Sebbene l’Africa produca meno del 4% delle emissioni globali, subisce alcuni degli impatti più brutali della crisi climatica. Quasi tutti i paesi stanno vivendo ondate di caldo mutevoli. Quello che ogni governo fa ora determinerà la sopravvivenza dei meno responsabili di questa crisi: i nostri bambini e i nostri giovani».
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