«Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo. L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo». Apprendiamo come tutti con sconcerto che papa Francesco, alle 7.35 di questo Lunedì dell’Angelo, se n’è andato dopo dodici anni di pontificato. Le sue ultime parole in forma pubblica, pronunciate proprio ieri durante la benedizione “Urbi et orbi”, restituiscono la cifra di quest’uomo, Jorge Mario Bergoglio, che proprio dieci anni fa (mancano poche settimane all’anniversario) con l’enciclica “Laudato si’…” apriva un paradigma concettuale del tutto inedito, quello dell’ecologia integrale, che punta a interpretare in termini umani e in ogni suo risvolto, non solo economico e tecnologico come spesso accade, l’idea della transizione. Un tema al quale giungeva con un ampio (e poco noto) retroterra di riflessione teologica e che sarebbe rimasto come una costante (basti pensare alla successiva enciclica Fratelli tutti in piena pandemia) del suo apostolato.
Baluardo etico
Ecco, proprio mentre in molti ne ripercorrono la biografia, che il film I due papi di Fernando Meirelles nel 2019 ci aveva fatto conoscere meglio nella dialettica in parte reale, in parte simbolica con il suo predecessore, ci rendiamo conto che soprattutto questo ruolo di argine alla deriva etica cui stiamo assistendo rappresenta l’eredità più importante che ci lascia Papa Francesco. Questa sua capacità d’intervenire nel presente con visioni coraggiose e d’ampio respiro che hanno fatto da baluardo alle molte tendenze di degrado, violenza e sopraffazione che marcano la contemporaneità, il richiamo ad alcuni valori di fondo che potevano (e potranno) unire le persone di fede e quelle più semplicemente animate da principi di solidarietà e cura del bene comune.
Eredità preziosa
Ci sarà tempo per comprendere la portata del suo pontificato e certamente anche i limiti che l’hanno caratterizzato, perché pur sempre in una prospettiva dogmatica si muoveva la sua analisi. Intanto in queste ore, scioccati dalla cronaca, ne piangiamo la scomparsa perché ha fatto compiere a tutti noi molti passi in avanti, perché se c’era una voce che poteva farsi sentire contro le assurdità della guerra, le crescenti disuguaglianze e il depauperamento delle risorse ambientali, quella voce era la sua.
Ci mancherà in questo presente con molte insidie, nel quale la parte laica punti di riferimento così elevati e chiari rispetto a tanti temi cruciali per l’umanità, non ha saputo esprimerli.