Testo di Francesca Santoro
L’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) ha appena pubblicato un nuovo rapporto sull’inquinamento da polveri sottili, responsabile nella sola Ue di 307mila morti premature nel 2019. La cifra è in calo rispetto all’anno precedente (-10% circa), ma l’Aea evidenzia che i dati della gran parte degli stati europei superano i limiti massimi consentiti.
Inquinamento atmosferico di portata globale
Proprio lo scorso settembre, l’Organizzazione mondiale della sanità, per la prima volta dal 2005, ha abbassato i valori limite dei principali inquinanti: polveri sottili (PM10 e PM2.5), biossido di azoto, ozono, biossido di zolfo, monossido di carbonio. E una particolare attenzione l’Oms l’ha dedicata proprio al particolato sottile, dimezzando il limite annuale a 5 μg/m3 per i PM2.5 e riducendo il limite giornaliero da 25 a 15 μg/m3. Per i PM10, invece, ha diminuito la soglia annuale da 20 a 15 μg/m3.
«Quasi l’80% dei decessi legati al PM2.5 potrebbe essere evitato nel mondo se gli attuali livelli di inquinamento atmosferico fossero ridotti a quelli proposti nelle linee guida aggiornate», sostiene l’Oms.
Si stima che l’inquinamento dell’aria causi nel mondo 7 milioni di morti premature all’anno. Eppure la risoluzione storica adottata, in ottobre, dal Consiglio Onu dei diritti umani (United Nations human rights council, Unhrc) ha messo nero su bianco il “diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile”. Così ha commentato David Boyd, relatore speciale dell’Onu per diritti umani e ambiente:
«Questa risoluzione innescherà cambiamenti costituzionali e leggi ambientali più forti, con implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il cambiamento climatico, la biodiversità e l’uso di sostanze tossiche».
Nel frattempo però si continua a morire di smog e fra le zone più inquinate in Europa, come confermano i dati sul numero decessi, ci sono la Germania, con 53.800 casi nel 2019, e l’Italia che ha toccato quota 49.900 morti da Pm2.5, 10.640 da NO2 (il valore più alto in Europa) e 3.170 per O3. Un dato che si sarebbe potuto abbattere applicando già nel 2019 le linee guida dell’Oms sulla qualità dell’aria, ridimensionando l’inquinamento del 72% rispetto ai livelli del 2005 ed evitando 178mila morti premature (-55%) nel 2019 solo a causa del particolato.