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Murale "Nido di vespe" di Lucamaleonte

Quel nido di vespe antifasciste

Nei nostri percorsi di Street Art romana, in occasione della Festa della Liberazione, non possiamo ignorare il Muro di Vespe di Lucamaleonte. Un’opera che racconta l’orgoglio di un quartiere ribelle che si oppose all’invasione nazista e sopravvisse nonostante il devastante rastrellamento del 1944
25 Aprile, 2021
5 minuti di lettura

Sono tanti gli angoli d’Italia che nascondono perle di antifascismo. Storie di Resistenza tra i muri di piccoli paesi che vengono a galla nei ricordi dei pochi che oggi possono ancora raccontare quei giorni in prima persona. Racconti che spuntano come fiori tra le crepe dei muri quando meno te l’aspetti: storie di coraggio e valori etici, di capacità di sacrificio per un bene comune che oggi diamo per scontato. Tra i racconti anonimi sparsi tra paesi e montagne e la grande Storia, quella con la S maiuscola, ci sono le grandi città, quelle con i lori quartieri storici della Resistenza, in tanti oggi riconosciuti con medaglie. Quest’anno vi raccontiamo la storia del Quadraro, un quartiere nel quadrante sud orientale della Capitale, tra la Via Casilina e la Via Tuscolana, dove scomparivano partigiani, anarchici e dissidenti, protetti dalla solidarietà antifascista di un territorio che si guadagnò il nome di Nido di Vespe.

La scia di sangue del generale Kappler

Era l’alba del 17 aprile del 1944 quando le truppe nazifasciste comandate dal generale Herbert Kappler circondarono il Quadraro, il Nido di Vespe, come lo chiamavano i capò nazisti. Fu un rastrellamento che si portò via 700 uomini tra i 16 e i 55 anni. Un episodio che fa parte di quella scia di sangue e ignominia iniziata con il rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre del 1943, proseguita nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944 e poi, meno di un mese dopo, con il rastrellamento del Quadraro.  Una campagna del terrore portata avanti dal generale nazista Kappler. Gli abitanti del Quadraro furono deportati in Germania passando per luoghi tristemente famosi come Sant’ Anna di Stazzema e Marzabotto. Dal 2016 una targa al Binario 1 della Stazione di Campo di Marte a Firenze ricorda il loro passaggio.

La targa al Binario 1 della Stazione di Campo di Marte a Firenze in ricordo dei civili rastrellati al Quadraro

Impara l’arte

L’operazione Balena, nome in codice del piano di rastrellamento e deportazione del Quadraro, non aveva come obiettivo punire una rissa avvenuta in una trattoria del quartiere, come fu raccontato, ma colpire l’economia di un quartiere che proteggeva partigiani e ribelli. Scrive Walter De Cesaris nel libro La Borgata Ribelle: «Il comando della città era dell’opinione, più volte manifestata, che quando qualcuno non riusciva a trovare rifugio o accoglienza nei conventi o al Vaticano, si infilava al Quadraro, dove spariva». Fu per questo che il quartiere si guadagnò il doppio appellativo di Nido di Vespe e Spina nel Fianco. In seguito al rastrellamento del 17 aprile rimasero solo donne e bambini nel Nido di Vespe. E il nido seppe rivelarsi tale mostrando la forza e la tenacia di partigiane che resteranno anonime e che seppero far fronte alla situazione sostenendosi a vicenda. Le famiglie sopravvissero grazie a quanto ancora oggi viene considerato superfluo: l’arte. Il quartiere sorge infatti vicino a Cinecittà e fu proprio il cinema a creare nuovi posti di lavoro. Donne e bambini divennero comparse, alcune aprirono osterie, altre iniziarono a lavorare come artigiane nei set imparando l’arte del trucco di scena o facendo fruttare le personali conoscenze sartoriali. In questo quartiere sopravvissuto grazie all’arte e alla capacità di raccontare i sogni è nato nel 2010 il MURo, Museo di Urban Art di Roma, su idea dello street artist David Diavù Vecchiato.

