È una mattina di qualche tempo fa e insieme a un gruppetto di naturalisti e appassionati ci addentriamo nella Foresta di Tarvisio, luogo magico e pulsante di natura nelle Alpi Giulie, ai confini tra Italia, Austria e Slovenia. Ripercorriamo le orme della lince, un magnifico e solitario felino dei boschi dalla vista e dall’udito eccezionali, che compare in molte culture tradizionali come animale totemico connesso ai misteri occulti e alla chiaroveggenza.
Agile e veloce quanto elusiva e silenziosa, la lince eurasiatica (Lynx lynx) un tempo era piuttosto comune nelle foreste europee e siberiane, ma negli ultimi due secoli nelle nostre aree è stata portata quasi all’estinzione.
Le cause principali, come per molti altri predatori che si trovano all’apice della catena alimentare, vanno ricercate nell’alterazione, perdita e frammentazione dell’habitat, così come nell’azione diretta dell’uomo, che per lungo tempo ha percepito come minaccia – o ambito trofeo – queste creature preziose.
Come spesso accade, l’allarme scatta quando la situazione è davvero drammatica e anche per la lince è stato così. Da qualche decennio, a questo felino grande pressappoco come un labrador e dal caratteristico ciuffo di peli sulle orecchie è stato riconosciuto lo status di specie altamente minacciata a livello europeo, e per questo protetta da leggi nazionali ed europee. Oltre agli interventi di monitoraggio, conservazione e gestione delle sparute popolazioni residue, dagli anni Settanta sono stati effettuati molteplici progetti di reintroduzione.
![Un bellissimo esemplare di lince osservato nel suo ambiente naturale durante i monitoraggi svolti dal team del Progetto Lince Italia. [Foto: Renato Pontarini]](https://www.sapereambiente.it/wp-content/uploads/2020/02/foto-lince.jpg)
![Un bellissimo esemplare di lince osservato nel suo ambiente naturale durante i monitoraggi svolti dal team del Progetto Lince Italia. [Foto: Renato Pontarini]](https://www.sapereambiente.it/wp-content/uploads/2020/02/foto-lince.jpg)
E proprio dei progetti più recenti che interessano la catena alpina abbiamo parlato durante la nostra passeggiata con Paolo Molinari e Anja Jobin, profondi conoscitori della biologia ed ecologia della lince, membri del Cat Specialist Group dell’Iucn e coordinatori rispettivamente del Progetto Lince Italia e dell’organismo internazionale Scalp (Status and Conservation of the Alpine Lynx Population). Al momento sono in corso due importanti progetti europei che li vedono partecipi: l’Interreg Central Europe 3Lynx e il Life Lynx.
Il progetto 3Lynx, come suggerisce il nome, si focalizza su tre popolazioni di linci: boema-bavarese-austriaca (Austria, Germania e Repubblica Ceca), dinarica e delle Alpi sud-orientali (Slovenia e Italia). In tutti e tre i casi si tratta di piccoli nuclei isolati che, a partire dai pochi individui reintrodotti, stanno ricominciando a diffondersi sul territorio.
Per favorire questa tendenza, 3Lynx mette in atto sia azioni dirette di studio, monitoraggio e conservazione, sia azioni legate alla cooperazione internazionale e alla gestione dei conflitti. In quest’ultimo caso, l’attenzione è focalizzata su una componente cruciale degli stakeholder (i cosiddetti “portatori di interesse”), ossia quelli che da potenziali minacce possono trasformarsi in indispensabili alleati.
Il progetto Life Lynx è strettamente collegato al precedente e si concentra in particolare sulle popolazioni dinarica e delle Alpi sud-orientali. Coinvolge sempre l’Italia e la Slovenia, a cui si aggiungono Croazia, Slovacchia e Romania. L’obiettivo principale, anche in questo caso, è salvare le popolazioni di lince dall’estinzione con interventi di reintroduzione, con studi e monitoraggi capillari e con strategie di conservazione efficaci e ben concertate.
![Gli studiosi Paolo Molinari e Anja Jobin mentre effettuano le operazioni di montaggio del radiocollare su uno degli individui monitorati lungo la catena alpina. [Foto: Renato Pontarini]](https://www.sapereambiente.it/wp-content/uploads/2020/02/lince-2.jpg)
![Gli studiosi Paolo Molinari e Anja Jobin mentre effettuano le operazioni di montaggio del radiocollare su uno degli individui monitorati lungo la catena alpina. [Foto: Renato Pontarini]](https://www.sapereambiente.it/wp-content/uploads/2020/02/lince-2.jpg)
radiocollare su uno degli individui monitorati lungo la catena alpina. (Foto: Renato Pontarini)
Questo progetto affronta anche un problema comune ad altri animali selvatici a rischio di estinzione (si pensi per esempio al famoso caso dei ghepardi): l’inbreeding, ossia l’incrocio tra animali strettamente imparentati. Si è infatti visto che le popolazioni locali di lince, dopo un periodo di crescita, sono nuovamente in declino a causa dell’impoverimento della diversità genetica, che a sua volta porta a una maggiore vulnerabilità alle malattie e a problemi di sterilità. Per far fronte a questa criticità, il progetto intende introdurre alcune linci dai Carpazi, dove è presente una popolazione in buono stato di conservazione. Nel contempo, si vanno a creare dei corridoi ecologici che permettano la libera circolazione degli individui, favorendo lo scambio e arricchendo così il patrimonio genetico delle popolazioni per renderle più vitali.
Questi interventi di così ampio respiro fanno finalmente ben sperare sulla ricomparsa della lince, e un giorno potremmo addirittura essere così fortunati da intravederla in una radura tra gli alberi o in cima a qualche masso mentre passeggiamo nel regno delle foreste.