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Ndoto, i cambiamenti climatici in Africa raccontati con l’intelligenza artificiale

È stato lanciato in questi giorni il cortometraggio creato da Zain Verjee, ex corrispondente della Cnn, e Matthew Cullen, regista vincitore di un Grammy. Un racconto visivo del Continente più esposto agli stravolgimenti climatici, accessibile a tutti e lontano dal pathos tradizionale
19 Gennaio, 2024
2 minuti di lettura

Ndoto in swahili, lingua ufficiale in Kenya, Tanzania, Congo, Ruanda, Isole Comore e Uganda, significa sogno. E sembra un po’ un sogno, in effetti, uno strano sogno postmoderno e piuttosto patinato quello che è stato lanciato come il primo film al mondo realizzato con l’intelligenza artificiale (AI) incentrato sugli effetti dei cambiamenti climatici in Africa. I paesaggi africani del film, stilizzati e computerizzati, si sovrappongono, si dissolvono, si inondano e vengono inondati, una marea di bianco si mischia a spunti di oro, in un probabile richiamo alla voracità occidentale (e non solo) con cui il Continente è stato (ed è tuttora) depredato delle sue risorse e bellezze naturali. Modificati dall’Intelligenza Artificiale esattamente come dal clima impazzito, i paesaggi sono i veri protagonisti: così come i volti delle vittime più fragili di questi cambiamenti, i bambini.

 

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Cambiare lo sguardo sull’Africa grazie all’Ai

Creato da Zain Verjee, ex corrispondente della Cnn, e da Matthew Cullen, regista vincitore di un Grammy, Ndoto racconta l’Africa, maggiormente esposta ai rischi del clima in evoluzione, utilizzando l’Ai per evitare di cadere in stereotipi a cui siamo assuefatti. «Volevo catturare tutto questo – ha spiegato Cullen – in un modo in cui la fragilità, la bellezza e, soprattutto, l’umanità fossero al centro del film».

La scelta dell’intelligenza artificiale al posto del cinema tradizionale ha chiaramente il pregio di una ben maggiore accessibilità con un enorme abbattimento dei costi e dei tempi.

Un percorso comprensibile, e tutto sommato utile, soprattutto a livello simbolico, che, ovviamente, evitando il pathos attraverso cui la narrazione per immagini costruisce tradizionalmente l’empatia, percorre la strada dell’accumulazione visiva. Il risultato, sebbene a tratti rischi di ricalcare eccessivamente canoni pubblicitari, è interessante: prova, se non altro, a cambiare il modo in cui il cambiamento climatico in Africa (e il Continente in generale)  viene percepito.

 

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L’Africa di Ndoto

La denuncia sociale di Ndoto è stata costruita in una sola settimana. Il film è stato realizzato utilizzando Runway ML, un creatore di video AI, e uno strumento interno realizzato da Mirada Studios, lo studio co-fondato da Cullen e Guillermo del Toro, il celebre regista di Il labirinto del fauno, Pacific Rim e La forma dell’acqua.

Va sempre ricordato, ed è questa l’importanza di progetti come Ndoto, e del loro valore divulgativo aldilà di quello estetico e artistico, che l’Africa contribuisce solo per il 3% alle emissioni di gas serra, ma è il continente più esposto al rischio derivante dagli stravolgimenti climatici.

Lo sappiamo, anche se facciamo finta di non saperlo, e eventi come la siccità nel Corno d’Africa, le forti alluvioni in Mali e in Nigeria colpiscono milioni di persone, spesso costrette a migrare, e di animali, destinati alla morte e in alcuni casi all’estinzione. È impossibile oggi, pensare ai fenomeni migratori senza legarli agli stravolgimenti climatici e ai conflitti locali che spesso insorgono per il controllo di territori sempre più in bilico e sempre più contesi per le loro risorse.

 

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Valentina Gentile
Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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