

In quel piccolo capolavoro di umorismo nero che è La piccola bottega degli orrori (nella versione anni ’80 di Frank Oz e in quella anni ’60 di Roger Corman), l’imbranatissimo Seymour, commesso in un negozio di fiori, sviluppa una pianta antropomorfa, che chiama Audrey II: si tratta di una pianta carnivora, una Venere acchiappamosche assetata di sangue e in grado di parlare. Anzi, di ordinare, al povero Seymour sangue umano, di cui è affamata. La suggestione cinematografica rende bene l’obiettivo che Molly Williams, scrittrice appassionata di piante d’appartamento, che, come scrive nei brevi cenni biografici, “passa la maggior parte del suo tempo libero a mangiare con gli occhi esemplari rari su Instagram”, ha raggiunto con Piante killer. Astuzia e bellezza delle piante carnivore (e come prendersene cura), edito da Aboca.


Alla larga da bambini e animali
Introdotti da una splendida copertina rigida in tema, opera della bravissima illustratrice Marisol Ortega, che continua ad accompagnarci anche tra le pagine del volume, scopriamo che le fascinose creature come Audrey II sono molto più complesse e interessanti di quanto non pensiamo. E che richiedono anche molta cura, e particolari attenzioni. Se da un lato c’è da stare tranquilli, dato che Audrey e compagnia, sono sì carnivore, ma non di carne umana, bensì di insetti e piccoli animaletti tipo i cuccioli di salamandra, dall’altro c’è da stare attentissimi quando si decide di tenerle in casa, dato che molte di loro sono anche velenose, e dunque da toccare con molta cautela. E soprattutto da tenere alla larga dai nostri amici animali domestici e dai bambini.
Seicento specie diverse
Williams ci spiega subito che cos’è una pianta carnivora: un organismo che ha impiegato secoli per evolversi e perfezionare le proprie trappole mortali. Terrestri oppure acquatiche, le piante carnivore infatti si sono evolute ben sei volte, partendo da famiglie e ordini diversi e ad oggi se ne conoscono più di seicento specie, cosa che fa di loro uno dei gruppi più diversificati del regno vegetale. E sono praticamente ovunque, in tutti i continenti. Mancano all’appello solo in Antartide, ma si trovano tranquillamente al Circolo Polare Artico.


Predatrici per necessità
Una volta appurato che non divoreranno arti e non le ritroveremo con la bocca sanguinante dopo aver ingerito qualche ospite umano poco fortunato, viene da chiedersi perché queste piante, spesso molto belle, dai colori sgargianti, ma forse anche per questo ancor più spaventose, catturino il cibo, ingurgitando altri (pur piccoli) esseri viventi, invece che procurarsi da mangiare da sole, come la maggior parte delle piante. La spiegazione è nella loro evoluzione (e in quella del Pianeta): dato che spesso crescono in terreni poco ricchi di sostanze nutritive, come ambienti paludosi e basse latitudini, si sono evolute per compensare la mancanza di nutrienti nel loro habitat naturale.
Inganno a colori
In altre parole, hanno fatto di necessità “virtù”, se è lecito usare quest’ultimo termine in questo caso, imparando a cercare sostentamento dove potevano. E nel loro caso si è trattato dei gustosi insetti che passavano dalle loro parti, attratti ingenuamente dai colori sgargianti e da nettari dolci e appiccicosi secreti all’interno delle loro trappole. Le argute predatrici, una volta catturata la preda, rilasciano un enzima digestivo che inizia immediatamente a scomporre comodamente il pasto.


Trappole fatali
È insomma, quello delle piante killer, un mondo affascinante, colorato, sorprendente, da esplorare (sempre con le dovute cautele): Williams ci guida in un percorso che rivela il lato oscuro di piante comunissime come l’oleandro, il mughetto, il ricino, la belladonna, belle e potenzialmente letali per esseri umani e animali, per poi spiegare meglio come funzionano le vere carnivore, che alternano trappole a scatto, trappole ad ascidio, trappole ad aspirazione e trappole adesive.
Come coltivarle
Ci sono poi le “parassite” e emiparassite: come il sandalo, da cui si ricava il profumo, la succiamele o il natalizio, apparentemente innocuo vischio degli innamorati, che è velenoso e dunque pericolosissimo. E poi la carrellata di carnivore vere e proprie: dalla Venere acchiappamosche alla sarracenia purpurea, dalla drosera alla pinguicola. Quello di Williams, anche grazie alle illustrazioni di Ortega, è un excursus divertente ma attento non solo a dare consigli su come e dove coltivarle, ma anche a creare la giusta dose di sano timore che chiunque scelga di prendere in casa uno di questi sinistri, bellissimi mostriciattoli dovrebbe avere.


E per chi volesse rivedere il film…
Leggero ma non superficiale, questo piccolo manuale riesce a sintetizzare e mettere insieme le nozioni necessarie alla cura delle piccole macchine mortali da appartamento con piccoli cenni storici alla loro evoluzione. Utile, piacevole, spiritoso, è un piccolo viaggio alla scoperta di questi speciali, spaventosi e affascinanti esseri vegetali. E per chi volesse (ri)vedere La piccola bottega degli orrori di Oz senza più temere una Audrey II da appartamento, vale certamente la pena.
Fosse anche solo per uno strepitoso Steve Martin nella parte di un dentista sadico.