Perdersi nella pianura, fra memoria e sogno. Viaggio nell’anima di Marco Belpoliti
Un po’ diario, un po’ romanzo, sospeso fra geografia e storia, architettura e letteratura, racconti e visioni. Difficile etichettare l’ultimo libro dell’autore emiliano, che ci conduce dentro i paesaggi umani in cui è cresciuto: quella regione padana, fra Piacenza e il delta, più complessa di quanto si possa immaginare
Doveva scriverlo vent’anni fa e non faceva che rimandarlo. La sua editor alla Einaudi, puntualmente, lo chiamava un paio di volte l’anno per ricordarglielo. È stata anche la morte di Irene Babboni a convincere Marco Belpoliti che il tempo era arrivato, il tempo dei ricordi, degli omaggi nuovi e antichi, forse anche quello dei bilanci. Pianura è un libro denso e intenso, difficile da etichettare, insieme romanzo (quasi) epistolare e diario, narrazione di viaggio e scavo nella memoria, storiografia e atlante geografico, trattato di urbanistica e studio di arti visuali, inno all’amicizia e lezione di letteratura, poesia, teatro.
Visualizza questo post su Instagram
Leggere “Pianura” è come sfogliare un taccuino, un album fotografico scandito per stagioni, con Belpoliti viaggiatore, letterato, giornalista e colto docente universitario che racconta di amici vicini e lontani nel tempo e nello spazio, a partire dal crocevia della pianura del Po, quel piatto universo intriso di nebbia, aceto balsamico, malinconia-magon e stravaganza che è insieme terra di tutti e di nessuno, ricerca delle radici e perdita di orizzonte.
Il rischio di perdersi è elevato.
Ci si perde camminando, tra canali e filari, fabbriche di piastrelle e condomini orrendi e ci si perde rivangando il passato, tra gli anfratti dei ricordi, negli intrecci tessuti dalle persone e dai luoghi, dalla geologia e dalle esperienze. Per questo Pianura si definisce a partire dal primo capitolo, dove Belpoliti spiega all’amico-lettore destinatario del volume la ragione dei quadrati che disegnano il territorio: è la centuriazione romana, il reticolo ortogonale di 708 metri per lato con cui si organizzavano i “castra” e gli appezzamenti da affidare ai legionari. È un’ancora, un tentativo di geologia della profondità che si fa superficie:
“È lí che nella nostra epoca si depositano le cose, e la mia memoria non è una stratigrafia, una torta millefoglie, piuttosto una forma piatta, come la pianura dove sono nato”.
E Belpoliti, che è nato a Reggio Emilia nel 1954 e dal “paesello” si è spostato in collina, in Brianza e poi a Milano, torna nella sua terra zigzagando di qua e di là dal Po, viaggiando da Piacenza al delta, nel ritmico trascorrere delle stagioni per consegnarci il ritratto di diverse fasi storiche e culturali ormai svanite. Non solo e non tanto quelle del Boiardo e di Ariosto o Petrarca, di Annibale e dell’Olocene che prosciugò la pianura sino a farne una terra arsa. Ma quelle assai più recenti della pianura prima del boom economico, quando la nebbia non era ancora smog. Quelle delle voci, dei volti e delle imprese dei moltissimi che affollano il suo taccuino e che nei decenni tra il dopoguerra e l’avvento della Lega avevano trasformato l’Emilia e la Romagna, stavolta senza trattino perché sono “tribù confinanti” ma popoli diversi, in una delle realtà più vitali del nostro paese.
Da decenni le fabbriche e gli allevamenti intensivi hanno smitizzato e inquinato in ogni senso la pianura e da almeno trent’anni la narrazione leghista ha imposto un’altra narrazione. Adesso è probabile che lo scossone Covid butti giù anche questa torre.
Intanto “Pianura” ci porta incontro Gianni Celati, amico e intellettuale prezioso (Belpoliti ne ha curato “Il Meridiano”), magistrale narratore delle pianure, imprevedibile, distratto di «un’eleganza trascurata» e gran camminatore che per primo, con il suo “Verso la foce”, scoprì che anche la campagna contempla la periferia, le architetture bizzarre, il kitsch esotico sbocciato dalla ricchezza repentina. E Luigi Ghirri, altro amico insostituibile, capace di vedere a nuovo ciò che è sotto gli occhi di tutti:
«La narrazione di Ghirri ha restituito all’Emilia una sua serenità. Ha restituito all’Emilia un paesaggio. Facendo un’operazione di quasi niente» ed è una sua fotografia inedita la copertina del libro.
Ci introduce alle storie e alle avventure di Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP e di Annarella Giudici, ci parla della nascita del Dams a Bologna e dell’avventura teatrale di Giuliano Scabia con i suoi Giganti del Po. Ci porta al Mulino di Bazzano dove i poeti Adriano Spatola e Giulia Niccolai diedero vita all’avventura della poesia sperimentale post-futurista e post-Gruppo 63. ci presenta «i due amanuensi dell’immagine» Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian che sembrano ricalcare le orme di un cartografo e miniatore visionario del Trecento come Opicino de Canistris e il mondo altrettanto evanescente di Campiano, terra natale di Ermanna Montanari del Teatro delle Albe che Belpoliti frequenta dai primi, memorabili spettacoli sulla Romagna terra africana.
Visualizza questo post su Instagram
Ci sono, in Pianura, le descrizioni geologiche e quelle architettoniche, i ricordi dell’acetaia del babbo e le riflessioni del letterato, i disegni autografi dell’autore e il sapore salino della nebbia che tutto fonde e confonde, in un viaggio reale che è inevitabilmente un viaggio nell’anima.
Alla scoperta o alla riscoperta di un luogo (reale e metafisico) fondamentale nell’immaginario di ognuno di noi.
Saperenetwork è...
-
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
Ultimi articoli
- Libri21 Novembre 2024L’orto medievale si racconta, la natura spazio di incontro tra umano e divino
- Libri7 Novembre 2024Il giardino contro il tempo, un simbolo del nostro stare nel mondo
- Libri26 Luglio 2024La natura selvatica del giardino, nessuno possiede il paesaggio
- Libri5 Luglio 2024L’ABC di Alberto Manzi, valori e sfide del maestro più famoso d’Italia