

«Grazie al nostro viaggio a ritroso nel tempo abbiamo visto come, scavando negli archivi climatici e ambientali, possiamo avere una fotografia ad alta risoluzione del sistema climatico e ambientale, quanto meno nelle sue condizioni naturali.»
Così racconta il paleoclimatologo Carlo Barbante, autore di Scritto nel ghiaccio. Viaggio nel clima che cambia. Il viaggio nel tempo proposto nel libro è fatto a bordo di carote di ghiaccio: gli studiosi le scrutano nei minimi dettagli per ricostruire i cambiamenti climatici delle epoche passate e mettere nella giusta prospettiva la crisi climatica attuale.


Interrogare il ghiaccio, quindi, per svelare il passato, capire il presente e predire il futuro.
Un archivio di informazioni in via di scioglimento
Ma non c’è molto tempo: la concentrazione di gas serra (anidride carbonica in primis) nell’atmosfera non è mai stata così alta da che esistono gli umani, la temperatura del nostro pianeta è troppo elevata e il ghiaccio delle montagne e delle calotte polari è in rapida fusione. La fusione dei ghiacciai è una delle gravi conseguenze del cambiamento climatico in atto. E con il ghiaccio, se ne va anche il prezioso archivio di informazioni sul clima e l’ambiente del passato che era impresso nei suoi strati.


È proprio questa “enciclopedia glaciale” che l’autore consulta pazientemente insieme a noi, pagina dopo pagina, per raccontarci le altalenanti vicende del clima che fu e la complessità del sistema climatico terrestre e delle sue dinamiche. Lo scienziato condensa in questo agile saggio i contenuti di interi trattati di cosmologia, oceanografia, meteorologia, geologia, biochimica, biogeografia per spiegarci con parole comprensibili, chiare e precise quali sono e come si intrecciano le variabili che influenzano il clima.
L’Antartide, santuario dove custodire le carote di ghiaccio
Il viaggio che facciamo con Barbante non è solo nel tempo, ma anche nello spazio. Ci muoviamo così tra dati scientifici e aneddoti di vita vissuta in terre estreme, dalla Groenlandia all’Antartide, dove ci sono importanti stazioni internazionali di ricerca. In giorni profondamente tribolati come questi, l’Antartide appare come una sorta di giardino dell’Eden in cui ancora regna l’armonia: è infatti gestita dalla Comunità internazionale sulle basi del trattato Antartico, che dal 1961 detta le linee guida per l’uso pacifico delle risorse del continente di ghiaccio e per la tutela dei suoi delicati ecosistemi.


Ed è proprio in Antartide che il progetto internazionale Ice Memory, riconosciuto dall’Unesco e coordinato da Barbante, trasferisce carote di ghiaccio provenienti da varie parti del mondo. Come in un santuario glaciale, le informazioni immagazzinate si conserveranno così anche nei prossimi decenni, quando altri luoghi del mondo saranno compromessi dal surriscaldamento globale.