Il fratino di Fabrizio Carbone
Il fratino di Fabrizio Carbone

Storia di un fratino

Una covata di fratini attaccata dalle volpi. Poi l'intervento di un naturalista che riesce a salvaguardare almeno uno dei dodici nidi creati da questi preziosi e delicati trampolieri. Accade a Torre del Cerrano, l'unica area marina protetta d'Abruzzo. E Fabrizio Carbone ce lo racconta così
30 Giugno, 2020
1 minuto di lettura

Torre del Cerrano: l’unica area marina protetta d’Abruzzo a pochi passi da Pineto, nel Pescarese. Sei chilometri di spiaggia aperta al pubblico in estate, ma nei mesi terribili della Covid assolutamente deserta. Così la natura si era impossessata totalmente di questo litorale:

un piccolo ecosistema di sabbia, detriti di poseidonia, gusci di conchiglie, ossi di seppia, arbusti, legni erosi dal mare.

L’habitat che da sempre è il luogo incantato e perfetto per la nidificazione di piccoli uccelli di ripa, trampolieri di pochi centimetri di altezza e pochi grammi di peso. Parlo della specie Charadrius alexandrinus, in italiano chiamata fratino, proprio quell’esserino incolpevole che scatenò ira e conflitti per colpa o merito di quel Jovanotti che aveva pensato di fare megaconcerti lungo le spiagge di mezza Italia, anche in quelle dove il piccolo migratore da millenni depone le uova mimetiche, di solito tre, e le cova per 20-22 giorni.

Ricordate quei fatti? Bene, non ne scriverò neppure una riga.

Voglio raccontare invece  che nella spiaggia abruzzese erano arrivate quest’anno, improvvido per noi umani, dodici coppie di fratino: un vero miracolo. Tutte a fare il nido e tutte, deposte le uova a covarle. Ma ben undici di questi nidi sono stati devastati dalle volpi, forse una o due, che avevano mangiato le uova e forse, speriamo di no, anche gli adulti. Per impedire l’ultimo attacco all’ultimo nido intatto è intervenuto Fernando di Fabrizio, naturalista doc, direttore dell’Oasi del Wwf di Penne, direttore di De Rerum Natura, l’unica rivista mensile italiana che parla di parchi, animali, conservazione e sostenibilità. Fernando e i suoi collaboratori hanno costruito al volo una gabbia di protezione anti volpe e pro fratino: termosaldata, indistruttibile, spaziata per far passare il migratore, monitorata 24 ore su 24 da una telecamera collegata all’I-phone.

 

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Grazie alle centinaia e centinaia di filmati Fernando ha così scoperto che non solo le uova nel nido erano sei ma che, a turno, due femmine si alternavano con fatica per coprire con il loro corpo tutta le uova. Un comportamento che non si era mai visto, forse unico.

Fernando mi ha portato a vedere con la massima discrezione i piccoli trampolieri in cova e così ho disegnato, da naturalista credente, perché la storia fosse ancora più viva.

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