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Kenneth E. Boulding, economista, pacifista, filosofo e scienziato dei sistemi

Kenneth Boulding, tra cowboy, astronauti e pacifismo

Secondo il pensiero, di grande attualità, dell'economista e filosofo, le guerre sono dettate da una nostra antica visione economica, di conquista e predazione. Ma la cura delle risorse renderà necessario convertirsi a una economia da navicella spaziale
15 Gennaio, 2024
3 minuti di lettura

«Il grande dono (degli economisti) al mondo è rappresentato dalle statistiche del reddito nazionale, del Prodotto Interno Lordo (PIL), e della sua crescita percentuale. Però, come ogni economista sa, il calcolo del PIL è un puro esercizio di fantasia e, anche se i numeri fossero veri, il PIL è una ben miserabile misura del benessere. Il PIL può crescere grazie alla corsa agli armamenti o alla costruzione di dighe inutili». Quando Kenneth Boulding presenta questo testo a New York, nel 1965, in occasione dell’American Economic Association, dall’altra parte del mondo, in Vietnam, erano già incominciati i bombardamenti americani sul Vietnam del Nord con l’operazione Rolling Thunder. Si stava scrivendo una delle pagine più sanguinose della storia del secolo scorso. La guerra terminò solo nel 1975.

La guerra in Vietnam e i pacifisti

Circa 60.000 soldati americani inviati per combattere il comunismo persero la vita, e furono uccisi oltre 3 milioni di soldati e civili nordvitnamiti e 250mila militari sudvietnamiti. A quella barbarie si oppose un vasto movimento pacifista, che trovò il supporto proprio di Kenneth Boulding. Egli realizzò infatti il primo teach-in contro quella guerra in Vietnam insieme a prestigiosi membri dell’Università del Michigan, tra cui William A. Gamson, Jack Rothmnan, Eric Wolf, Roger Lind e Arnold Kaufman, in linea con quanto aveva già scritto in “Conflict and Defense” nel 1962 e sfidando non solo le politiche imperialiste del governo, ma anche gli studenti interventisti. Durante un suo intervento pubblico fu addirittura preso a palle di neve.

Boulding era un quacchero, avverso ai sacramenti, alle gerarchie ecclesiastiche. Predicava l’abolizione della schiavitù e soprattutto il rifiuto di partecipare alla guerra.

 

La guerra è questione economica

Nato nel 1910 a Liverpool, il giovane Kenneth aveva visto lo zio Bert ritornare dalla trincea della Prima Guerra Mondiale con uno sguardo nuovo, irriconoscibile. Un fatto che lo segnò per sempre. Per il futuro economista, filosofo, poeta, scienziato dei sistemi, bisognava fare di più per contrastare quelle atrocità della storia. La guerra era ed è questione non solo etica ma soprattutto economica. O meglio, le due questioni sono interconnesse.

Da economista impuro, come preferiva definirsi, Boulding teorizzò un approccio economico originale, olistico, aperto allo studio del comportamento umano. In cui la biologia, la sociologia, l’antropologia si presentano come sistemi che interagiscono con il sistema economico.

Sulla scia di questa visione, lo studioso e autore di oltre 1000 pubblicazioni e 40 libri su numerosi argomenti (religione, macroeconomia, teoria dell’impresa, ecologia ed economia dell’ambiente), con The Economics of the Coming Spaceship Earth lanciò la tesi secondo cui la Terra non è altro che un sistema chiuso.

Dall’economia dei cowboy a quella degli astronauti

La Terra, per Boulding, è come una navicella spaziale. Gli astronauti possono contare soltanto sulle risorse che sono disponibili all’interno della navicella. Scrive Boulding: «Sia pure in modo pittoresco chiamerò ‘economia del cowboy’ l’economia aperta; il cowboy è il simbolo delle pianure sterminate, del comportamento instancabile, romantico, violento e di rapina che è caratteristico delle società aperte. L’economia chiusa del futuro dovrà rassomigliare invece all’economia dell’astronauta: la Terra va considerata una navicella spaziale, nella quale la disponibilità di qualsiasi cosa ha un limite, per quanto riguarda sia la possibilità di uso, sia la capacità di accogliere i rifiuti, e nella quale perciò bisogna comportarsi come in un sistema ecologico chiuso capace di rigenerare continuamente i materiali, usando soltanto un apporto esterno di energia».

Parole attuali, che senza troppi sforzi possiamo accostare non solo ai concetti di sostenibilità e di economia circolare, ma anche alla convinzione che continuare a misurare il benessere degli Stati sulla base del PIL non farà altro che alimentare le crisi.

Ma noi proseguiamo nel comportarci ancora con la mentalità del “cowboy”, cercando cioè un nuovo Ovest da sfruttare, dopo aver ucciso i nativi americani e rubato le loro risorse, dopo aver distrutto le popolazioni dei bisonti che vivevano senza padroni, liberi. Arrivando fino alla Montagne Rocciose, per poi proseguire più in là, verso la California, fino a raggiungere l’oceano, senza più terra e senza più animali. Kenneth Boulding è stato candidato a due premi Nobel: quello per l’economia e quello per la pace. Ci ha lasciati nel 1993. Da allora sono passati 31 anni. E siamo riusciti a portare i nostri rifiuti nello spazio, al di là della nostra navicella. Possa il suo pensiero aiutarci a comprendere il senso degli attuali conflitti nel mondo. Perché più di 20.000 persone sono morte a causa dei bombardamenti nella striscia di Gaza. E oltre 10.000 civili sono morti in Ucraina dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022.

 

Mielizia

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
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