

Il racconto di Giuditta
D’altronde, il racconto della giovane che, sprezzante del pericolo, per liberare la patria dall’assedio nemico, seduce e uccide il generale delegato dal sovrano assiro a conquistare la città di Betulia, ben si è prestato nei secoli a dipinti carichi di simbolismi.
Bellezza rivoluzionaria
Carnefice, la seducente Giuditta, nelle sue vesti di ricca cortigiana, assorta nell’omicidio che sta compiendo, è intenta a recitare le parole «Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento», secondo quanto è scritto nel Vecchio Testamento (Gdt, 13, 7-8).


La messa in scena e la realtà


Artemisia: la donna che ha dato nuova luce al Barocco
A lungo all’ombra del padre Orazio prima (di cui in mostra sono presenti Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne, conservato a Oslo, e Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne conservato ad Hartford, alla cui realizzazione Artemisia deve aver collaborato), schiacciata poi dal personaggio che intorno allo stupro subito la letteratura ha creato per lei, l’arte della pittrice è assurta da poco a rappresentare uno dei più fulgidi esempi del Barocco.
Giuditta e le altre
Tra le 31 opere in mostra, strega poi il volto bianchissimo della Giuditta di Mattia Preti: il suo Giuditta consegna la testa di Oloferne alla fantesca datato prima del 1659 (e custodito al Museo di Capodimonte) mostra come nel tardo barocco la lezione di Caravaggio è già più flebile, preferendo di nuovo i pittori raccontare il delitto come avvenuto.
La sfida di un’eroina senza tempo
Per completare il viaggio, non si può che consigliare di fare qualche passo in più, verso Palazzo Braschi, al Museo di Roma (Klimt. La Secessione e l’Italia è visitabile fino al 27 marzo 2022), per ammirare Giuditta I, la femme fatale crudele e sensuale dipinta da Klimt, che sfida con il suo sguardo lascivo chi la osserva, a rappresentare il desiderio d’indipendenza delle donne d’inizio Novecento, nonché lo struggimento e la paura che turbano l’immaginario erotico maschile del tempo.
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