Nel gennaio del 1968 il terremoto del Belice, di magnitudo 6.4, colpì drammaticamente l’area compresa tra Agrigento, Palermo e Trapani. Nella sola Gibellina, cittadina del trapanese, i morti furono oltre 200, di cui 10 soccorritori, 1.000 i feriti e 90.000 gli sfollati. La città fu praticamente rasa al suolo, ma conobbe poi un nuovo periodo di fioritura artistica grazie all’allora sindaco Ludovico Corrao, con dei progetti di promozione dell’arte contemporanea. Burri, Consagra, Paladino, Pomodoro, Schifano, Leonardo Sciascia: furono tanti i grandi artisti e intellettuali che risposero all’appello del sindaco per la ricostruzione di Gibellina, che da allora divenne simbolo di una rinascita artistica e paesaggistica.
Dalle rovine a Capitale artistica
Adesso la città siciliana è di nuovo sotto i riflettori: è stata eletta vincitrice della prima edizione di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026 grazie al progetto Portami il futuro, iniziativa promossa dal MIC, ricalcando il modello della Capitale Italiana della Cultura, pensata ad hoc per “costruire il passato del futuro”.
Gibellina è stata eletta all’unanimità dalla giuria presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che ha dichiarato: «Con i giurati abbiamo letto con attenzione e valutato con serietà e alto senso di responsabilità i dossier presentati dalle cinque città finaliste: Carrara; Gallarate; Gibellina; Pescara e Todi, selezionate da una commissione indipendente, composta da cinque esperti di comprovata fama nel settore della cultura e delle arti visive contemporanee, tra le 23 candidature pervenute a seguito dell’istituzione del progetto lo scorso 15 aprile».
L’elezione di Gibellina ha, in questo momento storico in cui si susseguono drammi e catastrofi naturali, molto spesso causate dagli stravolgimenti climatici (si veda, giusto per restare in Europa, quanto accaduto recentemente in Spagna e nel Nord Italia), un chiaro valore simbolico.