Piante cattive, quando la natura non fa così bene (ma continua a sorprenderci)
La biologa Katia Astafieff apre i cancelli di un giardino crudele, popolato da “piante velenose, urticanti e letali”, tra riferimenti letterari, cronache passate e presenti, e dati che dovrebbero farci riflettere
Nessuno (o quasi) raccoglierebbe e mangerebbe un fungo senza essersi accertato della sua commestibilità. Forse le favole, ma più probabilmente i frequenti casi di avvelenamento nelle cronache, ci hanno insegnato che tra i miceti ci sono specie senza pietà. Le piante, invece, sono ammirate per la loro bellezza, conosciute come rimedi per malanni e fonti di sostanze da cui derivano numerosi farmaci. Eppure anche il regno vegetale possiede oscuri segreti. Malefici espedienti che sono narrati — in maniera scanzonata e costellata di aneddoti — da Katia Astafieff, biologa e direttrice aggiunta dei giardini botanici di Grand Nancy, nel suo libro Piante cattive. Storie velenose, urticanti e letali, tradotto da Sara Prencipe e pubblicato da add editore (2022).
Il lato oscuro delle piante
L’autrice ci prepara così a una passeggiata in un crudele giardino botanico, una visita guidata immaginaria in quella che si delinea una raccolta di storie sul lato oscuro delle piante:
«Il detto secondo cui ‘tutto ciò che è naturale fa bene’ va molto di moda, ma se la natura non è né buona né cattiva, non conoscerla può esporci a seri pericoli».
Pericoli, tranelli conosciuti o inaspettati, nati dalla capacità di adattamento delle specie descritte. Una malignità nutrita dall’evoluzione. Le piante raccontate sono cattive perché provocano fastidi, pruriti, e allergie, ma anche perché sono in grado di farci perdere il controllo. Ci possono dare stupefacenti potentissimi, sono armi mortali se usate come veleni, o stanno distruggendo la biodiversità in quanto specie invasive.
Botanica pop, tra Madame Bovary, Hercule Poirot e Voldemort
Tante storie e curiosità ci accompagnano nella conoscenza di piante diversamente cattive. C’è il “bulbo malizioso che fa piangere”, che più comunemente chiamiamo cipolla (Allium cepa), poiché contiene un precursore dell’acido solforico che, a contatto con la superficie acquosa dei nostri bulbi oculari, provoca arrossamento e lacrimazione; la terribile ortica (Urtica dioica) ricoperta di peli con punte in silice che si spezzano, rilasciando su di noi molecole urticanti e che prolungano il dolore; la canna da zucchero (Saccarum officinarum), colpevole di aver condotto gli uomini sulla strada dell’alcolismo e legata al cupo capitolo dello schiavismo. Astafieff scrive anche di veri e propri killer, citando brani di letteratura anche molto recenti. Gustave Flaubert fa dire a Rodolphe che la sua relazione con Emma — la protagonista di Madame Bovary— è come stare all’ombra del manzaniglio (Hippomane mancinella), pianta dei Caraibi e della Florida le cui parti sono tutte estremamente tossiche, tanto da far sviluppare riniti e bronchiti con la sola inalazione. Sono celebri gli omicidi risolti da Hercule Poirot, personaggio nato dalla penna di Agatha Christie che, già nella sua prima avventura, si ritrova ad avere a che fare con la stricnina ricavata dalla Strychnos nux-vomica.
Una saga di magia come quella di Harry Potter non poteva, poi, non nascondere qualche segreto botanico: la bacchetta magica di Lord Voldemort è in legno di tasso (genere Taxus), albero portatore di vita, poiché vi si estraggono sostanze benefiche, e morte, in quanto molte specie risultano tossiche.
L’ombra dei cambiamenti climatici
Tra le piante cattive, come accennato, ci sono anche quelle che, con i loro pollini, ci rendono la vita impossibile, causandoci allergie e aumentando le spese della sanità pubblica. Un bell’esempio di intersezione tra natura e società, ma non la sola. Questo libro di storie spaventose, divertenti e curiose, ci offre un nuovo spunto per riflettere sui cambiamenti a cui il nostro Pianeta sta andando incontro.
«Le specie invasive» e, aggiungeremmo, quelle che provocano allergie, «potrebbero trarre beneficio dai cambiamenti climatici. Hanno grandi capacità di adattamento e sfruttano ambienti alterati dalla mano dell’uomo. Alcune specie che non sono invasive potrebbero diventarlo».
Le specie aliene invasive, quelle introdotte più o meno (in)volontariamente dall’essere umano laddove non dovrebbero esserci, si appropriano di aree anche molto estese e minacciano la biodiversità. Le pagine di Katia Astafieff ci insegnano che le piante possono essere una risorsa infinita, ma sanno essere davvero spietate. Un motivo in più per rispettarle e trattarle con tutte le attenzioni che meritano.
Saperenetwork è...
- Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.
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