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Valerio Mastrandrea in una scena di "Italo Calvino nelle città"
Valerio Mastrandrea in una scena di "Italo Calvino nelle città"

Italo Calvino nelle città, alla (ri)scoperta di luoghi fantastici

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024, il documentario di Davide Ferrario e Marco Belpoliti dedicato allo scrittore italiano esce al cinema il 28, 29 e 30 ottobre, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos
23 Ottobre, 2024
4 minuti di lettura

Santiago de Las Vegas de La Habana, Sanremo, Torino, New York, Roma, Parigi e Roccamare, in Toscana, si intrecciano e dialogano con alcuni dei 55 luoghi fantastici descritti da Marco Polo a Kublai Kan in uno dei più celebri romanzi italiani, Le città invisibili: è così che si dipana il racconto del documentario Italo Calvino nelle città, di Davide Ferrario e Marco Belpoliti.

La vita dello scrittore, nato a Cuba da emigrati italiani e tornato in Liguria a soli due anni, serve così al regista e al critico letterario da canovaccio per imbastire una trama fatta di memoria e di fantasia.

A tre attori, Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea, il compito di seguire le vicende personali e letterarie nelle tre differenti età della vita, con parole rigorosamente tratte da romanzi e racconti o lettere, mentre Violante Placido si muove in scenari astratti (la scenografia è di Francesca Bocca mentre i costumi sono firmati da Giada Masi), da una fabbrica abbandonata, a una villa fatiscente, fino a un teatro dismesso e un rave, dove fa vibrare le descrizioni ora di Dorotea e di Eufemia, di Eutropia, Melania ed Eudossia. Il tema della città, al centro del documentario, viene sviscerato anche grazie a filmati d’epoca, fotografie e interviste di Calvino (lunga la lista degli archivi che hanno fornito il materiale per il lungometraggio).

 

La famiglia Calvino nel 1941: Italo e Floriano insieme ai genitori a Villa Meridiana (Foto: Wikipedia)
La famiglia Calvino nel 1941: Italo e Floriano insieme ai genitori a Villa Meridiana (Foto: Wikipedia)

Calvino, forma e contenuto

In Calvino,«forma e contenuto si influenzano a vicenda, determinandone l’inconfondibile stile. Perciò ecco una messa in scena che, lungo l’asse narrativo delle “città visibili” (quelle in cui Calvino ha vissuto) e di quelle invisibili (immaginate nel famoso libro del ’72) mescola interviste originali e non, monologhi di attori, found footage, fotografia, musica (Calvino fu anche un eccellente paroliere)», ha spiegato Davide Ferrario, che ha scritto il documentario insieme allo scrittore e critico letterario Marco Belpoliti. Ferrario torna a trattare di letteratura al cinema dopo La strada di Levi del 2006 (presentato alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma e candidato ai Nastri d’Argento) e Umberto Eco – La Biblioteca del mondo del 2022 (presentato in anteprima alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma e candidato ai David di Donatello), dedicando il suo nuovo documentario a un’altra figura di spicco della cultura italiana.

Sanremo, Torino, New York

Italo Calvino nelle città inizia da Sanremo, con Filippo Scotti: il centro è Villa Meridiana dove vivevano i Calvino e la stazione botanica costruita nella Villa. È il periodo della formazione dello scrittore, durante gli anni del fascismo, il periodo partigiano nelle Alpi Marittime e di quanto racconterà, nel 1974, sulle colonne del Corriere della sera, in Ricordo di una battaglia. È la resistenza che tornerà nelle pagine del romanzo del 1947, Il sentiero dei nidi di ragno. Su Torino, dove si trasferisce nel Dopoguerra, Calvino ha scritto molto e spesso: è la città dove ha studiato dopo l’esperienza partigiana, si è laureato (in lettere, con una tesi su Jospeh Conrad, invece di dedicarsi alla carriera scientifica come i genitori) e ha iniziato a lavorare prima all’Einaudi e poi come redattore dell’edizione piemontese de “L’Unità”. Alessio Vassallo gli dà voce qui e New York, dove lo scrittore ha vissuto per sei mesi con una borsa di studio dal 1959 al 1960. Lo racconterà nel diario di viaggio Un ottimista in America e in varie lettere.

Guarda il trailer di Italo Calvino nelle città

Allez-Hop!

A Roma, dove è stato in diverse occasioni dal 1954 al 1964 e dove ha affittato un piccolo appartamento nel 1962, è invece Valerio Mastandrea a interpretarlo in età più matura. La prima vera casa è in via Monte Brianzo, si è sposato con Esther Calvino a l’Avana e nel 1964 nasce la figlia Giovanna. È la volta di Parigi dove si trasferisce nel 1967, nella villetta di Square de Chatillon, e vi resta sino al 1980, quando torna nella Città Eterna. In questi tredici anni, Parigi diventa il centro della sua vita intellettuale (come si legge in Eremita a Parigi). Qui scrive i racconti su Parigi che si trovano nel libro Palomar. E infine Roccamare, vicino di casa di vari scrittori come Fruttero. Trascorrerà qui gli ultimi anni della sua vita. Colpito da un ictus, verrà ricoverato all’ospedale di Siena, dove muore nel settembre del 1985. Fa da intramezzo, l’esecuzione musicale di Raphael Gualazzi del brano Ora mi alzo, tratto da Allez-Hop racconto mimico per mezzosoprano, 8 mimi, balletto e orchestra di Luciano Berio su libretto di Italo Calvino, rappresentato per la prima volta alla Fenice di Venezia nel 1959.

Dare uno stile al mondo

Italo Calvino nelle città arriva a conclusione del centenario dell’intellettuale, ricordato già lo scorso anno con la bella mostra a lui dedicata alle Scuderie del Quirinale, forse più interessante per trovate e suggestioni della lettura un po’ asettica che ne danno Ferrario e Belpoliti, inutilmente appesantita dagli intermezzi recitati da Placido, che nulla apportano al racconto. Ne resta, tra tante, la ripromessa personale di recuperare quanto prima Le chant du styrène di Alain Resnais, del 1958, con un testo di Raymond Queneau tradotto in italiano da Italo Calvino: «quattordici mesi di lavoro per un film di quattordici minuti sulle materie plastiche (…) inquadrature talmente legate fra di loro malgrado l’assenza di qualsiasi personaggio vivente, senza dunque le facilitazioni dei raccordi su un effetto drammatico, un centinaio di inquadrature, dicevo, così armoniosamente saldate fra di loro da dare l’impressione fantastica di non essere che un solo lungo piano-sequenza, una sola magnifica carrellata, il cui prodigioso fraseggio evoca le grandi cantate di Johann Sebastian Bach», avrebbe scritto Godard nei Cahiers du cinéma, del 1959. La traduzione, del 1985, sarebbe stato una delle ultime fatiche letterarie di Calvino (aiutato da Primo Levi), che ancora oggi ci ammonisce con una profetica citazione:

«Se il mondo diventa sempre più insensato, l’unica cosa che possiamo cercare di fare è dargli uno stile».

Due gli autori della fotografia Andrea Zambelli e Andrea Zanoli, mentre il montaggio è di Cristina Sardo; musiche originali di Yamamoto Kotzuga. Presentato in anteprima alla 19 esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Italo Calvino nelle città esce al cinema il 28, 29 e 30 ottobre 2024, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos.

 

Mielizia

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Francesca Romana Buffetti
Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.
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