Entering Free Quadraro

Il benvenuto al Quadraro ce lo dà Lucamaleonte artista romano classe 1983, lontano biograficamente da quel giorno del 1944. Un nome camaleontico il suo che la dice lunga sulla capacità di entrare in sintonia con un territorio e creare opere che sappiano esaltarne le sfumature. Con la sua arte Lucamaleonte ha saputo esprimere senza parole il senso d’identità del quartiere, l’orgoglio che accomuna i suoi abitanti nel sentirsi Nido di Vespe, capaci di spaventare le terribili truppe dell’invasione nazista. Il suo lavoro è appunto un Nido di Vespe richiesto da Diavù per la ricorrenza dei 70 anni da quella terribile mattina.  Per la sua realizzazione è stato scelto il muro di via del Monte del Grano dove campeggiava un anonimo “You are now entering Free Quadraro”. La scritta si rifaceva al murale sorto nel 1969 nell’area autonoma auto-dichiarata della città di Derry nell’Irlanda del Nord, una no-go area per le forze armate britanniche. Nel contesto del conflitto nordirlandese quest’area tra il 1969 e il 1972, ebbe come unica autorità quella dei residenti stessi. Lucamaleonte ha colto il potere di quella scritta anonima, permettendo al writing popolare di entrare nel grande murale, o forse sarebbe più corretto dire: permettendo al suo murale di accogliere la voce del writing anonimo. La scritta è stata quindi riprodotta e inserita tra le vespe disegnate realisticamente e in grande formato lungo tutto il muro. Le vespe sono intente a proteggere il loro nido rappresentato da un fitto reticolo di esagoni, la classica geometria dei favi di vespe e di api, che ricopre l’intero muro. Come una rete il reticolo delle vespe sembra delimitare una zona, un luogo che per alcuni può essere ostile e per altri protezione, si tratta quindi di scegliere da che parte stare.

 

 

E Lucamaleonte oggi ribadisce in modo inequivocabile la sua scelta politica disegnando Spuntò l’Alba, manifesto per la Festa della Liberazione 2021, realizzato per l’Anpi. L’opera ritrae il volto di uno dei suoi figli, nati liberi, grazie al sacrificio di quanti hanno lottato nella Resistenza.

 

 

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Un buco spazio temporale

Diavù, racconta di aver scelto quel muro perché «Rappresenta in senso urbanistico, ma anche storico, una porta di ingresso al Quadraro Vecchio. Un buco spazio-temporale di cui ora non si ha più percezione ma che qualche decennio fa rendeva questo quartiere prigioniero di un dopoguerra fantasma, che si trascinava tardivo, che faticava a terminare, rappresentato da baracche di lamiera, case semidistrutte abitate da immigrati – all’epoca i cosiddetti ‘ultimi’ erano gli italiani del Meridione – e strade sterrate e polverose, com’era questa via del Monte del Grano ancora negli anni 70». Mentre più avanti verso Largo dei Tribuni, si andava formando quello che è oggi il Quadraro Nuovo: un esempio di modernità e di progresso, preda di speculazioni edilizie e caratterizzato dalla rapida comparsa di palazzi a più piani, servizi pubblici e attività commerciali di vario genere. Un processo di gentrificazione da un lato e un ghetto dall’altro. 

Venticinque aprile tutti i giorni

Nel 2014, anno della realizzazione del Nido di Vespe, Lucamaleonte era noto per la sua preferenza a ritrarre animali o insetti piuttosto che esseri umani, riconoscendo nei primi un valore simbolico che nell’umano si andava perdendo. Sono famosi i suoi assembramenti di uccelli, dai fagiani ai pettirossi, o anche i branchi di pesci o di lupi, o ancora gli insiemi di animali di vario genere, tutti come nei racconti mitologici o nella letteratura classica, portatori di messaggi per chi si apre al loro ascolto. Da alcuni anni l’artista ha scelto di dedicarsi anche al ritratto umano. lo abbiamo incontrato recentemente sulle pagine di Sapereambiente in occasione del suo omaggio a Gigi Proietti ritratto sulla facciata del palazzo dove l’attore crebbe. Lo incontreremo ancora per raccontare la storia del suo murale di Ostia ricco di ritratti e subito censurato. Lo vogliamo ricordare in questa giornata anche per il ritratto di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso nel settembre scorso da quattro giovani, dai ventidue ai ventisei anni, i cui valori e il cui ambiente culturale e stile di vita sono stati sottolineati dai media. I valori sono estremo lusso, volenza, machismo e razzismo. «Se un tempo eravamo partigian* oggi siamo antifascist*», ricorda un disegno anonimo postato in questi giorni sulle pagine social della Legge Antifascista Stazzema.

Un messaggio chiaro: dobbiamo essere in grado di schierarci, di saper scegliere e condannare feticci, oggetti e atteggiamenti fascisti. Rendere l’antifascismo parte integrante di un progetto educativo delle nuove generazioni che sappia combattere la mascolinità tossica e la cultura della violenza e della sopraffazione del più debole.

L’opera si trova sulla facciata di un palazzo di Colleferro,  comune tra Roma e Latina, dove viveva Willy e dove sono cresciuti i suoi assassini oggi in attesa di processo.  Nei colori di Lucamaleonte, e nella sua capacità di interagire con il territorio, possiamo ritrovare un ponte capace di collegare il nostra passato partigiano a un presente che sappia fare dell’antifascismo la sua cifra educativa, perché, anche grazie all’arte come accadde a Cinecittà nel Dopoguerra, la consapevolezza del 25 aprile viva tutti i giorni.

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