paesaggio con alberi

Vivere con gli alberi

Quest'anno sarà difficile piantare alberi nella Giornata a loro dedicata, che è oggi, 21 novembre. Ma proprio per questo diventa importante riflettere sulla nostra relazione con loro. Una relazione che può salvarci il futuro

21 Novembre, 2020
3 minuti di lettura

Quest’anno la Festa dell’Albero si svolgerà in maniera insolita. Sarà impossibile riunirsi in gruppi numerosi per piantare filari di alberi. Si pianterà un po’ alla spicciolata, magari sul terrazzo di casa. Gli alberi però potrebbero essere comunque protagonisti della giornata a loro dedicata, il 21 novembre, ispirandoci qualche riflessione sulla relazione ecologica che ci lega a loro.

 

abbraccia albero
La Giornata nazionale degli alberi  si celebra il 21 novembre. È stata istituita dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e riconosciuta con l’art. 1 della Legge 14 gennaio 2013

Piantiamola di (limitarci a) piantarli

Sembra così ovvio riconoscere l’importanza degli alberi per la nostra vita, che qualsiasi discorso in merito sfiora la banalità. Sappiamo tutti che gli alberi producono ossigeno, sequestrano CO2 e contribuiscono a regolare il clima, sappiamo che piantare alberi è indispensabile per garantire un futuro alla nostra specie. Ma forse bisogna andare un po’ oltre. Intanto, se vogliamo piantare alberi, dobbiamo creare buone condizioni. Per esempio bloccando il consumo di suolo.

Abbiamo bisogno di superficie fertile, abbiamo bisogno di terreno sano, non eroso, non cementificato e non avvelenato da rifiuti tossici, le piante hanno bisogno di una “casa” per vivere. Anche qui sto dicendo cose ovvie, ma poco praticate.

Sappiamo davvero “chi” sono le piante?

Ma soprattutto occorre una diversa cultura del rapporto con le piante. Perché noi gli alberi non li capiamo, e per questo commettiamo errori grossolani. Crediamo che basti piantarli e dimenticarcene, e dopo un po’ di anni ci accorgiamo che sono morti o che crescono male, magari perfino che sono diventati pericolosi. Prima di piantare un albero dovremmo fargli posto, liberare il terreno intorno da cemento e asfalto, scegliere la pianta giusta al posto giusto anche in ragione delle sue dimensioni future, tenere presente la pendenza del terreno e l’esposizione solare.

Esseri sedentari e sensibili

Dovremmo capire che un albero è un essere sedentario, e che il trapianto per lui è un trauma notevole. Se fosse nato spontaneamente in un bosco potrebbe cavarsela da solo, ma visto che siamo noi a farlo nascere in un vivaio, ben protetto, per poi lanciarlo allo sbaraglio in un giardino urbano, nel rimboschimento di un pendio dopo una frana o, peggio, in un’alberatura stradale, allora dovremmo sapere che saranno necessari alcuni anni di cure per garantire un buon attecchimento e una buona salute della pianta, e che dovremo sacrificare un po’ della carreggiata di una strada, o togliere via una panchina da una piazza, se vogliamo una città più verde.

La nevrosi di tagliare e sostituire

E c’è di più. In molti Comuni italiani la cura del verde urbano consiste nel tagliare gli alberi vecchi e malandati sostituendoli con altrettanti alberi giovani. Ci si illude che un albero possa essere sostituito facilmente da un altro, come se un bambino potesse fare il lavoro di un adulto.

Ma un minimo di buonsenso dovrebbe portare a osservare che un albero giovane ha una superficie fogliare assai inferiore a quella di un albero adulto, per cui occorreranno decenni per ottenere la stessa resa in termini di produzione di ossigeno e sequestro di CO2.

Anche senza contare quelli che non supereranno il trauma dell’impianto, per ogni albero abbattuto bisognerebbe piantarne una decina. Prendersi cura dell’esistente è sicuramente più complesso e dispendioso, ma è indispensabile. Piantare è necessario, anzi indispensabile, ma non sufficiente.

“Rami secchi”…chi?

E poi ci sono le capitozzature, l’orrenda abitudine di privare gli alberi della chioma costringendoli a tirare fuori le energie di riserva. Ancora c’è chi sostiene che così “la pianta si rinforza”, invece quella crescita eccessiva e disordinata che segue alla capitozzatura non è che un grido disperato di un essere privato di colpo della possibilità di respirare e di alimentarsi, che si ribella perché vuole vivere, e che si porterà dietro quella sofferenza per il resto della sua vita. E c’è l’indifferenza con la quale si tranciano le radici ogni volta che c’è un cavo da far passare… e poi gli alberi diventano instabili e cadono, e leggiamo sui giornali “Uomo ucciso dagli alberi!”.

 

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S’Ozzastru è un esemplare di olivo selvatico (Olea europaea) a cui vengono attribuiti circa 4 000 anni di età, che ne fanno l’albero più antico d’Italia. Si trova nell’agro del comune di Luras, in provincia di Sassari

Antenati sopravvissuti

Vivere con gli alberi è più che piantare degli alberi. È rendersi conto del fatto che loro sono qui da molto prima di noi e sono sopravvissuti a tutte le estinzioni, che le piante sono l’82% della biomassa presente sul pianeta contro il nostro misero 0,01%, che ogni nostra possibilità di avere un futuro come specie passa attraverso la relazione con loro.

Antichi saggi da rispettare

Cominciamo a osservarli, a studiarli, a salvaguardarli, a piantarli e prendercene cura con criterio e con rispetto per la loro antica saggezza. Impariamo a parlare per loro, comunicando agli altri le cose che abbiamo appreso conoscendoli e curandoli.

La sostenibilità non è una serie di accorgimenti per un maggiore benessere, è la posta in gioco di una lunga e dura battaglia, che potremo vincere solo se avremo le piante come alleate.

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