Customise Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorised as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyse the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customised advertisements based on the pages you visited previously and to analyse the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Roberto Ghezzi in una delle sue spedizioni (Patagonia wildlife 2019)

The Mountain’s Eyes, cosa vedono le montagne

Macchine fotografiche costruite con materiali di recupero registreranno paesaggio e luce per 480 ore nella valle himalayana dell'Annapurna, in Nepal. Il nuovo progetto artistico in immersione nella natura di Roberto Ghezzi
31 Ottobre, 2024
2 minuti di lettura

Cosa vedrebbero le montagne più alte della terra, se avessero occhi? È una delle domande a cui sta provando a rispondere l’artista Roberto Ghezzi nella sua spedizione in Himalaya, tra le cime più alte del pianeta. Durante la nuova missione che si sta svolgendo in questi giorni, e che terminerà entro la fine di novembre, Ghezzi sta sotterrando lungo il percorso che da Pokhara (Nepal) lo condurrà verso il campo base del monte Annapurna (8091mt slm), una serie di piccole macchine fotografiche da lui stesso costruite con materiale di recupero, come lattine di bibite usate, alcune raccolte in loco. Si chiama Mountain’s Eyes ed è il nuovo progetto dell’artista toscano, come sempre a stretto contatto con la natura e in relazione con il paesaggio, campo di ricerca che caratterizza un percorso d’arte e vita. Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni esplorato attraverso immersioni nell’ambiente, che provano a restituirne le specificità e l’essenza. Nei primi anni Duemila sono nate così le Naturografie©, opere letteralmente scritte dalla natura che l’artista lascia in terra o acqua e ritira nel momento in cui ritiene che, attraverso i sedimenti raccolti, ne raccontino in qualche modo l’aspetto.

 

Roberto Ghezzi

Ghezzi ha legato il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia, Danimarca, Groenlandia, Svalbard). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente, collaborando con i più importanti istituti di ricerca tra cui CNR ISMAR, CNR IOM, CNR ISP, Arpa Umbria e Arpa Lazio, oltre che con associazioni come Greenpeace, WWF e Legambiente.

Il battito di ciglia della montagna

In questi giorni Ghezzi dunque dedica la sua ricerca alle montagne dell’Himalaya. Attraverso lo stesso approccio teso al dialogo con gli ambienti studiati, ma utilizzando tecniche quali la fotografia stenopeica e la stampa di monotipi senza l’utilizzo del torchio. Nel progetto di Ghezzi la montagna rappresenta un’entità misteriosa, immutabile, custode di una saggezza millenaria. L’artista, attraverso la sua ricerca, donerà occhi alla montagna per restituirne lo sguardo più autentico.

 

 

LEGGI ANCHE >
Roberto Ghezzi e l'arte di far dipingere la natura

 

Durante la salita l’artista studierà come di consueto il paesaggio, mediante osservazioni, fotografie e disegni. In aggiunta, costruirà delle semplici macchine fotografiche artigianali a foro stenopeico, della forma e dimensioni di una comune lattina, che verranno sotterrate lungo le pareti delle montagne della valle, lasciando scoperto soltanto il foro per l’entrata della luce (la “pupilla” della montagna), come dei veri e propri occhi. Mediante tali dispositivi la luce, entrando giorno dopo giorno attraverso il piccolo foro nelle lattine, impressionerà le carte fotografiche al loro interno, restituendo in una sola immagine più giorni di tempo (con le striature di luce create dal sole nel suo apparente percorso dall’alba al tramonto), che, nell’immaginario artistico alla base del concetto della ricerca di Ghezzi, rappresenterebbero un battito di ciglia della montagna lungo 480 ore.

 

Il percorso di Ghezzi nella valle dell’Annapurna

 

Il progetto, a cura di Gabriele Salvaterra, in partenariato con l’Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra, si avvale della supervisione scientifica di Rodolfo Cafosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino, che scriveranno dei testi scientifici sui luoghi attraversati, testi che accompagneranno la produzione di Ghezzi esito della residenza. La spedizione vede la collaborazione logistica della guida sherpa Suraj Gurung, il sostegno di Phoresta ETS e il supporto della galleria MCube di Kathmandu che ospiterà, al termine della residenza, una mostra personale con i primi risultati della ricerca.

 

Mielizia

Saperenetwork è...

Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni si è occupata di comunicazione e progettazione formativa in particolare nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere su persone, risorse, territori. Dal 2016 crea contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.
Mielizia
Mielizia
Resto sfuso

Agenda Verde

Librigreen

Fabio Deotto, "Come ne usciremo"

Viaggio nel 2040, quando la transizione sarà compiuta. Otto visioni possibili

Autore:

Cosa accadrebbe se tra qualche anno non saremo neppure in grado di ricordare il nostro tempo? Non perché saranno trascorsi troppi anni, ma per una for

Il favoloso mondo delle piante

Un abete più vecchio delle piramidi e tanto altro. Nel mondo delle piante con Mancuso e Giordano

L’essere vivente più vecchio del mondo? Forse non tutti sanno che si tratta di un albero. È Tjikko, un abete rosso che vive in Svezia e ha compiuto be

Alfie e io

"Alfie e io". Carl Safina racconta la sua speciale amicizia con un rapace

Autore:

Può accadere che le grandi avventure non abbiano bisogno di migliaia di chilometri percorsi in treno o aereo, con ore di jet lag da smaltire. È possib

Più letti

Segni e suoni di Vaia, foto di Roberto Besana
Storia precedente

“Suoni e Segni di Vaia”, la mostra multisensoriale che ci parla di clima

Moni Ovadia
Prossima storia

Futuro, sostenibilità, pace, migrazioni. A tu per tu con Moni Ovadia