Ecologia della nonna, rivisitata
Dagli usi privati a quelli nei settori produttivi, sono tanti i modi (antichi e modernissimi) per risparmiare e ottimizzare le risorse, tra cui l’acqua dolce. Ma per farlo abbiamo bisogno di fare nostra l’idea che sono limitate
Mia madre, nata e vissuta in campagna negli anni venti del secolo scorso, mi raccontava che, dopo il pranzo, l’acqua della pasta veniva conservata ed usata per lavare i piatti, essendo calda e piena di amido (i piatti vengono benissimo e lustri: provare per credere!). A quest’acqua “sporca” in quanto piena di sostanze nutritive, veniva aggiunta qualche patata, un po’ di crusca e altri scarti, usandola per dar da mangiare ai maiali (qualcuno se li ricorda i maiali di allora, neri e magri, che razzolavano a mangiare le ghiande nei boschi?).
E così, in un colpo solo si risolvevano i problemi dello spreco di acqua, dell’inquinamento da detersivi, dell’energia per riscaldare l’acqua di lavaggio, dei rifiuti organici con il vantaggio di provvedere a costo zero all’alimentazione dei maiali.
Sembra che qualcuno ricordi le frugali tradizioni contadine se, per alleviare il problema della tragica scarsità d’acqua, quest’estate molti sindaci hanno adottato provvedimenti di risparmio in questa linea. Tra questi, (Ordinanza del sindaco di San Severino – MC) l’uso dell’acqua della pasta per lavare i piatti. Ma non solo. E’ stato posto il divieto di doppio risciacquo dal barbiere per lo shampoo (a Castenaso – BO), e in molti altri comuni sono in vigore divieti di innaffiare orti urbani e giardini, se non la sera, quando l’uso dell’acqua è più efficiente, il divieto (o perlomeno il caldo suggerimento) di non lavarsi nella vasca da bagno ma di usare la doccia, usare i rompigetti dei rubinetti etc.
Risparmio individuale e interventi strutturali
Qualora queste misure sembrino eccessive e vessatorie (pensate agli orti urbani, prediletti da molti cittadini, ma che assorbono ovviamente molta acqua, per cui è possibile che sorga la rivoluzione delle zucchine), c’è da pensare che l’acqua è un bene prezioso e che è meglio farsi uno shampoo in meno dal barbiere ed avere l’acqua per usi più essenziali. Le misure di risparmio individuale hanno senso anche perché risulta che in Italia il consumo pro capite di acqua potabile è più elevato rispetto alla media europea.
Secondo l’Istat (2018) noi consumiamo 215 litri per abitante al giorno, contro i 125 litri di altri paesi. Nelle città (Comuni capoluogo e Città metropolitane) il dato Istat del 2020 riporta un consumo di 236 litri, in media.
E a questi consumi vanno aggiunti tutti quelli per l’agricoltura (i più rilevanti), per l’industria, per il raffreddamento delle centrali termoelettriche etc. E quindi c’è ampio margine per migliorare!! Da questi dati, emerge ovviamente che, oltre ai risparmi individuali, c’è bisogno di misure strutturali: dal miglioramento dello stato degli acquedotti (che, in particolare nel sud, disperdono per strada fino al 60% dell’acqua potabile che dovrebbe esser destinata al consumo umano) alla costruzione di invasi per raccogliere l’acqua piovana, dagli interventi per ridurre gli abnormi consumi della produzione agricola e dell’allevamento animale al riutilizzo delle acque reflue in uscita dai depuratori per usi agricoli (secondo dati dell’Unione Europea, dei 40 miliardi di metri cubi di acque reflue trattati nei depuratori ne vengono riusati solo circa il 3%, e in Italia non va meglio).
L’acqua sfidante degli eventi estremi
Ormai c’è assoluta concordanza nel ritenere che i cambiamenti climatici implicano siccità strutturale diffusa, alternata con precipitazioni violente e concentrate, che causeranno alluvioni e vari disastri geologici. E gli eventi dei giorni scorsi, con morti a gravi danni, non fanno eccezione, ma fanno notizia solo per qualche giorno, e scompaiono dall’agenda dei politici!
A queste alluvioni si risponde normalmente cercando di far defluire l’acqua più rapidamente possibile, invece di 1) cercare di attrezzarsi per sopportare questi fenomeni estremi, con interventi di messa in sicurezza del territorio, 2) cercare di rallentare il deflusso delle acque e immagazzinare l’acqua in invasi, in casse di espansione dei fiumi e torrenti etc. per prolungare la possibilità di utilizzarla.
Anche qui il comportamento è contro intuitivo: si desidera la pioggia, ma non ci si attrezza per quello che adesso viene giù, cioè piogge violente e alluvionali. Per cui, a ogni accidente meteorologico la risposta è solo di tipo emergenziale, ed è chiaro che in questo caso i costi sono necessariamente più alti.
Una metafora del nostro pianeta è considerarlo una navicella spaziale o un’astronave che deve essere autosufficiente. Così come quando si viaggia in barca per mare, le provviste d’acqua sono limitate e ci si adegua, così dobbiamo pensare che sulla terra le risorse, e tra queste l’acqua dolce, sono limitate. Certamente, chi ragiona solo in termini di PIL in maniera completamente folle vaneggia di una crescita illimitata in un mondo di risorse finite. Se gli economisti e le istituzioni hanno di questi vaneggiamenti, far cambiare idea agli economisti e ai politici è impresa di ecologia estrema!!
NOTA DELL’AUTORE: Una recentissima indagine Censis, pubblicata i primi di ottobre, certificherebbe la disponibilità degli italiani ad adottare comportamenti più “risparmiosi” per quanto riguarda almeno gli aspetti dei consumi energetici. Negli anni scorsi, ho sempre preso con le molle le indagini che dipingevano gli italiani come pronti, in grandi percentuali, a tenere conto dei cambiamenti climatici e adottare comportamenti conseguenti. Ma qui ci sono gli aumenti stratosferici delle bollette a toccare il portafoglio e a far riflettere, e quindi, forse, qualcosa si muoverà.
Saperenetwork è...
- Ambientalista da sempre, che ha letto, all’epoca, il libro I limiti dello sviluppo, e quindi sta aspettando la catastrofe da 50 anni. Ma nonostante tutto, visto che serve Pensare globalmente Agire localmente, affligge chi gli sta vicino con l’intento di ridurre i consumi, di tutto: cibo, acqua, energia etc. e non cessa di operare per il miglioramento dell’ambiente, soprattutto urbano, nel contesto di Legambiente. È Presidente del Circolo Garbatella di Legambiente che dal 2012 ha in affidamento il Parco Garbatella in Roma, un’area di 40.000 m2, che il Circolo gestisce senza nessun contributo da parte del Comune. Da queste pluriennali esperienze ha avviato la sua strada di ambientalista estremo.
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